Ma è sola propaganda e opportunismo perché la maggioranza che ha approvato quelle intese non esiste più. Anief attende la formazione di un nuovo esecutivo per portare avanti subito i sei punti di legislatura sulla scuola: adeguamento degli organici di fatto a quelli di diritto e organici differenziati per territorio; reclutamento dalle attuali graduatorie (gae, gm, gmre, gi); stabilizzazione dei precari docenti, ata, educatori ed assistenti alla comunicazione, lsu; conferma dei ruoli degli insegnanti assunti con riserva dopo il superamento dell'anno di prova; parità di trattamento tra personale precario e di ruolo con rivisitazione della ricostruzione di carriera; utilizzo delle risorse risparmiate nella scuola per rinnovare i contratti immediatamente con aumenti medi di 200 euro mensili e mobilità ordinaria annuale insieme a corsi abilitanti ordinari.
Se poi la legislatura continuasse al di là dell'approvazione della legge di stabilità si potrebbe anche approvare la legge sulle classi pollaio, aggiornare la riforma sul sostegno, introdurre l'educazione fisica nelle scuole, abolire gli ambiti territoriali, sanare il contenzioso pendente su tutti i concorsi in atto, reintrodurre l'insegnamento su moduli nell'infanzia e primaria, riportare l'obbligo scolastico a 18 anni. Anief come sindacato è pronto a farsi ascoltare e a portare soluzioni concrete al personale della scuola.
Smemorati o ignari delle regole istituzionali, oggi, a crisi di Governo in corso, alcuni sindacati maggiori denunciano quanto ogni giorno Anief dice da tempo: a settembre sarà record di supplenti. E invocano il rispetto di un patto di governo che si era tradotto in un non risolutivo decreto-legge senza intese tra le forze dell'ex maggioranza parlamentare. A governo ormai finito chiedono che “il lavoro unitario dei sindacati rappresentativi della scuola non venga disperso e la scuola non paghi per l’ennesima volta l’incuria della politica”. Marcello Pacifico (presidente Anief) denuncia: “Basta prendere in giro i supplenti della scuola italiana. Dopo l'ennesimo comunicato propaganda, si abbia almeno un po’ di rispetto per i sacrifici di chi ogni giorno si spende professionalmente e con dedizione nelle nostre scuole. Lo scorso mese di maggio potevamo scioperare tutti insieme, si sarebbe tornati a riempire le piazze a quattro anni di distanza dalla vergognosa Buona Scuola e a mandare un segnale importante per risolvere il problema del precariato. Invece, hanno preferito fermarsi per fare una foto a Palazzo Chigi e sottoscrivere un accordo farlocco, che sin dal primo momento si era compreso che non avrebbe portato a nulla. Ecco perché ora chiediamo che abbiano rispetto per i 200 mila precari, anche stavolta abbandonati al loro destino. Mi chiedo dove sono stati quando siamo scesi in piazza tante volte per chiedere la riapertura delle Gae, la stabilizzazione di tutti i precari, la tutela di aveva un diploma magistrale o tecnico-pratico?”
Dopo che lo scorso 17 maggio hanno lasciato l’Anief e i sindacati di base a protestare da soli davanti a Montecitorio, soltanto ora i sindacati maggiori si svegliano e si rendono conto che l’accordo del 24 aprile scorso di Palazzo Chigi, con il premier Giuseppe Conte, equivaleva solo a una stretta di mano tutta da definire: in quell’intesa c’erano delle promesse sul mantenimento dell’unità nazionale della scuola pubblica, sull’innalzamento degli stipendi con incrementi “a tre zeri” e anche sulla stabilizzazione dei tanti precari della scuola.
La memoria corta
Solo che quello di assumere i supplenti storici della scuola è un intendimento che negli ultimi decenni tutti gli esecutivi hanno detto di volere portare a termine: nessuno, però, ci è riuscito. E i sindacati lo sanno bene. Solo che hanno fatto finta di averlo dimenticato, pur di mostrare all’opinione pubblica di avere strappato un impegno al presidente del Consiglio, che comunque non avrebbe avuto alcuna possibilità di vedere qualche risultato concreto (comunque tutt’altro che risolutivo) prima dell’estate 2020.
Gli scioperi unitari mancati
Nel frattempo, Anief continuava a scioperare. Dopo averlo fatto, nell’ultimo anno scolastico, molte altre volte: era già accaduto il 10 maggio, l’8 marzo, il 27 febbraio e l’11 settembre scorso. E sempre senza il loro appoggio. Solo quando la situazione è precipitata, con il Governo gialloverde ormai sfaldato, e le supplenze che viaggiavano spedite verso le quota 200 mila, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, hanno organizzato in fretta e in furia una conferenza stampa, minacciando di ricorrere allo sciopero generale in autunno qualora il decreto sui precari non fosse stato approvato. Ma era ormai inizio agosto e i giochi erano fatti.
Il commento del presidente
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, sostiene che “dopo avere colpevolmente cavalcato il finto consenso del governo, che aveva solo bisogno di consenso elettorale in vista delle elezioni europee, quei sindacati opportunisti avrebbero fatto sicuramente una figura migliore ammettendo gli errori, sostenendo di avere sbagliato a fidarsi di politici insensibili ai temi della scuola e della formazione dei cittadini, senza cadere nell’ennesima contraddizione. Noi, come Anief, nel frattempo ci siamo mossi diversamente, continuando a dire no con gli scioperi e scendendo in piazza, ad agire nei tribunali e sollecitando Bruxelles: a questo proposito, abbiamo ottenuto, qualche settimana fa, l’invio all’Italia di una importante lettera di costituzione in mora, da parte della Commissione Europea, proprio per immotivato abuso di precariato”.
“Siamo convinti che è da lì, dalla sempre più probabile procedura di infrazione che si avvierà quella spinta necessaria a far muovere i nostri parlamentari e governanti per vincere la piaga della supplentite e del precariato scolastico italiano. Dei teatrini e degli accordi a perdere, invece, abbiamo le tasche piene: noi e i tanti precari che – conclude il sindacalista autonomo – in attesa di essere immessi nei ruoli dello Stato sono diventati sempre più impazienti e intolleranti verso le prese in giro”.
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