A illustrarle è stato il segretario confederale Marcello Pacifico che, nel suo intervento, si è soffermato sulle tante questioni aperte che se non risolte metterebbero a serio rischio lo svolgimento del prossimo anno scolastico: gestione della fase transitoria per precari abilitati; vincitori e idonei del concorso; docenti dell'infanzia ed educatori; blocco decennale sul sostegno e stabilizzazione dei posti in deroga, precari in servizio all'estero; parità di trattamento e rivalutazione dell'assegno dell'indennità di sede; retribuzione delle attività legate all’Invalsi; insegnamento di diritto, filosofia e storia per la cultura umanistica; tempo pieno e prolungato.
Marcello Pacifico (Cisal-Anief): il Parlamento ha l’opportunità di ridurre gli effetti perversi della Buona Scuola trovando finalmente delle soluzioni ai tanti nodi da sciogliere sul funzionamento delle nostre scuole e dell’istruzione pubblica italiana. Mantenere le deleghe così come presentate dal Governo sarebbe un grave errore, perché dimostrerebbe l’ennesima opera incompiuta del legislatore, su cui dovranno, per forza di cose, ancora una volta, mettere mano i giudici.
Arrivano al Senato gli emendamenti Anief agli otto decreti delegati della Legge 107/2015 di riforma della Scuola, approvati il 14 gennaio scorso dal Consiglio dei Ministri: a illustrare alla VII Commissione di Palazzo Madama le proposte di modifica, nel pomeriggio di mercoledì 2 febbraio, è stato Marcello Pacifico, segretario confederale Cisal e presidente nazionale Anief. Durante l’audizione, il sindacalista si è soffermato sulle questioni irrisolte del settore scolastico, che necessitano di interventi immediati e risolutori, per evitare di mettere a serio rischio lo svolgimento del prossimo anno scolastico: gestione della fase transitoria per gli insegnanti precari abilitati, vincitori e idonei del concorso, docenti dell'infanzia ed educatori, blocco decennale sul sostegno e stabilizzazione dei posti in deroga, precari in servizio all'estero, parità di trattamento e rivalutazione dell'assegno dell'indennità di sede, retribuzione delle attività legate all’Invalsi, insegnamento di diritto, filosofia e storia per la cultura umanistica, tempo pieno e prolungato. Pacifico ha quindi spiegato le motivazioni che hanno portato l’associazione sindacale a sostenere con forza le modifiche parlamentari alle otto deleghe della L. 107/15.
Sulla delega relativa al “riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria” (Atto n. 377), il sindacalista ha ricordato che il riordino del reclutamento dei docenti per il prossimo triennio esclude l’assunzione dei precari abilitati: benché garantiscano la regolarità delle lezioni nelle nostre scuole, prima sono stati ignorati dal piano straordinario d’assunzioni della Buona Scuola, ora anche dalle deleghe. Una situazione di stallo, che li accomuna a chi ha partecipato all’ultimo concorso a cattedra. Si vuole attuare una fase transitoria, prima dei nuovi concorsi, ma senza tenere conto di quanto accade nelle scuole per garantire la continuità didattica.
In particolare, è stato sottolineato il perdurante disallineamento tra domanda e offerta dovuto al blocco dell’aggiornamento delle GaE, il mancato inserimento di personale abilitato, la contrazione degli organici e la falsa individuazione dell’organico di diritto, che produce nuovo precariato con sempre più numerose condanne del Miur al pagamento di scatti stipendiali, mensilità estive, risarcimenti e spese legali. Così come non si prospetta alcuna soluzione per i laureati che potevano misurare il loro merito e non possono conseguire l’abilitazione. Inoltre, i futuri tirocinanti, vincitori di concorso, lavoreranno senza aver riconosciuta la loro professionalità, essendo costretti a ripartire da zero, in cambio di un micro stipendio di formazione iniziale di 400 euro, assegnatogli per il primo anno, a cui seguirà un ulteriore biennio a paga ridotta.
Per quel che riguarda la legge delega sulle “norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità”, Atto 378, l’organizzazione sindacale spiega i motivi per cui sarebbe un grave errore raddoppiare la permanenza sul sostegno da 5 a 10 anni: “ciò - ha spiegato il sindacalista Cisal-Anief - non aiuta la continuità didattica, contrasta la motivazione e discrimina il docente specializzato rispetto ai colleghi che continueranno ad avere il blocco triennale sulla disciplina. L’unico aspetto positivo è che, rispetto all’attuale normativa, viene riconosciuto il servizio pre-ruolo nel computo degli anni svolti”. Tra le modifiche richieste, la possibilità del docente di ruolo, anche specializzato, di essere utilizzato su posti di sostegno. E nel caso di un docente precario, di poterlo assumere a tempo determinato una seconda volta e una terza, termine dopo il quale scatterebbe la sua immissione in ruolo per garantire la continuità didattica e il rispetto delle norme comunitarie. Si richiede, inoltre, la progressiva stabilizzazione del personale sui 40mila posti liberi ancora oggi assegnanti annualmente, in deroga, fino al 30 giugno dell’anno successivo.
Sul decreto delegato sulla “revisione dei percorsi dell’istruzione professionale, nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, nonché raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale”, Atto 379, premessa la necessità di eliminare “sovrapposizioni e pleonasmi”, è stato ricordato che dopo la sentenza n. 284/2016 della Corte Costituzionale, non si può legiferare non tenendo conto della centralità delle Regioni su questo versante. In particolare, come ha detto la Consulta, sulla “previsione degli standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia, diversificati in base alla tipologia, all’età dei bambini e agli orari di servizio, prevedendo tempi di compresenza del personale”. Anche nella ridefinizione degli indirizzi di studio, si è rivendicata una maggiore “comunicazione” tra i due ambiti e collegamento col mondo del lavoro, sempre tutelando i diritti degli allievi attraverso la stipula di apposite convenzioni. A tal proposito, va sempre preso in considerazione lo statuto dei lavoratori, il D.M. 300/77, per il quale lo studente-lavoratore è un soggetto avente titolo a completare il percorso di studi. Allo stesso modo, lo statuto degli studenti e delle studentesse del 1998 accorda il loro diritto alla partecipazione alle attività extracurricolari organizzate dalla scuola.
Per il decreto legislativo sulla “istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni”, l’Atto 380, Cisal-Anief ha chiesto l’organico di potenziamento e un piano straordinario di assunzioni di 33mila maestri e 2.500 educatori (inspiegabilmente ignorati dalla riforma della Buona Scuola), considerando anche la presenza di decine di migliaia di posti già oggi vacanti. Oltre che di prevedere l’anticipo di un anno dell’obbligo scolastico in classi in compresenza (l’anno terminale del Sistema integrato, con docenti in contemporanea appartenenti sia alla scuola dell’infanzia che alla primaria) e la riapertura immediata delle GaE a tutto il personale docenti abilitato, nonché l’assunzione di tutti gli idonei dei concorsi.
Esaminando il decreto legislativo concernente “l'effettività del diritto allo studio attraverso la definizione delle prestazioni, in relazione ai servizi alla persona, con particolare riferimento alle condizioni di disagio e ai servizi strumentali, nonché potenziamento della carta dello studente”, Atto 381, l’organizzazione sindacale ha chiesto, tra le altre cose, di provvedere a un incremento sostanzioso delle borse di studio, a iniziare dagli studenti appartenenti a nuclei familiari non abbienti. Inoltre, vanno incrementati gli organici del personale docente e Ata laddove siano più alti i tassi di dispersione scolastica, di disoccupazione e di collegamento con il mondo del lavoro. È stato ricordato che l’Italia è l’unico Paese Ocse che dal 1995 non ha incrementato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria, a dispetto di un aumento in media del 62% degli altri Paesi.
Sul decreto legislativo recante “norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività”, Atto 382, Cisal-Anief ha auspicato una serie di interventi, al fine di centrare gli obiettivi di creatività, salvaguardia del patrimonio artistico-culturale e di centralità dei valori dell’uomo, in adeguata relazione agli studi umanistici. A questo proposito, è necessaria l’introduzione nella scuola secondaria di secondo grado di due ore obbligatorie di Filosofia e Storia. Tuttavia, l’entità del "Fondo per la promozione. della cultura umanistica, del patrimonio artistico e della creatività", pari a 2 milioni di euro, appare largamente insufficiente per centrare gli obiettivi prefissati.
Per quel che concerne la legge delega sul “riordino delle scuole italiane all’estero”, l’Atto n. 383, servono diverse modifiche per evitare danni professionali al personale in servizio precario e di ruolo: il testo sembra punire il personale in servizio nelle 142 scuole, nei 242 lettorati e nei corsi di lingua e cultura italiana. Si vuole ridurre l’indennità fissa di sede (-38% dal 2014 per docenti superiori), penalizzare il rientro in Italia (no al super-punteggio e sì ad ambiti territoriali), cancellare le supplenze (ore aggiuntive obbligatorie per chi è in servizio), svilire la dirigenza (lontana dall’Ise dei diplomatici), mortificare le reggenze (il docente che sostituisce in reggenza il dirigente scolastico dovrebbe invece avere lo stesso trattamento economico ed essere esonerato dall’insegnamento), introdurre un tetto all’organico di sostegno (10 unità). Per il sindacato sono poi inaccettabili le riduzioni di organici e gli spezzoni di ore. I problemi del precariato si risolvono, piuttosto, riconoscendone dignità e parità di trattamento, alla luce delle ultime sentenze della Cassazione che equiparano il servizio pre-ruolo a quello di ruolo. Lo stesso vale per conferire l’indennità tabellare, senza rivolgersi a professionalità esterne non abilitate in Italia per le stesse discipline.
L’ultima delega su cui si è soffermato il sindacato è quella relativa allo schema di decreto legislativo sulle “norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato”, Atto 384, per la quale è necessario mettere mano al nuovo modello valutativo allargandolo ad altri aspetti rilevanti, oltre quello di base dell’istruzione e formazione. Si chiede il riconoscimento del lavoro aggiuntivo che la riforma della scuola precedente, introdotta dal Ministro Maria Stella Gelmini, durante l’ultimo Governo Berlusconi, aveva disposto, ma che la successiva riforma del Ministro Francesco Profumo ha poi annullato. Tra i passaggi ineludibili di una valutazione efficace vi è quello del forte coinvolgimento del Collegio Docenti, nel rispetto della sua autonomia didattico-docimologica. Sugli Esami di Stato, Cisal-Anief rivendica maggior peso all’esame finale e la salvaguardia della libertà di valutazione di ogni singolo docente. Infine, si è chiesto di ridurre l’attendibilità docimologica dei test, metodo di valutazione che può certificare solo le conoscenze ma non le competenze, in contrasto con quanto previsto da questo atto e dalla Circolare Ministeriale n. 3 del 2015.
Marcello Pacifico ha concluso il suo intervento ricordando “la preziosa opportunità fornita dagli otto decreti delegati della Legge 107 per ridurre gli effetti perversi della stessa riforma approvata nel luglio del 2015. Il sindacato ha già espresso al Parlamento la sua linea, attraverso una serie di emendamenti al decreto Milleproroghe, e ora si è ripetuto, convinto della bontà della sua azione, al fine di trovare delle soluzioni ai tanti nodi da sciogliere sul funzionamento delle nostre scuole e dell’istruzione pubblica italiana. Mantenere le deleghe così come presentate dal Governo – ha concluso il sindacalista Cisal-Anief – costituirebbe un grave errore, perché dimostrerebbe l’ennesima opera incompiuta del legislatore, su cui dovranno, per forza di cose ancora una volta, mettere mano i giudici”.
Per approfondimenti:
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