Spariscono le fasi di presentazione delle domande, per fare spazio ad un’unica “finestra” temporale durante la quale tutti i docenti potranno o dovranno presentare domanda di trasferimento; cambierà la tabella di valutazione dei titoli posseduti, con la probabile successiva equiparazione del servizio pre-ruolo a quello di ruolo; per le sedi di destinazione, si introduce la possibilità di esprimere fino a 15 preferenze, una parte riguarderanno le singole scuole e l’altra gli ambiti territoriali. Inoltre, si è stabilito che il 60% dei posti vacanti sarà assegnato alle nuove assunzioni, il 30% alla mobilità, il 10% alla mobilità professionale. Viene data la possibilità di presentare domanda di trasferimento indipendentemente dagli anni in cui i docenti sono rimasti in ruolo nella provincia in cui insegnano. Diventeranno comunicanti gli ambiti territoriali e la titolarità su scuola. Tra i punti che occorreva scardinare con l’accordo sulla mobilità, invece rimasti intatti, ci sono poi la valutazione del servizio nella scuola paritaria e il blocco di cinque anni sull’insegnamento del sostegno.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): questa intesa conferma quanto sostenuto sempre dall’Anief sulla mobilità, ovvero che ambiti territoriali e paletti temporali imposti a neo-assunti e personale già di ruolo introdotti con la Legge 107/15 erano e rimangano un vero affronto verso centinaia di migliaia di docenti. Con questo accordo di massima assistiamo ad un minimo avvicinamento a quella libera circolazione dei lavoratori sul territorio, da noi indicata, a tutela del ricongiungimento alla propria famiglia. Certo, siamo contenti che si siano realizzate le premesse per accogliere, nella nuova prossima tabella dei titoli di valutazione, la richiesta formulata da tempo dall’Anief di equiparare il servizio svolto con contratti di lavoro a tempo determinato a quello svolto dai colleghi di ruolo; peccato, però, che questo principio possa valere solo ai fini della costituzione delle graduatorie della mobilità. Su blocco quinquennale sostegno e valutazione del servizio svolto nella scuola paritaria, vorrà dire che per tutelare i diritti dei lavoratori si continuerà ad agire nelle aule di giustizia.
Sulla mobilità 2017/2018 del personale scolastico, è arrivato, in tempi rapidissimi, l’accordo tra i sindacati rappresentativi e il nuovo Ministro dell’Istruzione. Si tratta di un’intesa di massima che, entro la metà di gennaio, porterà a una stesura articolata dei punti generali sottoscritti quest’oggi: è un accordo che, al di là dei primi facili trionfalismi, deve ancora produrre un vero e proprio contratto nazionale sulla mobilità.
Questi i punti su cui si è già raggiunta l’intesa generale: spariscono le fasi di presentazione delle domande, per fare spazio ad un’unica “finestra” temporale durante la quale tutti i docenti (indistintamente rispetto all’anno di assunzione o alla situazione in cui versano) potranno o dovranno presentare domanda di trasferimento; cambierà la tabella di valutazione dei titoli posseduti, con la probabile successiva equiparazione del servizio pre-ruolo a quello di ruolo (ma non quello svolto nelle scuole paritarie); per le sedi di destinazione, si introduce la possibilità di esprimere fino a 15 preferenze, una parte riguarderanno le singole scuole (almeno 5) e l’altra gli ambiti territoriali. Inoltre, si è stabilito che il 60 per cento dei posti vacanti e disponibili sarà assegnato alle nuove assunzioni, il 30 per cento alla mobilità, il 10 per cento alla mobilità professionale.
Tra gli accordi raggiunti, che hanno portato alla firma tra parte pubblica e sindacale, figura anche quello, importante, sulla possibilità di presentare domanda di trasferimento indipendentemente dagli anni in cui i docenti sono rimasti in ruolo nella provincia in cui insegnano. Diventeranno comunicanti, infine, gli ambiti territoriali e la titolarità su scuola: un docente, in pratica, finito negli ambiti lo scorso anno, avrebbe nuovamente la possibilità di tornare a far parte dell’organico di un singolo istituto scolastico aggirando, in questo modo, il comma 73 della Legge 107/15, in base al quale “il personale docente in esubero o soprannumerario nell'anno scolastico 2016/2017 è assegnato agli ambiti territoriali. Dall'anno scolastico 2016/2017 la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali”.
“Questa intesa conferma quanto sostenuto sempre dall’Anief sulla mobilità – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – ovvero che sugli ambiti territoriali e sui paletti temporali imposti a neo-assunti e personale già di ruolo introdotti con la Legge 107/15 erano e rimangano un vero affronto verso centinaia di migliaia di docenti. Con questo accordo di massima assistiamo ad un minimo avvicinamento a quella libera circolazione dei lavoratori sul territorio, da noi indicata, nel rispetto delle leggi vigenti, a tutela del ricongiungimento, qualora vi fossero le condizioni, alla propria famiglia: secondo noi, pur ravvisando dei miglioramenti, l’accordo raggiunto oggi rappresenta infatti solo un passo in avanti, ma non certo la vittoria finale contro le norme ingiuste e discriminanti, focolaio di tensioni tra il personale, introdotte con la cosiddetta Buona Scuola del 2015”.
“Certo – continua Pacifico - siamo contenti che si siano realizzate le premesse per accogliere, nella nuova prossima tabella dei titoli di valutazione, la richiesta formulata da tempo dall’Anief di equiparare il servizio svolto con contratti di lavoro a tempo determinato a quello svolto dai colleghi di ruolo; peccato, però, che questo principio possa valere solo ai fini della costituzione delle graduatorie della mobilità e andrebbe, invece, pienamente recepito anche ai fini della carriera, del riconoscimento dell'anzianità di servizio, nonché dei diritti, contrattualmente regolati, per la fruizione delle ferie, dei permessi retribuiti e di qualsiasi altro diritto riconosciuto al personale di ruolo. Deve cadere il concetto, dunque, che un diritto non possa essere attribuito a dei lavoratori per il solo fatto di svolgere o avere svolto la propria attività con contratti a tempo determinato. Come deve cadere la chiamata diretta, per tornare alle graduatorie, gestite da equi e oggettivi criteri quale il possesso di titoli culturali e di servizio.”.
Tra i punti che occorreva scardinare con l’accordo sulla mobilità, invece rimasti intatti, ci sono poi la valutazione del servizio nella scuola paritaria e il blocco di cinque anni sull’insegnamento del sostegno: “mentre l’Anief continua a vincere ricorsi in tribunale, sia sul blocco quinquennale sostegno sia sulla valutazione del servizio svolto nella scuola paritaria, al Ministero dell’Istruzione sembra che le sentenze dei giudici sul personale della scuola riguardino altre amministrazioni. Questo comportamento è ingiustificato: vorrà dire che per tutelare i diritti dei lavoratori si continuerà ad agire nelle aule di giustizia, con il Miur che periodicamente dovrà continuare a giustificare, agli organi di revisione dei conti, spese e sconfitte incassate”, conclude il presidente Anief.
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