Sempre più scuole alzano i muri contro l’utilizzo ad oltranza dei telefoni cellulari, da dove connettersi h24 per consultare internet, video, Facebook e Instagram: alla decisione del dirigente scolastico del comprensivo “Biella 2” fa seguito quella dell’istituto Tecnico Oriani di Faenza (Ravenna) – scrive Orizzonte Scuola – dove il cellulare non potrà essere utilizzato in classe ma neanche nei momenti di pausa e neppure in palestra. Chi lo porterà comunque a scuola dovrà consegnarlo all’ingresso e depositarlo in apposite custodie.
Il sindacato Anief è sicuramente favorevole all’utilizzo delle nuove tecnologie interattive, utili a tutti coloro che vi operano, docenti e discenti, quindi, anche all’uso del telefono cellulare ma a condizione che sia funzionale all'attività didattica. Certamente, lo strumento va regolamentato e gestito meglio di quanto avviene oggi a scuola, visto che gli insegnanti si lamentano perché si utilizza non di rado per fini puramente personali o per isolarsi dal mondo. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene che è sbagliato pensare “che il telefonino moderno sia utile solo per comunicare con l’esterno. Noi siamo favorevoli al suo utilizzo, ovviamente solo per motivi didattici, come la ricerca dei dati, ma anche le sperimentazioni, l’uso empirico e le simulazioni”.
Salvo casi particolari, sempre comunque sotto regia dell’insegnante, e nell’ambito dell’attività didattica e per un periodo di tempo comunque limitato, l’utilizzo dei dispositivi di comunicazione interattiva sta diventando sempre più a danno degli alunni. La decisione presa dalla scuola superiore di Faenza di proibire l’uso del telefono nasce con l’esigenza di dare un supporto al “benessere e la salute degli studenti, e rientra a pieno titolo nel regolamento della scuola nel contesto dell’autonomia didattica”. L’iniziativa scaturisce anche dai dati recentemente diffusi dall’Associazione Di.Te., secondo la quale gli adolescenti controllano in media lo smartphone 70 volte al giorno, con picchi di 110.
Il pericolo di allargare ai prof l’obbligo di mancato utilizzo
L’uso continuo del telefono cellulare, del resto, non è considerato una patologia da curare, ma poco ci manca. Ben vengano, quindi, le iniziative che contrastano questa tendenza sempre più generalizzata. Come il progetto legislativo, approdato con il precedente Governo nella Commissione Cultura alla Camera, di disporre il divieto «salvo casi particolari specifici, di utilizzo del cellulare e di altri dispositivi elettronico-digitali nei luoghi e negli orari dell’attività didattica». Una circostanza, sostiene il sindacato, che sarebbe sicuramente salutare per la formazione degli studenti. Tuttavia, ai docenti non può essere di certo inibito lo smartphone, anche perché sempre più fondamentale per aggiornarsi, fare ricerche veloci e anche come strumento per l'interazione con il registro elettronico.
Il parere del sindacalista
Secondo Marcello Pacifico, leader del sindacato Anief, “per gli insegnanti lo strumento risulta davvero utile. Sia per preparare le lezioni sia per rendicontare le valutazioni e le lezioni svolte. E diventa indispensabile per i collegamenti on line attivi, continui e regolari all’interno degli istituti scolastici. Pensare di inibirne l’utilizzo solo perché vi sono alcuni studenti che ne fanno un cattivo uso secondo noi è inammissibile: come tutte le tecnologie, tutto dipende da come si fruiscono e ci si organizza per farlo al meglio. Nelle scuole, gli organi collegiali, a partire dal Collegio dei docenti, potrebbero sicuramente prevedere quindi delle regole di sano utilizzo”, conclude il sindacalista autonomo.
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