La circolare n. 169 del 15 novembre 2017 dell’INPS è esplicativa della situazione, nella fattispecie, in cui versano migliaia di docenti che non ritrovano nei propri estratti contributivi i loro contributi, soprattutto relativi al preruolo. Tale circolare sostituisce la precedente, n. 94 del 31 maggio 2017, attraverso la quale veniva fissato un termine di prescrizione al 31 dicembre 2017 per dichiarare il numero e il tipo dei contributi versati.
Diventano operative le disposizioni, figlie del piano di digitalizzazione della PA, che il Miur ha realizzato pubblicando la scorsa estate le “nuove modalità di gestione delle domande di ricostruzione di carriera” (Nota n.17030 del 1° settembre 2017), dalle quale risulta che le richieste “per il riconoscimento dei servizi agli effetti della carriera del personale scolastico” d’ora in poi potranno essere presentate in modalità online “al Dirigente scolastico nel periodo compreso tra il 1º settembre e il 31 dicembre di ciascun anno, ferma restando la disciplina vigente per l’esercizio del diritto al riconoscimento dei servizi agli effetti della carriera”.
Tuttavia, il Miur continua a voler applicare la normativa interna che riconosce per intero solo i primi 4 anni di pre-ruolo, mentre tutto il resto del servizio svolto come supplente vale solo per due terzi. Così, ad esempio, ad un precario storico con 13 anni di pre-ruolo vengono tolti illegittimamente, ai fini della carriera, 3 anni. Allo stesso modo, l’amministrazione continua a non riconoscere gli anni di servizio svolti nelle scuole paritarie. Il giovane sindacato ricorda che precise direttive comunitarie non dicono questo, ma impongono, senza distinzione di sorta, la non discriminazione tra il servizio a tempo determinato e quello svolto dal personale di ruolo o in scuole con la stessa valenza giuridica. Per questo l’Anief invita tutto il personale interessato a presentare domanda di ricostruzione di carriera indicando l’intero servizio utile. Per ulteriori informazioni e aderire ai ricorsi Anief sulla ricostruzione di carriera, cliccare qui.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non esistono servizi di serie A o di B, ma attività lavorative che hanno incrementato l'esperienza del lavoratore e che devono correttamente essere riconosciute ai fini delle progressioni stipendiali senza alcuna discriminazione. Il nostro sindacato ha già vinto più volte in tribunale, ottenendo il riconoscimento della pari dignità al servizio da precari e anche sulla questione del servizio svolto nelle scuole paritarie: abbiamo già ottenuto ragione ai fini dell'attribuzione di punteggio per la mobilità in molte province d'Italia e abbiamo ottenuto pronunce anche sulla valutabilità di tali esperienze ai fini della carriera.
A distanza di due anni dall’approvazione della Legge 107/15, le disposizioni normative sulle immissioni in ruolo dalla Sicilia alla Val d’Aosta rischiano di cadere per mano di un Governo “amico”, quello attuale che fa capo al premier Paolo Gentiloni. A farlo intendere, parlando dell’eccessivo pendolarismo degli insegnanti italiani costretti a spostarsi al nord, loro malgrado, è stata la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.
Nel disegno organizzativo che sta realizzando la Ministra per il futuro prossimo ci sono dei docenti precari che “sceglieranno a monte per quale regione concorrere e dunque saranno consapevoli fin dall’inizio che la vita professionale potrebbe svolgersi a chilometri di distanza dalla propria famiglia e dai propri affetti”. Non come accaduto con il piano straordinario di immissioni in ruolo e un conseguente algoritmo “pazzo”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal):Quello che forse sconvolge il sistema è l’assoluta nonchalance con la quale la Ministra Fedeli ‘bolla’ quella parte di riforma prodotta dal suo stesso partito, con cui, attraverso un meccanismo matematico segretato si è disposto della vita di decine di migliaia di persone, prima che di docenti. A distanza di 26 mesi, la Fedeli, cassando quella norma, ammette che è stata una scelta errata imporla contro il volere di tutti. Trovando una soluzione che non convince: perché, anziché tornare alle graduatorie per province, si introduce la scelta dell’ambito regionale. Come se tra Mantova e Varese, situate nella stessa Regione, non vi siano oltre 230 chilometri di distanza e tre ore di viaggio. Per questo, abbiamo chiesto da tempo di cancellare le assunzioni coatte fuori provincia. Oltre a far confluire sull’organico di diritto, circa 80mila posti, di cui la metà su sostegno, oggi ancora congelati su quello di fatto. È ora di finirla con i Ministri dell’Istruzione che prima di terminare il mandato fanno di tutto, anche ribaltare le riforme prodotte dal proprio partito, pur di far approvare delle leggi, nel tentativo esclusivo di non farsi dimenticare.
Il sindacato autonomo respinge la tesi della Ministra, secondo la quale non ci sarebbero “persone preparate sul sostegno”. All’infanzia e primaria, inoltre, ci sono tantissimi idonei non considerati. In aggiunta, esistono 40mila cattedre che comunque ad oggi rimarrebbero bloccate: la Legge 449/1997 (art. 40), nata come un’introduzione provvisoria dei posti in deroga su sostegno, da assegnare con contratto a tempo determinato per garantire il diritto allo studio degli studenti con disabilità, si è trasformata nell’ultimo ventennio in una cattivissima prassi: la norma transitoria è stata infatti riproposta nel 2007, sancita nel 2010 e confermata dall’ex Ministro Maria Chiara Carrozza con la Legge 128/2013, attraverso cui si impone la copertura del 30% dei posti di sostegno liberi con supplenze al 30 giugno, dunque non disponibili né per i trasferimenti né tantomeno per le assunzioni a tempo indeterminato.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il Governo ha allestito una riforma sul sostegno fallimentare, da cui hanno preso le distanze anche le associazioni che tutelano i disabili e le loro famiglie. Per non parlare della pessima organizzazione delle graduatorie di merito dei concorsi attinenti alla scuola dell’infanzia e della primaria: siccome la correzione è arrivata solo per la scuola secondaria, ci ritroviamo con delle province, come quella di Roma, dove si sarebbero potuti stabilizzare centinaia e centinaia di docenti, ma che per un assurdo vincolo numerico, quale è appunto il 10% massimo oltre le immissioni in ruolo previsto, sono rimaste al palo. E se mancano docenti, allora perché l’ultimo corso di formazione è stato organizzato per meno di 10mila posti, mentre quelli liberi sono quattro volte tanto? Al massimo, comunque, potrebbero concorrere per coprire quelle cattedre fino al 30 giugno del 2018. Così lo Stato risparmia pure sui mesi estivi. E chi se ne importa se ancora oggi, a fine novembre, assistiamo all’ennesimo ‘balletto’ dei supplenti? Con alunni che per Natale, forse, avranno finalmente il loro supplente annuale definitivo, dopo averne cambiati anche tre o quattro da settembre.
Le famiglie degli alunni disabili, ma anche i docenti, i dirigenti e il personale scolastico, possono ricevere informazioni sulle specifiche azioni legali patrocinate gratuitamente dall'Anief per tutelare il diritto all'istruzione e alla continuità didattica dei propri figli, scrivendo all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Ricordiamo che tale formula di uscita anticipata dal mondo del lavoro è destinata a coloro che hanno almeno 63 anni, disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori da almeno tre mesi, persone che assistono il coniuge o un parente con handicap, invalidi civili, addetti a lavori gravosi da almeno sei anni, e prevede un assegno fino a 1.500 euro. Il termine ultimo per inoltrare la domanda era il 15 luglio scorso, ma il decreto che ha ufficializzato la misura ha definito un nuovo termine di scadenza di presentazione delle domande, fissato al 30 novembre.