A fine aprile il rinnovo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, Anief presenta la sua proposta per cambiare la scuola.
Il giovane sindacato punta a portare più candidati possibili nell’l’organo di democrazia che dopo la soppressione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e le sanatorie di atti ministeriali firmati senza il previsto parere, a fine mese verrà ricostituito, evitando in tal modo il rischio di ricorsi per procedura illegittima degli atti non sottoposti a parere preventivo.
Ecco i punti principali che Anief indica ai colleghi come prioritari per la sua azione, nell’interesse di docenti e Ata: valorizzare il servizio per la progressione economica di carriera; tutelare la governance collegiale nella scuola senza derive autoritarie; recuperare il tempo scuola ridotto in ogni ordine e grado; attuare la parità di trattamento giuridica ed economica tra personale precario e di ruolo; stabilizzare tutti i precari che hanno conseguito un’abilitazione; consentire il trasferimento/assegnazione provvisoria per tutelare il diritto al lavoro ed alla famiglia; utilizzare le graduatorie per le supplenze su posti non vacanti. Il motto prescelto è “Fai ascoltare la tua voce”.
Marcello Pacifico (presidente Anief): il personale non può essere svilito con norme che portano sempre più gli stipendi sotto il costo della vita. Come ci rifiutiamo di accettare che si cambino le regole della governance della scuola fino ad oggi 'condivisa', con gli organi collegiali, ma che con il ddl di roiforma viene assegnata in toto alla leadership del dirigente scolastico.
Torna a vivere il ‘Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione’, l’organo di democrazia che dopo la soppressione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e le sanatorie di atti ministeriali firmati senza il previsto parere, a fine aprile verrà ricostituito, evitando in tal modo il rischio di ricorsi per procedura illegittima degli atti non sottoposti a parere preventivo. Per il futuro della scuola, quindi, si tratta di un evento importante: il “parlamentino” dei lavoratori verrà eletto giusto in tempo per formulare valutazioni e giudizi sul ddl Buona Scuola, il cui esame è partito in questi giorni presso la VII Commissione di Montecitorio.
Le votazioni per la scelta dei candidati al ‘Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione’, si svolgeranno dalle ore 8,00 alle ore 17.00 del prossimo 28 aprile all’interno delle scuole in cui il personale scolastico presta servizio: i dirigenti e il personale educativo e Ata dei convitti ed educandati eserciteranno il voto nelle sedi delle scuole individuate dagli Usr. Potranno votare tutti i dipendenti in servizio negli istituti statali, compresi i supplenti con nomina annuale o fino al termine delle lezioni. Ogni elettore potrà eleggere uno o più rappresentanti relativi alla propria categoria.
Con il motto “Fai ascoltare la tua voce”, anche Anief parteciperà all’importante competizione elettorale, con l’obiettivo di condurre più componenti possibili all’interno del Cspi. Sono diversi i punti che il giovane sindacato si è posto come prioritari nella conduzione della sua campagna elettorale. Ad iniziare dalla valorizzazione del “servizio per la progressione economica di carriera”, con il personale oggi costretto a vivere con lo spettro della cancellazione dell’unica forma di carriera, che è legata al mantenimento pieno degli scatti stipendiali, per non far scivolare le buste paga di docenti e Ata ancora più sotto l’inflazione, e con il non vedersi ancora riconosciuto il periodo pre-ruolo,
Anief reputa poi importante “tutelare la governance collegiale nella scuola senza derive autoritarie”, perché la scuola è luogo di democrazia e non si possono svuotare di contenuto le delibere dei collegi dei docenti e dei consigli di istituto, dov’è da sempre presente il cuore pulsante della scuola. Il giovane sindacato, ritiene poi fondamentale “recuperare il tempo scuola ridotto in ogni ordine e grado”, che a partire dalla Legge 133 del 2008 è stato ridotto di un sesto, con la contingente soppressione di 200mila posti e la sparizione di quasi 4mila istituti autonomi.
Occorre poi assolutamente “attuare la parità di trattamento giuridica ed economica tra personale precario e di ruolo”, malgrado le indicazioni in questo senso della Corte di Giustizia europea indichino il contrario: il lavoratore è infatti sempre tale, a prescindere dalla sua collocazione temporale, e quindi le progressione di carriera vanno applicate a partire dal primo giorno di servizio. Farle determinare, come avviene oggi, solo dalla data di immissione in ruolo è una lesione dei diritti di tutti i dipendenti collocati a tempo determinato.
Il sindacato autonomo si batterà anche in seno al Cspi per “stabilizzare tutti i precari che hanno conseguito un’abilitazione” e con 36 mesi di servizio svolto: il ddl di riforma, infatti, non risolve affatto il problema del precariato, abbandonando al loro destino i supplenti chiamati dalle graduatorie d’istituto, che sono abilitati come quelli inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. Lo stesso avviene per quelli di Scienze della Formazione Primaria, che hanno conseguito l’abilitazione con lo stesso percorso didattico e le stesse selezioni in entrata e in uscita. Per non parlare degli abilitati attraverso i TFA, i PAS, i percorsi formativi che hanno portato al conseguimento del diploma magistrale e tutti gli altri abilitati, cancellati o mai inseriti. Inoltre rimangono fuori dalle assunzioni tutti gli idonei dell’ultimo concorso. Dai calcoli dell’Anief sono almeno in 70mila a rientrare in una di queste categorie. E che ora hanno possibilità di far sentire la loro voce.
L’insediamento dei delegati Anief nel Cspi servirà poi per “consentire il trasferimento e l’assegnazione provvisoria per tutelare il diritto al lavoro ed alla famiglia”: le regole sulla mobilità vanno cambiate, consentendo lo spostamento alla sede più consona al lavoratore subito l’immissione in ruolo. Attendere tre anni o peggio ancora cinque, come aveva voluto la Lega Nord nell’ultimo Governo Berlusconi, è un’ingiustizia, oltre che un accanimento nei confronti di dipendenti dello Stato che vengono lasciati lontani da famiglie e affetti pur in presenza di posti vacanti. A tal proposito, occorre “utilizzare le graduatorie per le supplenze su posti non vacanti”, permettendo al personale precario di accedere anche a questa tipologia di disponibilità.
L’Anief ribadisce poi la necessità di “estendere l’obbligo formativo a 18 anni per combattere la dispersione scolastica” e per avvicinarci a quello che ci chiede l’Europa da oltre 10 anni: l’abbandono dei banchi non superiore al 10 per cento, mentre la quota nazionale è ferma da tempo a quota 17,6 per cento, con punte del 25 per cento. Significa che un ragazzo su quattro, soprattutto al Meridione, lascia la scuola prima dei 16 anni. Preoccupano, in particolare Caltanissetta e Palermo, che superano il 40 per cento di abbandoni alle superiori.
L’organizzazione sindacale reputa inoltre fondamentale “aumentare gli organici di sostegno del 30% per garantire il rapporto 1 a 2” tra docenti e alunni disabili o con problemi di apprendimento: attualmente sono 80mila i docenti di sostegno immessi in ruolo, ma siccome gli alunni ‘certificati’ che necessitano sostegno sono vicini a quota 240mila, per mantenere il rapporto previsto dalla normativa vigente occorre portare le immissioni in ruolo dalle 10mila previste a 40mila. In caso contrario, a rimetterci, oltre che i precari, saranno ancora una volta gli alunni.
Anief, infine, intende “valorizzare tutte le figure professionali della scuola”: non si possono più votare norme che sottraggono risorse e finanziamenti al personale, con il Fondo d’istituto ridotto ad una mera mancia. Vanno poi assunti immediatamente 10mila amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola: nel piano di 100mila immissioni in ruolo degli Ata non c’è traccia, eppure la loro presenza è fondamentale per l’andamento regolare della didattica e del servizio scolastico quotidiano.L’assenza di considerazione per il personale non docente, tra l’altro, rischia di mettere in crisi la funzionalità del servizio, dal momento che dal prossimo anno non potranno più essere nominati supplenti sotto i sette giorni di assenza di assistenti tecnici, amministrativi, collaboratori scolastici di ruolo
Come non può passare la norma, questa inclusa nel ddl La Buona Scuola, che delega ai dirigenti scolastici il potere di chiamata diretta, di trasferimento e di aumenti stipendiali del personale, con la facoltà di assegnare a staff e ‘preferiti’ oltre 23mila euro annuali. Mentre centinaia di migliaia di dipendenti, per vedersi assegnati 5 euro di aumento, per l’applicazione della vacanza contrattuale, oggi congelata, dovranno attendere il 2019. E lo stesso vale per il rinnovo contrattuale, ormai fermo ai valori del 2009.
“Non possiamo poi accettare tutto questo – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e candidato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione – perché il personale non può essere svilito con stipendi sotto il costo della vita. Come ci rifiutiamo di accettare che si cambino le regole della governance della scuola fino ad oggi 'condivisa', con gli organi collegiali, ma che con il ddl di riforma viene assegnata in toto alla leadership del dirigente scolastico, che potrà decidere addirittura cosa offrire nel Piano triennale dell'offerta formativa. Agli stessi dirigenti viene poi data la facoltà, incostituzionale, di procedere alla chiamata diretta del personale”.
“Il Governo – continua Pacifico - ha scelto una strada molto pericolosa, perché la Consulta, con la sentenza 76/2013, relatore l’allora giudice Sergio Mattarella, oggi Capo dello Stato, ha fatto già soccombere questo tentativo prodotto dalla Regione Lombardia. E altre sentenze, stavolta dei tribunali, hanno premiato le iniziative dei precari non assunti, con adeguati risarcimenti. Il nostro sindacato ha presentato 90 emendamenti per cambiare questi scenari: il Parlamento è bene che li prenda seriamente in considerazione”.
Il 28 aprile, quindi, il personale della scuola, dopo il voto delle nuove Rsu, avrà la possibilità di farsi rappresentare da volti e idee nuove. Il voto per eleggere chi siederà al ‘Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione’, si esprime contrassegnando con una croce il numero romano che individua la lista prescelta nella scheda elettorale. Sarà possibile esprimere anche le preferenze. Il numero è pari a quello dei rappresentanti da eleggere per ciascuna componente, vale a dire: scuola dell'infanzia (1), scuola primaria (4), scuola di primo grado (4), scuola di secondo grado (3), dirigenti scolastici (2), personale ATA (1), scuole di lingua tedesca (1), scuole di lingua slovena (1), scuole della Valle d’Aosta (1).
Per approfondimenti:
Svelato il bluff della Buona Scuola: risparmiare 12mila euro di scatti a docente
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punti che il giovane sindacato si è posto come prioritari nella conduzione della sua campagna elettorale (le priorità del sindacato in vista del rinnovo del Cspi)