Nei tre lustri che ci attendono oltre la metà degli insegnanti lascerà il lavoro per la pensione: lo dice il rapporto della rete Eurydice dal titolo Teachers in Europe: Careers, Development and Well-being. Dallo studio - pubblicato oggi - emerge che l’invecchiamento degli insegnanti interessa più della metà dei sistemi educativi e l’Italia, dove appena il 6,4% di insegnanti ha meno di 35 anni di età (solo la Grecia e il Portogallo fanno peggio), è uno dei paesi dove la tendenza è maggiormente sentita. In media nell’UE tra gli insegnanti con meno di 35 anni più di un terzo lavora con contratti a tempo determinato, ma in Italia la percentuale di precarietà sale al 78%: come in Spagna, Austria e Portogallo, sono addirittura più di due terzi, con contratti brevi e spesso non superiori a un anno (come il caso dell’Italia).
Anief reputa che i dati pubblicati oggi costituiscono un ulteriore motivo per introdurre delle regole sul reclutamento adeguate al contesto e moderne, introducendo quindi il doppio canale, le assunzioni dopo 36 mesi e i concorsi riservati, così da favorire il turn over in modo naturale e svecchiare la categoria. “Non possiamo ritrovarci nella spiacevole situazione degli ultimi anni, quando le nuove immissioni in ruolo non hanno nemmeno coperto le cattedre liberate dai pensionamenti – dice Marcello Pacifico, leader Anief -: lo scorso anno si è arrivati al paradosso che a fronte di circa 85 mila assunzioni a tempo indeterminato accordate dal Mef ne sono state poi effettuate meno di 25 mila, mandandone in fumo quindi 60 mila. È anche da questo che deriva il boom di supplenze di quest’anno e che nella prossima estate, se non si attuano le assunzioni per titoli e servizi, potrà solo che aumentare. Così ci ritroveremo col doppio record: i docenti più vecchi e pure i più precari d’Europa. I fondi del Recovery plan possono servire anche a questo”.
Oltre la metà dei docenti della nostra Penisola lascerà così il lavoro nei prossimi 15 anni: lo ha confermato oggi il rapporto della rete Eurydice, dal quale risulta che la carenza di insegnanti è peggiorata negli ultimi anni e riguarda 35 sistemi educativi in Europa: otto di questi, tra cui anche l’Italia, soffrono sia di carenze che di eccesso di offerta. Tra le carenze di docenti, quelle nelle discipline Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e riguardanti le lingue straniere risultano maggiori.
I RISCHI DEI DOCENTI ANZIANI
“Alla luce della pandemia da Covid-19 – riporta la stampa specializzata -, l’età avanzata degli insegnanti aggiunge un ulteriore elemento di vulnerabilità ai sistemi educativi nel loro insieme, sia per la maggiore fragilità degli stessi, sia per la diffusa difficoltà tra gli insegnanti più anziani di gestire la didattica a distanza attraverso le nuove tecnologie.
RIFORMA IN ARRIVO
Nei giorni scorsi di questo tema si è parlato a seguito del piano del ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, le cui linee guida programmatiche sono state annunciate in audizione alle commissioni Lavoro e Affari costituzionali di Camera e Senato, con riferimenti diretti al "Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale": “le cessazioni delle fasce con maggiori anzianità contribuiscono a elevare la quota di laureati che tuttavia non supera il 40%. È urgente ripensare i meccanismi di reclutamento”, ha detto il ministro per la PA.
LA POSIZIONE DELL’ANIEF
Il ragionamento, ricorda Anief, vale in modo particolare per la scuola, dove la maggior parte dei docenti e del personale Ata si colloca nella fascia 51-67 anni. Quelli che l’Unione europea sostiene che lasceranno il lavoro nei prossimi 15 anni. Il giovane sindacato ritiene che Anief ritiene che sia prima di tutto necessario svecchiare il corpo docente italiano: per questo, come già chiesto con l’ultima Legge di Bilancio attraverso specifici emendamenti, è urgente operare una “proroga dell’Ape sociale” comprendendo stavolta tutte le categorie scolastiche, oltre che la “tutela ai Lavoratoti fragili”.
“Avere più di 50-55 anni significa essere più esposti alle patologie, oltre che allo stesso Covid – dice Marcello Pacifico, presidente Anief -. Riteniamo che sia doveroso quindi procedere all’uscita graduale di questi insegnanti a partire dai 62 anni, ovviamente senza tagli all’assegno di quiescenza, così come si fa con personale delle forze armate. Non è possibile continuare ad ignorare lo stress psicofisico di chi svolge questa professione in tutti gli ordini di scuola, continuando pure a negare il rischio biologico invece riconosciuto ad altri professionisti, ad iniziare da quelli che operano in campo sanitario. Nello stesso tempo – continua Pacifico – per ringiovanire la categoria degli insegnanti è bene che otto docenti under 35 su dieci non siano più assunti con contratti a tempo determinato: è una prerogativa necessaria, da introdurre per via legislativa”.
PER APPROFONDIMENTI:
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