Con 24 sentenze analoghe - ottenute dall’Anief presso i Tribunali del Lavoro di Torino, Vercelli e Ivrea - l’amministrazione scolastica è uscita soccombente per violazione di norme comunitarie riguardo il trattamento di tanti precari a cui non aveva mai riconosciuto il diritto alle progressioni di carriera e all’anzianità di servizio maturata per i tanti contratti a termine succedutisi negli anni. Non riconoscere alle ricorrenti la progressione stipendiale legata all’anzianità – si legge nelle tante sentenze emanate dai tribunali piemontesi - realizza una disparità di trattamento non sorretta da ragioni oggettive [...] e, come tale, contrastante con i principi comunitari in materia di lavoro a tempo determinato così come interpretati dalla Corte di Giustizia”. Il rispetto dei diritti dei lavoratori precari e la loro immediata stabilizzazione sono alcuni dei punti-chiave dello sciopero nazionale organizzato dall'Anief per il prossimo 14 novembre con manifestazione a Roma presso Piazza Montecitorio.
Marcello Pacifico (presidente Anief): sono passati oltre due anni dalla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha messo fine alla tradizione, tutta italiana, di sfruttare e sminuire la professionalità dei lavoratori precari della scuola, ma sinora nessuna norma che danneggia i supplenti è stata cambiata, costringendo i lavoratori non di ruolo, con oltre 36 mesi di servizio svolto, a fare ricorso. Sia per chiedere l’immissione in ruolo e l’assegnazione degli scatti stipendiali, sia per vedersi riconosciuta una corretta ricostruzione di carriera, comprensiva di tutti gli anni di pre-ruolo considerati al 100 per cento. Chiediamo ora che si sani questa ingiustizia, non più attraverso il ricorso ai tribunali ma nelle aule parlamentari.
Costa caro al Ministero dell’Istruzione continuare a discriminare il personale precario rispetto a quello di ruolo. La disparità di trattamento, che sfocia nella discriminazione, è il trade union di ben 24 sentenze analoghe, ottenute dall’Anief presso i Tribunali del Lavoro di Torino, Vercelli e Ivrea: tutte vedono l’amministrazione scolastica soccombente per violazione di norme comunitarie nei confronti di 32 docenti precari cui non aveva mai riconosciuto il diritto alle progressioni di carriera e all’anzianità di servizio maturata in ragione dei tanti contratti a termine succedutisi nel corso degli anni. Il Miur, pertanto, dovrà pagare ben circa 150mila euro, tra risarcimento danni e condanna alle spese di giudizio.
Le ragioni del giovane sindacato, condotte dai legali Fabio Ganci, Walter Miceli e Giovanni Rinaldi, che da anni tutelano con successo in tribunale i diritti dei lavoratori della scuola, hanno quindi trovato pieno accoglimento da parte dei giudici del lavoro: “Non riconoscere alle ricorrenti la progressione stipendiale legata all’anzianità – si legge nelle tante sentenze emanate dai tribunali piemontesi - realizza una disparità di trattamento non sorretta da ragioni oggettive [...] e, come tale, contrastante con i principi comunitari in materia di lavoro a tempo determinato così come interpretati dalla Corte di Giustizia”.
Le docenti, infatti, tra cui molte precarie di lungo corso, da oltre un decennio, hanno operato alle dipendenze del Miur con continuità, “sviluppando esperienza e professionalità pari a quelle maturate dai colleghi ugualmente qualificati ma assunti a tempo indeterminato”, ma, proprio in ragione della natura a termine del contratto stipulato con il Ministero, sono state sistematicamente retribuite applicando lo stipendio tabellare iniziale. Le sentenze ottenute dall'Anief hanno chiarito ancora una volta che il “rilevato contrasto con il diritto comunitario della normativa nazionale in punto di trattamento economico del personale non di ruolo, ovverosia dell’art. 526 d. lgs. 297/94, ne impone la disapplicazione”.
Per l’effetto, alle docenti è stato “riconosciuto il diritto alla progressione economica e alle correlate differenze retributive maturate in ragione dell’anzianità di servizio” con condanna del Miur “a corrispondere a ciascuna ricorrente le differenze sulle retribuzioni arretrate, oltre alla maggior somma tra rivalutazione monetaria ed interessi legali dalle singole maturazioni al saldo” per un totale, comprensivo della condanna al pagamento delle spese di giudizio, che supera, appunto, i 150mila Euro.
“Sono passati oltre due anni dalla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha messo fine alla tradizione, tutta italiana, di sfruttare e sminuire la professionalità dei lavoratori precari della scuola – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – ma sinora nessuna norma che danneggia i supplenti è stata cambiata, costringendo i lavoratori non di ruolo, con oltre 36 mesi di servizio svolto, a fare ricorso. Sia per chiedere l’immissione in ruolo e l’assegnazione degli scatti stipendiali, sia per vedersi riconosciuta una corretta ricostruzione di carriera, comprensiva di tutti gli anni di pre-ruolo considerati al 100 per cento. Chiediamo ora che si sani questa ingiustizia, non più attraverso il ricorso ai tribunali ma nelle aule parlamentari”.
Sono diversi i giudici che hanno accolto le impugnazioni: come la Corte di Appello di Genova, dello scorso agosto, oppure i 17 precari indennizzati dal tribunale di Roma ad inizio estate. Sempre quest’anno, una docente emiliana, precaria da 14 anni, era stata risarcita, con ben 35mila euro per via della condotta illecita del Miur. E una cifra leggermente minore era stata corrisposta il mese prima ad un precario storico di Genova. A favore dei docenti danneggiati, c’è anche il parere della terza sezione della Corte UE, che nel 2015 ha risposto ad una dipendente del Consiglio di Stato spagnolo, riguardo al rifiuto di quest’ultimo di concederle maggiorazioni corrispondenti a scatti triennali di anzianità. In applicazione della direttiva 1999/70 e le successive clausole, tese a “migliorare la qualità del lavoro a tempo determinato garantendo il rispetto del principio di non discriminazione”, i giudici UE hanno concluso che i “periodi di anzianità di servizio relativi a particolari condizioni di lavoro dovranno essere gli stessi” per il personale di ruolo e non.
La posizione dell’Anief, condotta in tribunale e riconosciuta nella sua validità anche dai giudici, è uno dei motivi che ha portato il sindacato ad organizzare, tra una settimana, il prossimo 14 novembre con manifestazione a Roma presso Piazza Montecitorio, lo sciopero nazionale aperto a tutti coloro che operano professionalmente nella scuola italiana: nella piattaforma rivendicativa, viene infatti ribadita la necessità di adeguare la normativa della nostra Penisola ai dettami europei e riconoscere, finalmente, ai lavoratori precari pari dignità a livello normativo e stipendiale. Per ottenere la tutela dei propri diritti non solo in tribunale è necessario mobilitarsi e scendere in piazza, per richiedere a gran voce il rispetto dei lavoratori precari della scuola, il riconoscimento del diritto alla progressione stipendiale e l'immediata stabilizzazione di quei lavoratori che hanno già superato i 36 mesi di servizio con ripetuti contratti a termine.
Per ulteriori informazioni sullo sciopero e per usufruire dei pullman gratuiti per raggiungere Roma messi a disposizione dall'Anief, è necessario inviare un'e-mail entro oggi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.specificando la provincia di partenza, nome, cognome, numero di cellulare e indirizzo e-mail.
Per approfondimenti:
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