Lo stanziamento nella Legge di Bilancio 2018 è di 31,7 milioni di euro per il 2018 e di 95,12 a decorrere dal 2019: sembra che comporterà un aumento stipendiale per i dirigenti di 11.899,74 euro lordi. Ovvero corrispondente a 3.500 euro in più all’anno. Si tratta di una cifra largamente inferiore a quella che sarebbe servita per attuare una vera equiparazione con gli stipendi degli altri dirigenti pubblici, perché il gap rispetto agli altri dirigenti pubblici dell’istruzione e della ricerca è superiora agli 11mila euro.
La stessa Legge di Stabilità, inoltre, prevede lo stanziamento effettivo in busta paga solo con un anno di effetto retroattivo: in pratica, si vuole incrementare la retribuzione di posizione parte fissa, che ha effetti diretti pure sull’assegno previdenziale, solo dal 2018. Secondo il sindacato Udir, tuttavia, la retroattività del provvedimento di soli dodici mesi non basta: poiché lo stipendio rientra nell’attuale contratto collettivo nazionale di categoria, occorre procedere all’incremento stipendiale già dal 2016.
Marcello Pacifico (Anief-Udir): Ancora una volta, si sta cercando di danneggiare i dirigenti scolastici, con operazioni solo di facciata. È evidente che noi a questo gioco non ci stiamo. Al momento la retribuzione di posizione, parte fissa, dei dirigenti scolastici ammonta a 3.556 euro. Mentre per i dirigenti della stessa area della Conoscenza supera gli 11mila euro. Quindi, indipendentemente dalla parte variabile, i presidi prenderanno 8mila euro in meno, pur appartenendo allo stesso ambito. Per questo, siamo pronti a presentare ricorso che è solo il primo passo per raggiungere la perequazione esterna. La quale si basa sui fondi destinati a restituire una maggiore parte variabile, quella legata ai risultati. Nel triennio attuale non c’è quindi alcuna perequazione da attuare rispetto agli altri dirigenti della stessa area.