Donne e ragazze, una componente presente in alto numero nella scuola: sono le vittime più appetibili di chi compie atti di prepotenza e violenza nei confronti del personale scolastico. Il dato è stato comunicato oggi durante il webinar “Multisectoral social dialogue project: the role of social partners in preventing third-party violence and harassment at work”, al quale hanno partecipato diversi sindacalisti europei, membri della Commissione Europea ed esperti del settore.
Durante l’incontro, moderato da Nadja Salson, funzionario dell’Epsu, è stato esemplare l’intervento di Mathias Wounters, ricercatore della Leuven University (Belgio): “il problema – ha detto - rimane purtroppo serio, arduo da quantificare e di conseguenza risulta difficile tutelare i lavoratori stessi. Con il cyber bullismo diventa ancora più complicato individuare i colpevoli, siano essi esterni o interni alle organizzazioni lavorative o scolastiche, e pure le normative, qualora presenti, non sempre sono efficaci ed attuabili. Le maggiori vittime purtroppo sono sempre le donne. Manca ancora uno studio sistematico del problema, un monitoraggio costante, ed anche leggi efficaci; talvolta gli stessi giudici non riescono a dare pene adeguate”.
Il professor Ettore Michelazzi, presidente del Consiglio nazionale Anief e delegato per la Cesi, ha citato alcuni casi italiani: quasi sempre “i docenti, che subiscono violenza, comunque preferiscono non procedere né con segnalazioni ai dirigenti scolastici e agli Usr né con denunce alle autorità giudiziarie; questo a dimostrazione che esiste un fenomeno sommerso. In Italia siamo molto in ritardo su questa problematica: servono mezzi, strumenti ed una legislazione maggiormente efficace, ma soprattutto si dovrebbero produrre iniziative di informazione, partendo anche dagli studenti, e con la partecipazione sia dei datori di lavoro che delle parti sociali”.