I numeri dicono che il piano governativo è fallito clamorosamente rispetto alle promesse dell’ex premier Renzi che, nel settembre del 2014, lanciò in ‘pompa magna’ la prima versione della riforma della Buona Scuola con 150mila assunzioni, poi rivelatesi meno di 90mila. Ma anche riguardo a quanto ribadito lo scorso anno dall’allora Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che ha ribadito la volontà di cancellare la ‘supplentite’, perché ‘le supplenze ci saranno sì, ma saranno quelle fisiologiche, brevi’. Nella prossima estate ci ritroveremo con 35mila assunzioni, 25mila però da turn over: quindi, gli incarichi a tempo determinato da attribuire saranno ancora una volta 100mila.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): serve una seria ricognizione sui 130mila posti di personale docente andati in supplenza (un terzo dei quali di sostegno, visto che nell’anno corrente sono stati sottoscritti 52mila contratti in deroga) e sui 45mila di personale ATA ed educativo assegnati con contratti al 30 giugno. Si scoprirebbe che la gran parte di quei posti sono, in realtà, vacanti e disponibili per i trasferimenti e le immissioni in ruolo: vanno quindi trasformati in organico di diritto. È chiaro che i 10mila come vuole imporre il Mef sono poca cosa. In caso contrario, Anief è pronta a ricorrere alla Cedu e a voler proseguire i contenziosi nei tribunali del lavoro. Il tutto, dopo la denuncia alla Commissione delle Petizioni del Parlamento UE, con il Governo italiano chiamato a fornire dettagliati ragguagli all’interno di un’adunanza plenaria, oltre che il formale reclamo presentato al Consiglio d’Europa. Un primo passo verso questa necessità è quella di ritirare le leggi delega.