Con la Nota 10133 il Ministero dell’Istruzione comunica che non si proroga il contratto al supplente in caso di rientro del titolare. Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): La crisi non la possono pagare i precari. Rispetto alla questione inerente alle supplenze brevi il MI crea confusione: in questo momento il pensiero del legislatore dovrebbe essere diretto verso una sola direzione, garantire la continuità didattica
Adesso con la Nota 10133 del 21 aprile 2020 le scuole “potranno continuare ad essere conferiti incarichi di supplenza breve e saltuaria esclusivamente secondo le modalità previste dalla normativa vigente, restando inibita la possibilità di stipulare contratti in caso di rientro del titolare”.
Da una disamina della Nota 8615 si evinceva anche che il budget stanziato serviva per il reitero dei contratti a tempo determinato a prescindere dal rientro del titolare, sempre nel limite delle risorse assegnate senza gravare con maggiori oneri sulla finanza pubblica. Sempre continuando, la nota ribadiva che le norme adottate volevano evitare una riduzione dell’uso delle supplenze brevi consentendo alle istituzioni scolastiche di stipulare tali contratti in deroga alla normativa vigente.
Il ministro dell’istruzione, Lucia Azzolina, aveva postato un messaggio su FB al riguardo: “Con il decreto #CuraItalia salvaguardiamo i contratti dei supplenti, sia docenti che Ata. Nessuno perderà il posto. Tutte le componenti del personale sono importanti. Ringrazio ancora una volta la scuola che sta provando a dare il massimo in un momento difficilissimo”.
“Non consentire la proroga dei contratti anche con il rientro del titolare è sbagliato – afferma Andrea Messina, segretario generale dell’Anief – e ha come unica conseguenza un disagio economico per i docenti che fino a oggi hanno svolto un lavoro prezioso di didattica”.
Concludendo, Marcello Pacifico ha ribadito che “con il Decreto ‘Cura Italia’ il Governo attuava delle misure a sostegno dei lavoratori e, in generale, del mondo del lavoro che si concretizzavano in una serie di strumenti, quali la proroga dei contratti; adesso non si capisce perché non permette di continuare in questa direzione, anche fino alla fine dell’emergenza sanitaria”.
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