Presto dovrà essere presa una decisione su come collocare la formazione obbligatoria dei docenti all’interno del nuovo contratto nazionale di lavoro: se con la Buona Scuola di Renzi, nel luglio 2015, è diventata un diritto dovere annuale, da definire da ogni collegio dei docenti, la parte attuativa non è stata mai sottoscritta. Le intenzioni del ministro dell’Istruzione, su come definirla, sono contenute nell’Atto di indirizzo già presentato, nel quale si anticipa che “il contratto definirà un pacchetto di ore specificamente e obbligatoriamente destinate alla formazione, finalizzate in particolare alla formazione dei docenti. (…) Il contratto, valorizzando l’impegno ulteriore previsto per tutto il personale e fermo restando il principio della remunerazione per il lavoro svolto al di fuori dell’orario di servizio, potrà altresì prevedere le modalità attraverso le quali l’impegno in attività di formazione in servizio certificate, valutate e coerenti con l’attività didattica svolta si collegherà a ulteriori sviluppi di valorizzazione professionale”. Questo è ancora un foglio bianco tutto da scrivere, ricorda Orizzonte Scuola.
Marcello Pacifico, presidente Anief, ricorda che “la formazione è centrale nella vita professionale di tutti i lavoratori della scuola, ma deve essere retribuita, come ci ha ricordato la Corte di Giustizia Europea. E va necessariamente svolta durante l’orario di servizio e senza ore aggiuntive. Piuttosto, è bene che dal tavolo contrattuale esca un messaggio forte: visto che un docente su quattro è precario ed ha gli stessi diritti-doveri del collega di ruolo, è giunta l’ora che si assegni la Carta dei docenti anche ai precari. Come pure al personale educativo, equiparato per legge ai docenti della primaria, e naturalmente a quello amministrativo: per quale motivo il personale Ata è escluso della card che permette l’aggiornamento professionale?”.
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