L’Italia è la maglia nera in Europa per il tasso di dispersione e numero di laureati: i miliardi che arriveranno dal Recovery Plan dovranno servire a cancellare anche questo doppio record, dando dignità a tutti i percorsi di scuola, a partire dalla fascia 0-6 anni, fino all’istruzione superiore, in particolare a livello professionale e tecnico, e passando per il tempo pieno generalizzato andando però prima a crearne i presupposti con mense e palestre. Lo ha detto oggi il ministro Patrizio Bianchi nel corso di un’audizione alla Senato incentrata sul piano sui contenuti della Proposta del Piano nazionale di ripresa e resilienza collegato al doc. XXVII, n. 18. “Ecco perché – ha detto il ministro - servono nuovi linguaggi e nuove competenze. Va bene quindi avere una nuova formazione, che parta dall’infanzia, così da permettere ai nostri ragazzi di avere un uso critico dei nuovi strumenti. Una situazione che non riguarda i loro genitori e i loro nonni. I cablaggi non bastano: bisogna formare le persone. I fondi europei sono però un innesco, poi serviranno quelli dei privati e delle Regioni”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene che alcuni dei temi toccati dal ministro Patrizio Bianchi e inquadrati dal precedente Governo per il rilancio della Scuola e della Conoscenza siano in linea con le necessità del Paese: “Combattere contro le diseguaglianze a partire dalla scuola dell’infanzia – commenta il sindacalista - è infatti essenziale se si vuole ridurre il gap formativo e culturale all’interno dell’Italia. Il digital divide che colpisce oltre un milione di alunni, il mancato accesso all’istruzione nella fascia 0-6 anni e il 27% dei Neet vanno combattuti con forza: iniziamo, a questo proposito, ad allungare l’obbligo scolastico partendo dai tre anni fino alla maturità”.
Il leader del giovane sindacato ha detto quindi di “apprezzare l’intervento sull’indispensabilità della spesa che lo Stato si assume per il personale: a questo proposito, esortiamo l’amministrazione e il Governo ad adattare le norme su organici, nuove professionalità, reclutamento e mobilità dei lavoratori della scuola, orientandole in linea con quanto chiede la stessa UE. Va ridotto, quindi, il numero di alunni per classe ed incrementato quello del personale, assumendo tutti coloro che hanno svolto tre anni di servizio, assumendo da GaE e graduatorie d’istituto, introducendo concorsi per titoli e servizi, oltre che cancellare i vincoli che si oppongono agli avvicinamenti su sedi di lavoro vicino casa che in tempo di pandemia rasentano la follia. Ma anche introdotte quelle professionalità, come di coordinamento delle segreterie scolastiche, attivate solo sulla carta. Sono provvedimenti indispensabili per abbattere i tassi di dispersione scolastica in quei territori dove è scarso l’apporto socio-economico ed è concentrata l’immigrazione e l’emigrazione”, ha concluso Pacifico.
IL PNRR COMMENTATO DAL MINISTRO
Risollevare tutta l’Istruzione scolastica nazionale, che in certi territori fa lasciare gli studi prematuramente al 33% di alunni e che oggi produce il più basso numero di laureati in Europa. È l’obiettivo primario che l’Italia si pone il nostro paese con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Su alcuni punti – ha detto Bianchi - dobbiamo puntare di più. Come il tema dello 0-6 anni: dobbiamo investire di più su questa fascia, che oggi è del tutto ineguale in Italia. È un tema di carattere strutturale. E la fascia di età 3-6 anni, nella nostra impostazione, deve rientrare in un ordinamento scolastico per tutti i bambini di questo paese. Un obiettivo che non si raggiungerà domattina, ma va raggiunto”.
I RINGRAZIAMENTI AL GOVERNO CONTE E ALL’ON. AZZOLINA
Dopo aver ricordato di avere affidato le deleghe ai sottosegretari Barbara Floridia e Rossano Sasso, il ministro ha detto che bisogna partire da coloro che sono più fragili e in difficoltà. Sono gli elementi fondanti del sistema di educazione europeo, da trasformare in perno fondante della crescita. Da troppo tempo il tasso di crescita dell’Europa è anemico. Il ministro ha poi fatto riferimento al tema dell’eguaglianza: il diritto alla partecipazione e alla vita collettiva è legato alle modalità con le quale si accede ai sistemi educativi: “sono i temi centrali rispetto al Piano nazionale di ripresa e resilienza avviato lo scorso anno e rispetto al quale va il nostro ringraziamento per il lavoro svolto dal precedente Governo e dalla ministra Lucia Azzolina”.
“Abbiamo confermato – ha continuato il ministro - quella impostazione che è stata apprezzata molto dalla commissione europea, ma vi sono alcuni punti su cui investire, ad iniziare dal tema dello sviluppo dell’educazione 0-6 anni. Senza nulla togliere al valore delle famiglie, questo deve diventare un centrale obiettivo dello Stato. All’educazione 0-3 e 3-6 anni, ha continuato il ministro, andrà un miliardo di euro dei fondi PNRR: bisogna di costruire dei nidi con questo strumento e con strumenti ordinari.
TROPPA DISPERSIONE DI ALUNNI
“L’Italia - ha ricordato Bianchi - ha anche il più alto tasso di dispersione in Europa, ma soprattutto il tasso più disomogeneo di dispersione. In Veneto abbiamo il 10%, in linea con la media Ue, ma in alcune aree del Sud, in particolare in Calabria, siamo al 33%. Stesso discorso vale per il tempo pieno. In alcune aree del Nord è praticabile per tutte le famiglie. Mentre al Sud non si può, semplicemente perché non vi sono mense e palestre. Se si introduce per decreto legge il tempo pieno al Sud, però in queste condizioni non si fanno. Oltre un miliardo è stanziato per sovvertire questa tendenza”.
INVESTIRE SUGLI IFTS
“Come si deve riflettere su tutta la filiera tecnica e professionale”. Ci troviamo dinanzi ad “un’accelerazione di investimenti, che dovrà fare da traino ad altri investimenti. Un miliardo abbondante, quindi 300 milioni l’anno, andranno a potenziare il sistema IFTS: sembrano tanti ma non lo sono. Perché siamo fermi a 18 mila studenti l’anno, ma ne servono dieci volte tanto. I privati credo che debbano intervenire. E pure le regioni”.
IL PERSONALE DA DIFENDERE
Bianchi ha quindi ricordato il tema dell’accesso dalla formazione disomogenea. “Quando si vogliono affrontare le diseguaglianze – ha detto - c’è da affrontare la questione del Meridione. C’è anche da affrontare il nodo del personale. La maggior parte della spesa nazionale per la scuola è per il personale, sul bilancio del ministero dell’Istruzione di 55 miliardi, ben 48,5 sono di spesa per il personale ed è giusto così. Sono elementi scontati, che però vanno sottolineati. Vi sono grandi problemi di formazione del personale, ma non riguarda quello della scuola. Oggi siamo in realtà preparati ad affrontare l’obiettivo 4.0? Sulle competenze digitali siamo l’ultimo Paese in Europa. C’è un problema di formazione permanente, che si può ripercuotere sulle nuove generazioni”.
IL RACCORDO TRA LE MISSIONI
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha continuato il ministro, prevede sei missioni nazionali, tutte incrociate fra di loro. Per la Scuola è fondamentale il raccordo con l’Università. È nella visione complessiva del piano che va colta la filosofia del piano. Ad esempio, la Rivoluzione Verde si intreccia con altre missioni, anche con Istruzione e Ricerca. Una volta che ci sarà l’assegnazione dei fondi strutturali, è chiaro che vi dovranno essere dei tempi certi per la loro realizzazione. “A livello territoriale non siamo in Francia o in Germania: l’Italia vive una situazione complessa. È prevista una ripartizione per linee di intervento”. Bianchi ha quindi confermato che si prevede diverso tra le regioni italiane: “in alcune si rischia di restituire i fondi. Su questo, qualche riflessione va fatta”. Il ministro dell’Istruzione ha quindi detto che il coordinamento regionale va fatto anche sul Fondo sociale europeo e di coesione. Sono comunque, ha sottolineato, “delle risorse di innesco, per dare modo a regioni ed enti locali di avviare un percorso operativo”.
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