Nel Paese che ha fatto la storia e dato i natali al diritto, con il più alto numero di siti di patrimonio Unesco, l’ultima riforma degli istituti superiori prevede il dimezzamento delle ore settimanali della storia: ad una disciplina che dovrebbe essere considerata come ‘maestra di vita’, viene infatti ora conferito uno spazio ridottissimo. Inoltre, nonostante le dichiarazioni favorevoli espresse da chi governa l’istruzione e dalle più alte cariche pubbliche alla trasmissione delle conoscenze su Cittadinanza e della Costituzione, nei fatti la materia basilare continua ad essere dimenticata. Anief chiede una modifica immediata al piano di revisione della Storia prevista dal nuovo piano orario settimanale degli istituti professionali e l’immediato inserimento dell’educazione civica in tutti gli ordini scolastici.
Il reddito di cittadinanza è il nuovo aiuto economico contro la povertà che farà parte delle misure inserite nella nuova Legge di Bilancio 2019; secondo le ultime notizie, partirà da marzo 2019 e da un importo di reddito minimo più basso di 780 euro. Una volta poi completata anche la riforma dei Centri per l'Impiego, indispensabile affinché il sussidio possa essere gestito e controllato, partirà a pieno regime. Per info, contatta la sede Cedan più vicina a te.
La causa si concluse con un verdetto favorevole per Anief e i suoi legali, ma ad oggi non si vede la sua effettiva realizzazione. Con essa si riconosce il diritto dei lavoratori che hanno prestato servizio per 36 mesi in modo continuativo a essere finalmente assunti a tempo indeterminato. Il Presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, ci illustra l'orientamento della giurisprudenza italiana riguardo ai contratti a termine del personale della scuola.
“Anief ha vinto in Corte di Giustizia con i suoi avvocati e abbiamo vinto anche in Corte Costituzionale e in Corte di Cassazione. Di fatto dopo 4 anni ormai c’è una giurisprudenza granitica della Corte suprema italiana che riconosce al personale precario la parità di trattamento economica e giuridica col personale di ruolo. Quindi, laddove ci siano dei precari che continuano a prendere sempre lo stipendio iniziale è evidente che debbano ricorrere perché la legge purtroppo non è cambiata e bisogna rivolgersi al tribunale per avere, per esempio, gli scatti di anzianità; stiamo parlando di 12 - 15 mila euro di arretrati per 10 anni di supplenza. Dopo di che, sempre la Corte di Cassazione ha stabilito che il personale precario, che rimane in tale stato e che ha avuto più di 36 mesi di supplenza al 31 agosto o al 30 giugno nella stessa scuola, ha diritto anche a un risarcimento che per 10 anni di precariato si quantifica in altri 15 mila euro. In tutto questo, se si va a dimostrare pure che durante le mensilità estive, di luglio e agosto, il posto era vacante e disponibile, si vanno a recuperare ulteriori 1500 euro per anno. Quindi, sono azioni che si devono intraprendere anche se si è entrati di ruolo perché, come dimostra la causa Rossato ma indipendentemente da questa, già oggi al personale di ruolo sono riconosciuti gli scatti di anzianità che gli erano stati negati da precario e tutto questo non c’entra niente con la ricostruzione di carriera. Quindi, invitiamo tutto il personale docente e Ata a ricorrere nei tribunali, i ricorsi sono gratuiti, per avere finalmente lo stipendio che gli spettava”.
A quasi un mese dall’inizio dell’anno scolastico vi sono ancora diverse migliaia di cattedre da assegnare: gli Uffici scolastici hanno passato la “palla” alle scuole, che stanno convocando dalle graduatorie d’istituto. A Milano, la realtà scolastica più grande d’Italia, in estate non si è coperto nemmeno il turn over: il dirigente responsabile, Yuri Coppi, subentrato all’attuale Ministro dell’Istruzione, spiega che ci sono troppe graduatorie esaurite, sia per le discipline che per il sostegno. Ma gli abilitati ci sono. La verità, ricorda l’Anief, è che allo Stato conviene troppo tenere 110 mila insegnanti precari, mantenendo in vita posti in deroga e in organico di fatto: la vessazione legalizzata verso i supplenti, comunque, non sfugge ai giudici, secondo i quali un precario non può esser trattato in modo diversificato o subalterno ad un collega di ruolo. Così scattano risarcimenti con molti zeri a carico dell’amministrazione che avrebbe speso meno immettendo in ruolo.
A quasi due settimane dalla sentenza Motter, il Presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, spiega come è stata accolta in Italia e cosa accadrà ai ricorsi relativi alla ricostruzione di carriera. La sentenza Motter è stata letta in Corte di Giustizia Europea il 20 settembre 2018 alla presenza del presidente Pacifico e dei legali Anief Fabio Ganci, Sergio Galleano, Vincenzo De Michele, Gabriella Guida e Ersilia De Nisco.
“È evidente che quando queste ragioni oggettive astratte si verranno a scontrare con la praticità dei casi e verranno discusse in udienza, e in Cassazione pure, si dimostrerà che tali ragioni oggettive non esistono, perché di fatto dopo 16 anni viene riconosciuto tutto il preruolo che non è stato conteggiato dopo i primi 4 anni. Quindi si parla solo di un raffreddamento della carriera che poi, di fatto, viene riconosciuta dopo 16 anni. Dunque, sono delle ragioni oggettive che poi scompaiono e che verranno contestate nei tribunali. Poi bisogna considerare che sulla ricostruzione della carriera gli effetti della Motter non sono omogenei per tutti, perché è necessario ricordare che il personale Ata può continuare il contenzioso impugnando la ricostruzione di carriera, perché lì non ci sono stati concorsi, quindi anche le ragioni oggettive astratte riconosciute dall’Europa non ci sono. Per quanto riguarda poi il personale docente bisogna dividerlo in categorie: ad esempio, per tutti coloro che sono stati assunti dopo il 2011 ma hanno avuto diversi anni di precariato, già il giudice in quanto precario riconosce loro la progressione di carriera e quindi nella ricostruzione viene assorbito un principio che è passato ingiudicato, quello secondo il quale tutto il servizio preruolo deve essere valutato per intero; quindi tutti questi ricorrenti potranno avere successo nei ricorsi che hanno fatto anche per la ricostruzione di carriera. La stessa cosa vale pure per coloro che sono stati assunti dopo il 2011, perché nella ricostruzione di carriera andranno a contestare quel contratto integrativo che ha cancellato di fatto il primo gradone stipendiale ai neo assunti dopo il 2011. Dunque, in definitiva, diciamo che poche persone subiranno questi effetti della sentenza Motter, sempre che i giudici nazionali non sposino le tesi dei legali dell’Anief secondo cui queste ragioni oggettive non esistono, perché dopo 16 anni vengono cancellate persino dall’ordinamento italiano. Quindi è una battaglia che continueremo a fare, difendendo i diritti del personale di ruolo anche per il periodo di precariato, affinché ci sia la parità di trattamento tra tutti e venga riconosciuta la professionalità svolta dalla totalità di docenti e Ata per tutti gli anni di precariato a servizio dello Stato italiano”.