Per il sen. Mario Mauro (Gal) da un punto di vista costituzionale la riforma della buona scuola è scritta male, pertanto fermiamoci e riscriviamola meglio.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): per evitare la beffa, a questo punto, che corrisponderebbe ad un allungamento dei tempi e il pericolo di vedere saltare le assunzioni del personale precario e vincitore di concorso, è bene che si provveda ad approvare con urgenza un dl, attraverso cui garantire tutte le immissioni in ruolo già previste. Finanziamenti e norme già esistono.
La riforma della scuola contiene diversi punti anticostituzionali. Anief lo sostiene da tempo ed oggi a rilevarlo è stata anche la commissione Affari Costituzionali del Senato, dove la maggioranza del Governo è stata battuta nel momento in cui è stata chiamata ad esprimersi sul parere di costituzionalità del disegno di legge 1934 ‘La Buona Scuola’. "Da un punto di vista costituzionale la riforma della buona scuola è scritta male - osserva Mauro - pertanto fermiamoci e riscriviamola meglio", ha detto Mario Mauro senatore di Gal che nei giorni scorsi ha annunciato l'uscita dalla maggioranza.
“Era inevitabile che di fronte ad una valutazione tecnico-giuridica, la riforma della scuola mostrasse tutti i suoi limiti – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal – e il Governo si sarebbe trovato sotto l’evidenza dei fatti. Ma per evitare la beffa, a questo punto, che corrisponderebbe ad un allungamento dei tempi e il pericolo di vedere saltare le assunzioni del personale precario e vincitore di concorso, è bene che si provveda ad approvare con urgenza un decreto legge, attraverso cui garantire tutte le immissioni in ruolo già previste”.
“Il decreto legge – prosegue Pacifico – permetterebbe di assumere il personale docente abilitato all’insegnamento, prescindendo dal tipo di graduatorie dove è collocato, coprendo tutti i posti vacanti e disponibili. Sulla base della copertura finanziaria prevista dalla Legge di Stabilità, approvata in via definitiva lo scorso 23 dicembre, che ha finanziato la stabilizzazione di 150mila docenti. A tal proposito, va ricordato che le norme che prevedono la costituzione dell’organico di fatto, quindi l’assunzione di un numero di docenti da assegnare ai singoli istituti, è già esistente e quindi non necessita dell’approvazione dell’attuale ddl”.
“Per quel che riguarda il resto della riforma – dice ancora il sindacalista Anief-Confedir-Cisal – è evidente che occorre un esame attento del testo, per evitare che il pollice verso espresso oggi dalla commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama si ripeta”.
Anief ricorda che sulla riforma i nodi principali da sciogliere sono rappresentati dalla chiamata diretta dei docenti, già in passato reputata incostituzionale; dalla figura del preside che si vuole sempre più avvicinare al dirigente d’azienda; dal blocco degli stipendi, che la riforma nemmeno sfiora; dal precariato, che rimarrà in piedi malgrado il piano straordinario di immissioni in ruolo; dai trasferimenti, che continueranno a penalizzare i neo-assunti, costretti a rimanere lontano da casa per almeno tre anni anche in presenza di posti vacanti e disponibili.
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