Posizione nettamente contraria dell'Anief alle ipotesi di rientro a scuola a settembre a “targhe alterne”, con didattica in presenza alternata a quella a distanza e l’uso della telecamera che illude gli alunni di sentirsi a scuola. Il Governo ha invece piena facoltà di ridurre il numero di studenti a 15 per classe per garantire la sicurezza e la salute di tutti, ripristinare i diecimila plessi dismessi, e garantire il diritto all'istruzione con l'assunzione straordinaria di 200 mila insegnanti, educatori e Ata. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, “un sistema ibrido non sarebbe comprensibile, perché le lezioni in presenze sono necessarie mentre la divisione del gruppo-classe creerebbe solo problemi procrastinando l’emergenza oltre il necessario”.
Quattro mesi di tempo basteranno per mettere all’angolo il “nemico invisibile”, qual è il Coronavirus, e tornare a scuola in condizioni accettabili? Nella speranza che nel frattempo l’emergenza sanitaria rientri e che le prospettive vadano solo nella direzione di un miglioramento della didattica. Secondo Il Messaggero, a meno che non si assista ad una scomparsa del Convid-19, come tutti speriamo, ad oggi si presuppone un rientro nelle aule con mascherina, organizzazione in turni, banchi singoli, lavaggio mani all’ingresso e infine la presenza della telecamera. Una prima indicazione su possibili doppi turni, con parte della classe in presenza e parte in videolezione, potrebbe arrivare già giovedì 30 aprile, quando è attesa la prima relazione tecnica della task force del ministero dell’Istruzione.
LE IPOTESI SUL RIENTRO
L’ipotesi del gruppo diviso in almeno due gruppi, che nelle classi da 30 e oltre potrebbero diventare tre, è l’anti-pedagogia. Eppure, starebbe prendendo piede: addirittura, si parla con insistenza di una possibile telecamera da posizionare nelle aule, la quale sarebbe utile, una volta connessa con i device degli allievi, “per consentire di seguire le lezioni e interagire con i compagni. Il giorno o la settimana successiva, cambio di gruppo”. Non sarebbe comunque una passeggiata: “se così fosse, per settembre tutte le famiglie dovrebbero essere poste nelle condizioni di avere tutte le attrezzature necessarie” di tipo tecnico, quindi con un ulteriore stanziamento “dopo i primi 85, per l’acquisto di pc, tablet e dispositivi per la connessione internet” ed infine “per diventare strutturale dovrebbe avere delle regole certe, condivise, nazionali”.
IL SINDACATO DICE NO
Il sindacato ritiene che pensare di andare avanti con i gruppi separati, illusoriamente uniti dalle telecamere, sarebbe un grave errore: poiché la didattica spezzettata è fortemente meno incisiva e formativa di quella in presenza e con i doppi turni didattici si terrebbe in vita il problema dei genitori lavoratori, costretti comunque tre giorni a settimana a rimanere a casa per stare con i figli, conviene davvero insistere sulla didattica in presenza a targhe alterne?
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “considerando l’impegno per il Governo e per il ministero dell’Istruzione per fornire i device e i software agli alunni, in cambio di risultati e competenze acquisite sicuramente al di sotto di quelle che si garantirebbero con la didattica in presenza, siamo convinti che non può essere quella di puntare su lezioni a gruppi e telecamere le scelte migliori per evitare problemi e scogli formativi anche nel prossimo anno scolastico.
Una cosa è certa: “se sarà necessario il distanziamento, non saranno più possibili le classi pollaio”, come sostiene anche l’Anief. “Ma se gli organici del personale docente sono stati già stabiliti, come organizzare le loro giornate e quelle dei loro studenti è ancora un rompicapo”, commenta Orizzonte Scuola. Che poi aggiunge:
“Quella della turnazione è una delle ipotesi che circola di più in questi giorni: un gruppo di studenti in classe, con le precauzioni già dette, l’altro gruppo segue da casa”: la possibilità delle classi dimezzate, con lezioni parallele, non piace al sindacato autonomo Anief, che ha anche predisposto l’antidoto, ovvero l’approvazione in Senato dell’emendamento al Decreto Legge sulla Scuola n. 22 sul limite massimo di 15 alunni per classe.
GLI ALTRI ASPETTI DA CONSIDERARE
Ma gli esperti che stanno studiando il piano di rientro in classe sembrano avere anche altri problemi. C’è quello, ad esempio, di come riavvicinare sui banchi di scuola “il segmento 3-14 anni, il più delicato. I bambini potrebbero non essere obbligati all’uso delle mascherine, mentre lo sarebbero gli insegnanti e il personale ATA e dirigente”. Si prevedono, fino alla terza media, “banchi singoli, in spazi nuovi in cui siano state abbattute le classi pollaio”. Su questo punto potrebbe essere importante che l’edilizia scolastica riparta dal 4 maggio: ci sono, per gli interventi alle strutture scolastiche, 320 milioni di euro che si aggiungono ai 510 stanziati lo scorso 10 marzo”.
Ma si dovrebbe agire non solo sulle scuole. Le lezioni, infatti, potrebbero non svolgersi necessariamente solo in aula: bisognerà pensare come sfruttare al meglio gli spazi aperti, anche di musei e spazi pubblici. E poi ci sono altre possibilità da prendere in considerazione, anche se onerose. Come il robot per misurare la temperatura all’entrata di scuola: l’idea è dell’Itis Ferrari di Susa, in provincia di Torino, e la sta sperimentando in questi mesi di sospensione delle attività per i pochi che hanno bisogno di recarsi a scuola.
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