Il Governo Draghi continua a tenere in piedi l’ipotesi di prolungamento del calendario scolastico. L’intenzione è stata espressa dal ministro della Salute, Roberto Speranza, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo Dpcm: “Ritengo che ci sarà bisogno di un’ulteriore riflessione sull’ipotesi di un eventuale prolungamento dell’anno scolastico. È un tema che in questo momento non può già trovare una risposta di tipo definitivo”, ha spiegato il ministro.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, “pensare di allungare l’anno scolastico per recuperare il terreno perduto non è la soluzione. Tra l’altro, per il personale è bene ricordarlo che si tratterebbe di prestazioni aggiuntive, volontarie e da attuare a pagamento. La strada per andare incontro agli studenti rimasti indietro è quella, invece, di garantire più organici, cancellare il precariato, tempo pieno, docenti in compresenza, meno alunni per classi e più istituti autonomi. Tutte disposizioni che si potrebbero attuare al più presto grazie ai fondi del Recovery fund. Non possono certo compensare il gap di apprendimenti venutosi a creare, anche per il problema del digital divide ancora più che vivo, con due-tre settimane in più di lezione, peraltro in piena calura estiva”.
Quest’anno, per via della pandemia, la scuola potrebbe durare più a lungo. Lo ha fatto intendere il ministro della Salute, a seguito della necessità di tornare a chiudere diversi istituti scolastici per i numeri poco rassicuranti dei contagi da Covid19. “Proviamo a tutelare il più possibile le nostre scuole e la vita dei nostri studenti e docenti. Abbiamo deciso le misure”, che prevedono la Dad in zona rossa e in aree con un tasso di incidenza particolarmente elevato, “perché c’è un fatto nuovo legato alla capacità d’impatto della variante inglese sulle generazioni più giovani”, ha detto Speranza.
Il ministro ha quindi annunciato che rimane in piedi il pericolo di “aggiornare le misure sulla base dell’andamento della curva epidemiologica”. Una circostanza che farebbe perdere ulteriori giorni di scuola in presenza e quindi porterebbe il Governo a prevedere possibili recuperi oltre le scadenze naturali dell’anno scolastico.
Anief conferma la sua posizione sul tema: premesso che la didattica a distanza va sempre interpretata come uno strumento funzionale e integrativo all’attività didattica scolta in classe, il sindacato ricorda che ha sottoscritto da alcuni mesi con l’amministrazione scolastica un contratto integrativo sulla didattica integrata che ha l’obiettivo di regolamentare e rendere valutabile la dad anche ai fini degli scrutini finali per la valutazione degli alunni. Per questo, dunque, pensare che la formazione a distanza debba essere considerata una circostanza da superare incrementando il calendario scolastico non può trovarci d’accordo. L’obiettivo rimane, certamente, quello di attuare la didattica in presenza e in sicurezza, attuando tutti i protocolli previsti.
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