Riprende il confronto tra governo e parti sociali sulle pensioni dei dipendenti pubblici: domani, 26 giugno, alle 11.30, a quattro mesi di distanza dall’ultimo confronto, il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Elvira Calderone incontrerà le confederazioni sindacali per riaprire quel tavolo contrattuale che conduce su strade nuove da percorrere sul fronte della previdenza dei lavoratori, ad iniziare dal superamento della contestata Legge Fornero.
Secondo Marcello Pacifico, segretario confederale Cisal e presidente nazionale Anief, “sarà importante verificare se vi sono le intenzioni per un cambio di passo. Le nuove modalità di pensionamento devono passare, come chiediamo da tempo, attraverso specifiche finestre per il personale scolastico e il riscatto gratuito degli anni universitari. Sarebbe anche importante verificare se è possibile attuale la separazione delle spese dell'assistenza dalla previdenza. Come pure la somministrazione di assegni di quiescenza dignitosi, soprattutto da parte di chi per oltre 30 anni ha lavorato e versato i suoi contributi”.
“Secondo noi – continua Pacifico - hanno fatto il loro tempo le quote ‘tampone’ e anche gli anticipi pensionistici che hanno come contropartita l’abbattimento dell’assegno, come avviene per ‘Opzione donna’: è ora di finirla con queste ‘polpette avvelenate’. Il comparto pubblico ha lavoratori di età media altissima, ben oltre i 50 anni, mentre i giovani sono al palo: solo questo è un motivo per trovare soluzioni adeguate”, conclude il rappresentante sindacale autonomo.
DA DOVE RIPRENDE LA TRATTATIVA
Il Sole 24 Ore, come riporta la stampa specialistica, nell’incontro di domani si cercherà di “aprire la strada alla cosiddetta «staffetta generazionale» e sul rilancio della previdenza complementare, possibilmente anche con una nuova fase di silenzio-assenso per il Tfr. Come emerso dagli incontri precedenti, a livello legislativo la riforma dovrebbe prendere corpo dalla prossima manovra, ma sarà eseguita praticamente a step fino al termine della legislatura. Dunque si profila la proroga di Quota 103 subito, magari con alcune modifiche. Ma il pallino della Lega e che potrebbe anche essere il punto di arrivo, è Quota 41, anche se la strada è lunga. Ecco perché appare probabile ripetere Quota 103 (la possibilità di uscita con 41 anni di versamenti e 62 anni d’età) e pure quella dell‘Ape sociale in termini di uscite anticipate dal lavoro, oltre ad una rivisitazione dell’elenco dei lavoratori usuranti da mandare prima in pensione”, ricordando che nella scuola la possibilità è estesa solo ai maestri della scuola d’infanzia e primaria.
I sindacati, anche Anief, puntano su pensionamenti con 62-63 anni o, in alternativa, con 41 anni di contribuzione. C’è poi il nodo Opzione donna che nel 2023 cesserà, dopo il ricalcolo contributivo dell’assegno, che con l’ultima legge di bilancio è stata limitata dal governo Meloni a un ristretto bacino di lavoratrici. Le organizzazioni sindacali chiedono anche il ripristino dei requisiti in vigore nel 2022 (58 anni d’età, 59 per le lavoratrici autonome, e 35 di contributi). Al di là delle posizioni politiche, il nodo resta sempre la spesa prevista. Con il piano previdenza giovani ancora da capire come applicarlo, c’è un piano per la previdenza integrativa, dove i tecnici del governo hanno già cominciato a valutare diverse ipotesi. Prima fra tutte quella relativa all’innalzamento dell’attuale soglia di deducibilità (attualmente a 5.164,57 euro annui). Infine, c’è la proposta di destinare il Tfr ai fondi pensione, che strizza l’occhio proprio ai sindacati. Nel 2022 il flusso di Tfr convogliato sulla previdenza complementare è stato di 7,3 miliardi, con una crescita di 339 milioni rispetto a due anni fa.
LA PROPOSTA CISAL SULLA SCUOLA
Per i lavoratori della Scuola, la Cisal ricorda che in Italia opera la categoria più vecchia e precaria del mondo: “L’alta percentuale di dipendenti over 60 è dovuta al fatto che i lavoratori della scuola si mandano in pensione troppo tardi – ricorda Pacifico - ignorando burnout e patologie a cui sono sottoposti. Inoltre, continua l’abuso dei contratti a termine, malgrado da Bruxelles arrivino segnali chiari sull’esigenza di finirla con questa reiterazione gratuita: cominciamo a dare ascolto alla Commissione Ue e rispettiamo le direttive europee che valorizzano e tutelano gli insegnanti, a cominciare da quelli assunti e licenziati senza motivazioni”.
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