Anche nei giorni della paura da Coronavirus, i precari della scuola continuano a tenere banco: perché pure nell’emergenza, il diritto alla loro stabilizzazione viene ancora una volta negato, per non parlare della discriminazione rispetto ai colleghi di ruolo su vari fronti, tra cui quello del mancato aggiornamento e adeguamento tecnologico. Il tema, del resto, non può passare inosservato, perché riguarda un numero inaudito di supplenti: l’Italia, infatti, veleggia verso la storica soglia dei 200 mila contratti da sottoscrivere nella stessa estate, che sarà la prossima.
Marcello Pacifico (Anief): “La verità è che in Italia la figura del precario, anche quello di lungo corso, continua a essere bistrattata. A dispetto delle direttive europee, che da oltre vent’anni stabiliscono la collocazione in ruolo di tutti coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio su posto vacante. Lo stato di eccezionalità in cui ci troviamo non ha cambiato le cose: il Governo, per i precari della scuola non è andato, tramite il Decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020, oltre l’approvazione di alcune misure per favorire la continuità occupazionale per i docenti supplenti brevi e saltuari. Il mancato aggiornamento e le mancate assunzioni diventano fattori ancora più ingiusti e intollerabili”.
Pure nei giorni di emergenza massima, per l’imperversare tra la popolazione del Covid-19, si continua a trattare i precari della scuola come figli di un dio minore. Anche la politica si sta occupando di questa problematica: “La scuola esige risposte certe: gli assistenti alla comunicazione restano nel limbo, così come gli esami di maturità e si continua a parlare di concorsi ma sarebbe più facile immettere in ruolo i precari storici. L’Italia che sta lottando per vincere la battaglia della vita ha bisogno di certezze e non di ambiguità”, dicono i deputati di Fratelli d’Italia Carmela Ella Bucalo, Paola Frassinetti e Federico Mollicone.
CARTA DOCENTE ANCORA NEGATA
Non è da meno la critica mossa dal senatore della Lega Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama, il quale ricorda che “Il decreto Cura Italia ignora la nostra proposta di scuole chiuse per tutti, che in piena emergenza coronavirus consentirebbe di lasciare a casa tutti i 220 mila addetti, tra personale ATA, dirigenti ed educatori, senza penalizzare la didattica a distanza”. Secondo il senatore leghista, inoltre, “con l’estensione della Carta del Docente (500 euro) ai precari, si può attrezzare anche tali figure per l’insegnamento online dal proprio domicilio, senza dipendere dalle strutture scolastiche”.
CONFERMATE LE SUPPLENZE: NON BASTA
Il Governo per i precari ha fatto ben poco: con l’articolo 121 del decreto “Cura Italia”, si è limitato a stabilire che “nei periodi di chiusura o di sospensione delle attività didattiche disposti in relazione all’emergenza sanitaria da COVID-19, il Ministero dell’istruzione assegna comunque alle istituzioni scolastiche statali le risorse finanziarie per i contratti di supplenza breve e saltuaria, in base all’andamento storico della spesa e nel limite delle risorse iscritte a tal fine nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca”. Lo stesso ministero ha specificato che la conferma delle supplenze servirà a “potenziare le attività didattiche a distanza presso le istituzioni scolastiche statali, anche in deroga a disposizioni vigenti in materia”.
SI FACCIA COME NELL’AMBITO SANITARIO
Viene da chiedersi, ribatte l’Anief, in quali condizioni lavorative i docenti dovranno operare: come potranno collegarsi, ad esempio, i tanti precari della scuola assunti lontano da casa, che spesso percepiscono stipendi in ritardo, senza una rete di connessione stabile e non di rado senza un computer a disposizione? Il sindacato sostiene che l’esecutivo potrebbe seguire la stressa strada intrapresa per l'ambito sanitario, nel quale si prevede l’assunzione senza particolari procedure concorsuali di circa 20.000 professionisti fra medici, infermieri e altre figure professionali. Perché non fare altrettanto nella scuola, dove nelle varie graduatorie pubbliche vi sono precari con titolo di studio ed esperienza da vendere?
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE
“Come Anief – spiega il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico – abbiamo fatto emergere il problema dalla mancata assegnazione della carta del docente per l’aggiornamento, da 500 euro l’anno, non appena approvata la Legge 107 del 2015, con all’interno l’art. 1, comma 121. In questa fase, il problema diventa ancora più cogente. E non più rimandabile: hanno ragione, quindi, quei sindacalisti e quei politici che ritengono di estendere la carta docente ai precari della scuola, i quali paradossalmente hanno in questa fase ancora più bisogno di quei soldi per mettersi sullo stesso piano, a livello di strumentazione tecnologica, dei colleghi già di ruolo”.
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