Le somme messe a disposizione per far crescere gli stipendi dei lavoratori pubblici, con le ultime tre leggi di stabilità, compresa la prossima, sono a dir poco esigue. Perché, quindi, ci si meraviglia se l’Aran attende l’esito della manovra 2018, prima di sedersi al tavolo delle trattative per definire i dettagli dell’aumento-miseria? Perché si parla di situazione di “stallo”, di “tentennamenti” e “tattiche dilatorie” della parte pubblica, dal momento che sono stati gli stessi sindacati rappresentativi a sottoscrivere, il 30 novembre 2016, un accordo a perdere con la Funzione Pubblica?
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La metà degli incrementi da noi richiesti coprono la mancata assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale, mentre gli altri 135 euro sono quelli da garantire in proporzione all’inadeguatezza dei compensi, fermi dal 2009. La verità è che quell’intesa con la Ministra Madia è stato un autogol, perché si sono ingabbiati gli aumenti all’interno di tetti ridicoli. I quali, adesso, rischiano pure di venire meno. Così ci ritroveremo con dei dipendenti che dopo dieci anni di fermo stipendiale guadagneranno il corrispondente di una pizza in più al mese. Noi a questo gioco non ci siamo mai stati e non ci stiamo più che mai adesso: sarebbe corretto che ognuno si assuma le proprie responsabilità. La categoria non andava svilita, accettando incrementi di stipendio ridicoli, per poi rivendicare maggiori risorse, a Legge di Stabilità praticamente chiusa. Per non parlare degli arretrati: 2.654 euro, comprensivi delle quattro mensilità di fine 2015 indicate dalla Consulta ma ignorate dalla parte pubblica, che vorrebbe archiviare la ‘pratica’ cavandosela con qualche centinaia di euro. Sono elementi che andavano difesi prima: ora è troppo tardi per recuperarli con gli appelli a Governo e Parlamento. L’unica strada che rimane da percorrere è andare dal giudice.
Chi vuole rivendicare uno stipendio adeguato almeno al 50% dell'aumento dei prezzi da settembre 2015, come prevede la legge e ha confermato la Corte Costituzionale, quindi recuperando in toto l'indennità di vacanza contrattuale, può inviare da subito il modello di diffida predisposto dall’Anief.