Il Direttore Generale dell’Usr piemontese lancia l’allarme sulla mancanza di docenti, che all’ombra delle Alpi assume ogni giorno contorni più drammatici. “Abbiamo bisogno di un concorso per riuscire a migliorare una situazione che si sta aggravando”, ha dichiarato in una lunga intervista rilasciata all’edizione torinese di Repubblica. Il giovane sindacato rappresentativo condivide in larga misura la sua analisi, ma va detto che le procedure concorsuali non bastano a risolvere il problema. Lo dimostra il fatto che ancora quest’anno si è attinto alle graduatorie di merito di due concorsi (quello ordinario del 2016 e quello straordinario del 2018) e la situazione è paradossalmente peggiorata. Bisogna tornare al doppio canale con la riapertura delle GaE, l’abilitazione rapida e gratuita di tutti i precari con almeno tre anni di servizio, l’utilizzo delle graduatorie d’istituto anche per le assunzioni a tempo indeterminato e non solo per le supplenze, come invece accade oggi.
Marco Giordano (Anief Piemonte): La situazione è grave non perché manchino i prof, ma solo perché non c’è il coraggio di assumerli stabilmente. Serve un profondo ripensamento del sistema di reclutamento, è sempre più evidente che i concorsi da soli non bastano per una macchina complessa come quella della Scuola e bisogna attingere per forza di cose anche dagli altri canali.
La grave carenza di insegnanti che affligge il Piemonte e altre regioni d’Italia, specie al Nord, è il tema affrontato dal Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, Fabrizio Manca, in una lunga intervista rilasciata oggi all’edizione torinese di Repubblica. “Nonostante gli sforzi, anche quest’anno quasi 8 docenti su 10 saranno precari: se aggiungiamo l’organico ‘di fatto’ arriviamo a 6mila supplenze”. Questi i numeri snocciolati dal dirigente dell’U.S.R. piemontese, che si sofferma in particolare sulla drammatica carenza di insegnanti di sostegno: “Abbiamo più di 12mila posti e la stragrande maggioranza sarà coperta da persone che non hanno l’abilitazione e fanno uno sforzo generoso. Gli atenei piemontesi devono fare di più”.
Il riferimento polemico è all’ultima tornata di corsi per conseguire la specializzazione per la didattica di sostegno, che la scorsa primavera in Piemonte ha visto assegnati la miseria di 200 posti sugli oltre 14mila disponibili a livello nazionale. Per non parlare dei 50 mila in deroga altrettanto liberi. Uno schiaffo al diritto all’inclusione degli studenti disabili che Anief aveva prontamente denunciato sia al Direttore Generale che all’allora assessore regionale all’istruzione, Giovanna Pentenero, ma nonostante le sollecitazioni nessuna risposta è arrivata dall’Università di Torino.
“Comprendo – ha dichiarato Manca – le difficoltà delle università perché anche loro hanno problemi di personale docente e di spazi, ma bisogna trovare una soluzione. Questa situazione comprime il diritto allo studio dei disabili”.
Intanto, Anief, in assenza di risposte dai vertici dell’Università, ha provveduto ad impugnare in tribunale il decreto di ripartizione dei posti per i corsi di specializzazione su sostegno, vista l’assoluta inadeguatezza dei posti destinati al Piemonte e ad altre regioni in situazione di vera e propria emergenza, ottenendo peraltro dal Tar Lazio un pronto intervento nei confronti del Miur che adesso dovrà trovare una soluzione.
“Non è accettabile – secondo il presidente regionale Anief Piemonte, Marco Giordano – che l’università di Torino abbia deciso di attivare solo una manciata di posti senza nemmeno preoccuparsi di acquisire, presso l’Ufficio Scolastico Regionale, il dato delle effettive necessità in Piemonte. Per questo abbiamo sollecitato l’intervento della giustizia amministrativa. In ballo c’è la tutela del diritto all’inclusione e su questo non siamo disposti a fare sconti a nessuno”.
“Concordiamo – continua il presidente Anief Piemonte – nella sostanza con l’intervento del Direttore Generale dell’U.S.R. Piemonte, specie sulla questione dei docenti di sostegno e sulla necessità di provvedere al più presto all’adeguamento retributivo degli stipendi dei docenti per restituire dignità alla professione. Abbiamo apprezzato anche che il dott. Manca abbia voluto rimarcare come la scuola debba guardare alla formazione dei cittadini e non solo alle esigenze di mercato come, invece, aveva chiesto recentemente il neo governatore del Piemonte, Albero Cirio. Sul tema del reclutamento, invece, riteniamo che non bastino solo nuovi concorsi a risolvere il problema”.
Negli ultimi tre anni si sono svolte tre tornate concorsuali: una ordinaria nel 2016 e due straordinarie per la scuola secondaria e per la scuola primaria e dell’infanzia rispettivamente nel 2018 e nel 2019. “La situazione – prosegue il sindacalista - non solo non è migliorata, ma addirittura si è fatta più critica, tanto che quest’anno registreremo con ogni probabilità il record di supplenze, che potrebbe sfiorare addirittura quota duecentomila a livello nazionale. Un’enormità. Quello che serve è il coraggio di assumere stabilmente gli insegnanti che già ci sono e che da anni come precari garantiscono il funzionamento delle scuole. Come Anief abbiamo proposto una ricetta semplice: abilitazioni con procedure snelle e gratuite per i precari con almeno tre anni di servizio, riapertura delle graduatorie ad esaurimento (GaE) agli abilitati, conferma dei ruoli assegnati con riserva nelle scuole primarie e dell’infanzia in questi anni ai diplomati magistrale che hanno attivato contenziosi per entrare nelle GaE, utilizzo delle graduatorie d’istituto per le immissioni in ruolo dei docenti e non solo, come avviene oggi, per l’assegnazione delle supplenze”.
“Con queste semplici mosse - – conclude Giordano – le scuole avrebbero a disposizione, in modo stabile, buona parte dei docenti – già con anni di esperienza alle spalle – per coprire i vuoti in organico. E al resto si potrebbe fare fronte con i concorsi. Solo così potremo davvero sconfiggere la piaga della supplentite”.
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