In questi giorni si stanno svolgendo le immissioni in ruolo di meno di 8 mila amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici. Ma le unità di personale necessarie da assumere erano 80 mila: mancano all’appello altri 22 mila posti già vacanti, altri 30 mila da collocare nell’organico di diritto e ulteriori 20 mila per il potenziamento mai attuato per la categoria, pur in presenza di un aumento dei carichi di lavoro derivanti dalla Buona Scuola di Matteo Renzi. Il caso della regione siciliana è emblematico: ci sono oltre 2.500 Ata precari e mille posti vacanti (in realtà sarebbero molti di più), però si procede con appena 446 assunzioni a tempo indeterminato.
“Quello della Sicilia – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è uno spaccato di una situazione nazionale oramai divenuta insostenibile e che si sta traducendo in disservizi inevitabili, poiché le scuole autonome, sempre più a corto di personale, non riescono a rispondere agli impegni richiesti. E il problema del reclutamento e degli organici da coprire, si somma a quello degli stipendi più bassi della PA, del mancato adeguamento dei profili, fermi a oltre 40 anni fa, e dell’inserimento di nuove figure professionali, del blocco della mobilità interna ed intercompartimentale, oltre che delle eterne discriminazioni tra personale di ruolo e precari. Lo abbiamo ricordato qualche settimana fa all’Aran; lo ribadiremo presto ai tavoli di contrattazione nazionale e in tutte le aule di tribunale, dove assistiamo sempre più lavoratori che non vogliono soccombere a un’ingiustizia tutta italiana che va avanti da troppo tempo”.
Chi gestisce gli organici del personale della scuola continua a operare con un duplice scopo: ridurre le stabilizzazioni, mantenere nello stato di precarietà un numero sempre maggiore di supplenti in modo così da far risparmiare l’amministrazione pubblica non assegnando loro né le mensilità estive né l’adeguamento stipendiale. È una logica che per alcune categorie, come gli insegnanti di sostegno, assume proporzioni ciclopiche. E con il personale Ata si supera ogni limite. Non si comprende, altrimenti, per quale motivo il ministero dell’Istruzione non abbia chiesto l’autorizzazione al Mef su tutti i 30 mila posti vacanti e disponibili: la richiesta per l'anno scolastico 2019/20 si è fermata ad appena 8.408 assunzioni, poi ridotte dal dicastero di Via XX Settembre a 7.759 unità, di cui 7.646 immissioni in ruolo e 226 trasformazioni a tempo pieno di contratti a tempo parziale.
Le regioni più vessate
Guardando al contingente delle assunzioni, inoltre, ci sono delle regioni particolarmente penalizzate. Come la Sicilia, dove a fronte di oltre mille posti disponibili, si sta procedendo all’immissione in ruolo di appena 446 amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici. Meno della metà dei posti ufficialmente liberi. Quindi, si procede all’assunzione a tempo indeterminato solo per il 44% dei posti, pur essendoci in graduatoria più di 2.500 precari. Ma l’aspetto più grave è che i mille posti che risultano vacanti in Sicilia sono in realtà molti meno di quelli necessari, assieme al personale Ata già di ruolo, per assolvere alle crescenti esigenze, organizzative e di supporto alla didattica, che quotidianamente vanno assolte nelle 831 scuole collocate nell’intera Isola.
Il pensiero del presidente Anief
Secondo i calcoli dell’Anief, sono in realtà 30 mila i posti di personale Ata privi di titolare. “Già questo – spiega il suo leader Marcello Pacifico – rende assurda la decisione di metterne in ruolo poco più di 7 mila. Perché a quelli privi di titolare, poi bisognerebbe aggiungere i 12 mila posti accantonati per l’assunzione dei lavoratori delle cooperative su quei ruoli, perché l’accantonamento dei posti per gli esternalizzati, giustamente anche loro da stabilizzare, va comunque considerata ulteriore all’organico del personale Ata”.
“A questa anomalia – aggiunge il sindacalista autonomo – va sommata la mancata trasformazione di un corposo organico di fatto in organico di diritto: parliamo di altri 30 mila posti. Ma non finisce qui, perché gli Ata rimangono la categoria estromessa dall’adozione del potenziamento attuato per i docenti, attraverso la Legge 107 del 2015. Il motivo rimane ancora oscuro: se, infatti, gli istituti scolastici, devono operare su progetti extra-curricolari, essere dunque aperti il pomeriggio e al territorio, perché non si è previsto un organico aggiuntivo di assistenti e ausiliari, per supportare e sorvegliare le varie attività aggiuntive? Considerando una figura professionale per ogni scuola pubblica, per il potenziamento servirebbero almeno 20 mila unità di personale ulteriore”.
“In conclusione – dichiara ancora il professor Marcello Pacifico –, le immissioni in ruolo del personale amministrativo-tecnico e dei collaboratori scolastici si sono fermate a meno di 8 mila. Invece, dovevano essere dieci volte tanto: ben 80 mila. Chiederemo presto spiegazioni al Miur, appena verremo convocati come sindacato rappresentativo ai tavoli nazionali che trattano i temi degli organici e del reclutamento”.
La battaglia legale prosegue
Prosegue, nel frattempo, la battaglia legale dell’Anief per permettere l’assunzione automatica di tutti i lavoratori che hanno svolto più di 36 mesi di servizio. A livello transnazionale, il sindacato confida negli sviluppi della lettera di costituzione in mora che la Commissione Europea ha inviato al nostro Paese, qualche settimana fa, per reiterato abuso di precariato: l’Italia rischia infatti di beccarsi una procedura d’infrazione, con tanto di multa salatissima, per avere ignorato nell’ultimo ventennio la direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato. E questa azione avrà inevitabili conseguenze sull’attuale situazione di stallo che si vive sulle stabilizzazioni.
Inoltre, Anief consiglia vivamente a tutto il personale non immesso in ruolo, che ha svolto oltre tre anni di servizio, anche non continuativi, di ricorrere al giudice del lavoro per ottenere la partecipazione al piano straordinario di stabilizzazione o il risarcimento del danno per illecita reiterazione di contratti a termine.
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