Se la protesta è contro il disegno di legge, sarebbe stato opportuno confluire in uno sciopero generale per il 24 aprile, data di inizio dell’esame degli emendamenti presso la VII Commissione Cultura della Camera: scioperare a disegno di legge approvato, come hanno deciso sabato scorso i sindacati rappresentativi, non ha senso. Come è inutile, giunti a questo punto, chiedere lo stralcio per l’assunzione dei precari che il Governo potrebbe fare quando vuole, dimezzando i posti. Senza contare che i motivi della protesta annunciata dalle organizzazioni sindacali maggiori sabato scorso a Roma, rischia di essere ambigua e non incisiva, per di più presentata last minute.
Marcello Pacifico, presidente Anief e candidato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione: un’adesione forte del personale precario e di ruolo per la terza decade di aprile, inoltre, sarebbe il simbolo dell’inizio della mobilitazione, con le manifestazioni di piazza che potrebbero davvero convincere il Governo a fare un passo indietro, assieme alla realizzazione di un serio censimento sui posti vacanti che dia ragione a tutti i precari della scuola. Oltre che ad un ripensamento sui super poteri che la riforma Giannini vuole conferire al dirigente scolastico in tema di assunzioni, mobilità, valutazione, licenziamenti.
“L’unica speranza per una risposta forte contro l’approvazione del disegno di legge 2994, che alla scuola porterà ulteriori danni, è fermarsi il 24 aprile: in quelle stesse ore, infatti, inizierà la discussione e la piazza chiederà il ritiro del provvedimento o una riscrittura totale. Scioperare a disegno di legge approvato, come hanno deciso sabato scorso i sindacati rappresentativi, non ha senso. Come è inutile, giunti a questo punto, chiedere lo stralcio per l’assunzione dei precari che il Governo potrebbe fare quando vuole, dimezzando i posti”. Così commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario Confedir in merito al dibattito acceso nelle scuole sull’opportunità di scioperare venerdì prossimo, assieme ad otto sigle non rappresentative, o il 5 maggio, con cinque sigle rappresentative e i Cobas che avevano pensato originariamente di bloccare gli scrutini di fine anno scolastico.
“Allo stesso modo – prosegue il sindacalista autonomo - non serve oggi chiedere il rinnovo contrattuale, perché chi governo è obbligato ad applicare la riforma Brunetta del 2009 e cancellare gli scatti di anzianità: al massimo, il sindacato si potrà trovare un accordo per un contratto con effetti sui fini giuridici perchè, in ogni caso, gli stipendi sono bloccati e l’indennità di vacanza contrattuale aumenterà di 5 euro solo dal 2019”.
“È evidente che – continua il rappresentante Anief-Confedir - se lo sciopero è contro il disegno di legge, sarebbe stato opportuno confluire in uno sciopero generale per il 24 aprile, data di inizio dell’esame degli emendamenti presso la VII Commissione Cultura della Camera. Non, di certo, il 5 maggio quando il testo sarà per la maggior parte degli articoli approvato. Un’adesione forte del personale precario e di ruolo per la terza decade di aprile, inoltre, sarebbe il simbolo dell’inizio della mobilitazione, con le manifestazioni di piazza che potrebbero davvero convincere il Governo a fare un passo indietro, assieme alla realizzazione di un serio censimento sui posti vacanti che dia ragione a tutti i precari della scuola. Oltre che ad un ripensamento sui super poteri che la riforma Giannini vuole conferire al dirigente scolastico in tema di assunzioni, mobilità, valutazione, licenziamenti”.
A tal proposito, proprio per modificare il ddl di riforma, Anief nei giorni scorsi ha presentato alla Camera 90 emendamenti. Di contro, la piattaforma del 5 maggio annunciata dai sindacati rappresentativi il giorno della manifestazione del 18 aprile rischia di essere ambigua e non incisiva, per di più presentata last minute.
“Lo stralcio della parte sulle assunzioni per decreto legge o rimane invariata oppure, in assenza del censimento, taglierà 50mila posti”, avverte Pacifico. “Mentre le richieste sulla riapertura della contrattazione, se accettate, applicheranno quanto deciso e condiviso da alcuni degli stessi sindacati scioperanti nel 2009 e nel 2011: l’applicazione del decreto legislativo 150/09, sempre in vigore, e dell’intesa interconfederale del 4 febbraio 2011, sottoscritta da quasi tutto coloro che si fermeranno il 5 maggio, e la sostituzione degli scatti di anzianità con il merito per prestazione individuale, quando il DEF ha confermato che i primi aumenti avverranno dal 2019 fino al 2021, pari a cinque euro netti al mese. Per non parlare delle pensioni al 62% dell’ultimo stipendio dal 2024, al 54% dal 2013, al 33% dal 2050 con 76 anni di età”.
Ecco perché occorre aderire allo sciopero del 24 aprile. I motivi, da tempo esplicitati da Anief, Unicobas e Usb, vanno dai docenti e Ata sottopagati e tappa-buchi alla mancata assunzione di tutti i supplenti, perché il piano di assunzioni non risolve il problema del precariato, dalla necessità di recuperare i 250mila posti di lavoro tagliati negli ultimi anni alla minaccia sempre più seria nei confronti del diritto allo studio, che nelle intenzioni di chi ci governa va affidato ormai all’illegittimo contributo "in"volontario delle famiglie o agli interventi interessati dei privati, mentre i finanziamenti statali per la scuola pubblica sono tra i più bassi d’Europa. Il personale dice poi no alle prospettive di mancato sblocco degli scatti stipendiali, di attribuzione al dirigente scolastico del potere di nomina, di trasferimento e di aumenti stipendiali.
“Per tutto ciò, si deve e si può aderire a tanti scioperi e manifestazioni, ma se la mobilitazione non parte il 24 aprile ci si dovrà affidare probabilmente ai tribunali”, conclude Pacifico.
Tutto il personale della scuola interessato a prenotare il pullman per raggiungere la capitale, può scrivere entro il 21 aprile a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Anief dà appuntamento a tutti coloro che si oppongono a questo disegno di legge a Roma, il 24 aprile, alle ore 10.00 in Piazza della Repubblica dove il corteo di protesta si muoverà in direzione Piazza Sant’Apostoli per concludersi alle 13.00; poi, ancora in piazza per il sit-in a Piazza del Parlamento dalle 15.00 alle 18.00.
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