La scuola entra nelle case degli italiani per i fatti di cronaca e non per il ruolo centrale che svolge per la formazione dei cittadini: è di poche ore fa l’aggressione a una docente in classe da parte di un alunno di Acerra che per contestare una nota disciplinare ha sfregiato la professoressa al volto con un coltello: si tratta solo dell’ultimo caso di violenze subìte da una categoria sempre più bistrattata.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sono fatti gravissimi e sconcertanti, attuati contro dei pubblici ufficiali, quali sono gli insegnanti nell’esercizio delle loro funzioni, che operano per il bene della collettività scolastica e della società tutta. Ormai chi fa questo mestiere è esposto a pericoli di ogni genere, soprattutto nelle aree del Paese più deprivate a livello culturale. La scuola in certi territori rappresenta una delle poche istituzioni che agiscono in modo diretto per il rispetto delle regole, la trasmissione della cultura e per rimarcare i valori costituzionali dello Stato, imprescindibili, che vanno trasmessi a costo di risultare “antipatici”. Le famiglie e gli studenti che non sopportano questo genere di messaggi, finalizzati alla formazione dei cittadini e all’agire nella legalità, possono reagire in malo modo, cercando di imporre il loro codice di comportamento che opera nella devianza. Ma dietro a certi episodi ricorrenti c’è anche lo scadimento sociale del ruolo del docente. Su questo versante, ha contribuito non poco il trattamento economico sempre peggiore che i vari Governi hanno riservato a chi opera nella scuola. E pagando un insegnante meno di un impiegato, si arriva a deprezzare il loro ruolo al centro della società. Non dare il giusto rilievo a tutto questo significa produrre ulteriori spallate all’autorevolezza di chi fino a pochi anni fa veniva giustamente quasi considerato un eroe. Mentre oggi si arriva a colpirlo in tutti i modi.