Varie

ANIEF: non sono casi sporadici, ormai la media è di 28-30 iscritti per aula. È una vergogna nazionale derivante dal fatto che negli ultimi 5 anni lo Stato ha tagliato 200mila posti tra docenti e Ata, tenuto ai margini 150mila precari abilitati vincitori di concorso e cancellato quasi 2mila scuole. Il Pd annuncia un’interrogazione parlamentare. Il M5S presenta uno schema di risoluzione sul sovraffollamento delle classi per “inidoneità delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrità, igiene e vivibilità”. Il Governo prende tempo. Ma secondo Marcello Pacifico (presidente ANIEF) sicurezza e diritto allo studio non possono attendere.

Cambia il Governo ma le classi pollaio rimangono: per il prossimo anno scolastico, seppure in presenza di 30mila alunni in più distribuiti nelle varie scuole, il Miur non vuol sentire parlare di incremento di docenti ma intende attenersi alla legge 111/2011, che impone lo stesso numero di insegnanti dell’anno precedente. Ciò comporterà un numero sempre più alto di alunni per classe, che si aggira ormai mediamente sulle 28-30 unità. Con punte da record: la rivista specializzata “Orizzonte Scuola” riporta che nelle Marche sono state formate prime classi da 33 alunni al linguistico di Pesaro e al Benincasa di Ancona; ci sono poi 36 iscritti al liceo Rinaldini di Ancona e addirittura 37 allo scientifico di Tolentino. Si tratta di numeri impressionanti, per i quali l’on. Piergiorgio Carrescia (Pd) ha annunciato un’interrogazione parlamentare.

Ma quella dell’incremento di alunni non compensato da un aumento di docenti è ormai storia vecchia: negli ultimi cinque anni, a fronte di una vistosa maggiorazione di iscritti negli istituti pubblici, pari a quasi 100mila alunni, i Governi che si sono succeduti hanno avuto la “faccia tosta” di eliminare quasi 2mila scuole, 200mila posti tra docenti e personale Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari). Con il risultato che quelli che erano nati, durante la gestione Gelmini, come limiti numerici da adottare in casi eccezionali, sono diventati la norma: nella scuola d’infanzia si è passati da 28 a 29 alunni, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori si sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni per classe.

Il sovraffollamento delle classi, attraverso uno schema di risoluzione presentato dal senatore Fabrizio Bocchino (M5S), è proprio in questi giorni oggetto di discussione nella VII Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali): ieri, 9 luglio, è ripreso l’esame dell’“Affare assegnato”, con l'Esecutivo che ha preso tempo per valutare “alcune richieste di modifica al predetto schema di risoluzione”.

Nella presentazione della risoluzione, il relatore del M5S ha dichiarato che l’alto numero di alunni per aule “comporta inevitabilmente l'inidoneità delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrità, igiene e vivibilità”. Considerando anche il mancato assolvimento del pieno diritto allo studio, non soddisfabile in gruppi-classe particolarmente grandi, Bocchino sostiene che “secondo la normativa vigente, in aula non possono essere presenti più di 26 persone, compresi gli insegnanti o l'eventuale ulteriore personale a qualunque titolo presente”. E che, in presenza di alunni disabili, “il numero complessivo dovrebbe essere al massimo di 20, in modo da facilitare i processi di integrazione e d'inclusività”.

Purtroppo, si tratta di parametri sistematicamente elusi. Con il Miur che continua a nascondersi dietro ad un dito, parlando di sforamenti rari e al di sotto l’1%. “Oltre al danno irrecuperabile che si arreca agli studenti - ribatte Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'ANIEF e segretario organizzativo Confedir - è grave che si continua a non tenere conto che la scuola italiana ha a disposizione, pronti a subentrare, 150mila docenti precari già abilitati all'insegnamento e vincitori di pubblici concorsi. Invece di utilizzarli, fa di tutto, anche ammucchiando gli alunni nelle classi, per tenerli a debita distanza e risparmiare soldi. Ma è una politica che non paga. Perché prima o poi toccherà ad un tribunale super partes, come quello di Lussemburgo, ristabilire i parametri di un sistema di istruzione degno di questo nome”.

 

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Impensabile chiudere le scuole nel mese di settembre per favorire il turismo. Il ministro Gelmini dovrebbe favorire il sapere e agevolare il diritto all’istruzione di tutti gli alunni, se veramente vuole una scuola di qualità, e non pensare alle vacanze degli italiani, costretti, alla disoccupazione e al lavoro straordinario.

E le 200 ore indispensabili di lezione, poi, chi le assicura? Per non parlare dei 215.000 Docenti e Ata supplenti annuali, precari, su posti vacanti e disponibili, che sarebbero contenti di rimanere al mare o in montagna a settembre ma con lo stipendio pagato, e perché no, anche con i soldi di luglio e agosto, visto che il loro contratto si è concluso per un reiterato arbitrio dell’Amministrazione, divenuto consuetudine, poco prima dell’inizio delle vacanze estive, quando le scuole sono ancora impegnate in collegi docenti, delibere e programmazioni. La proposta di legge rappresenta una truffa per il personale precario della scuola e per le famiglie. Speriamo che il ministro smentisca in Parlamento dove è stata chiamata a rispondere.

 

Il comunicato stampa dell’on. Russo (Pd)

RUSSO (PD), LA GEMINI VENGA SUBITO IN COMMISSIONE A DIFENDERE SCUOLA E UNIVERSITA’

PALERMO, 26 MAGGIO - "Considerata l'approvazione di ieri, in Consiglio dei Ministri, della manovra correttiva di finanza pubblica che determina numerose e preoccupanti ripercussioni sul mondo della scuola e dell'università, credo sia utile, oltre che doveroso, poter interloquire con il ministro Gelmini in VII commissione per essere rassicurati e poter rassicurare tutto il personale della scuola oltre  che gli studenti e le relative famiglie." Lo ha detto Tonino Russo, parlamentare nazionale del PD e componente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, rivolgendosi oggi alla presidente Aprea in chiusura dei lavori della commissione.

"Le notizie relative ad un nuovo blocco del turnover, all'aumento dell'età pensionabile e al blocco pluriennale degli stipendi - continua Russo - riguardano direttamente le competenze e i lavori della nostra commissione. Per questo, ancor prima dell'esame di merito dei provvedimenti, mi aspetto che il ministro senta il dovere di incontrarci per fare, magari, fronte comune in difesa di scuola e dell’università, delle quali il ministro dovrebbe pur sempre rimanere il principale difensore".

"L'occasione, -ha concluso il parlamentare del PD - potrebbe essere utile anche per fugare le preoccupazioni di chi crede che il rinvio dell'inizio dell'anno scolastico al 1 ottobre danneggerebbe soltanto la didattica, le abitudini e le necessità delle famiglie che normalmente hanno genitori che lavorano. Infine, servirebbe a tranquillizzare i docenti precari che dall’attuazione del proposito rischierebbero di vedersi sottratto un ulteriore mese di stipendio".

 

Pacifico (Anief-Confedir): abbiamo un'organizzazione del corpo insegnante da terzo mondo. Facciamo i concorsi, scegliamo i migliori, si abilitano ma poi non vengono assunti.

L'Italia detiene gli insegnanti non solo peggio pagati dell'area Ocse, ma anche i più vecchi: l'impietosa conferma è arrivata oggi con il nuovo rapporto 'Education at a glance'. Nel rapporto si spiega che nel 2011 il 47,6% dei docenti elementari, il 61% di quelli delle medie inferiori e il 62,5% di quelli delle superiori aveva oltre 50 anni. Ma ciò che preoccupa ancora di più è questo resoconto, emesso sempre dalla importante organizzazione parigina: ''negli ultimi anni un numero decisamente limitato di giovani adulti è stato assunto nella professione di insegnante''.

Anief ritiene che il Governo italiano non può continuare a rimanere indifferente di fronte a certe indicazioni. Del resto si tratta di una normale conseguenza degli scellerati provvedimenti presi dagli esecutivi che si sono susseguiti a partire dal 2006. E serve un cambio di direzione.

"Stiamo pagando un conto salatissimo - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri - iniziato con il taglio degli organici, che ha cancellato 200mila posti in 6 anni, è continuato con il blocco del turn over e si è concluso con lo stop al rinnovo degli scatti e degli stipendi. Il risultato, al di là dei freddi numeri, è che oggi i nostri alunni si ritrovano davanti insegnanti anziani, stanchi e demotivati. Mentre i giovani vengono lasciati fuori, tanto è vero che anche quando sono abilitati e meritevoli si ritrovano ad entrare in ruolo ormai alle soglie dei 50 anni".

"Basta dire, a tal proposito, - continua il sindacalista Anief-Confedir - che solo una minima parte di coloro che conseguiranno l'abilitazione questa estate con i Tfa speciali avrà la possibilità di accedere al ruolo entro qualche anno. Mentre, se va bene, appena la metà dei vincitori del concorso a cattedra verranno assunti. E che dire degli oltre 200mila già abilitati da anni, inseriti nelle graduatorie, destinati a fare i supplenti chissà ancora per quanto? Non è un caso che il loro numero corrisponda a quello dei tagli agli organici degli ultimi sei anni...".

L'Ocse ha anche sottolineato che il gap stipendiale a inizio carriera (29.418 dollari per un prof italiano, contro 31.348 di media dei 34 membri dell'organizzazione), diventa sempre maggiore con il procedere dell'esperienza lavorativa: 36.928 dollari per un prof italiano con 15 anni di anzianità, contro 41.665 di media Ocse.

"Questo è un altro dato molto indicativo - prosegue Pacifico - che ci dice come la limitatezza del potere d'acquisto degli stipendi medi dei nostri insegnanti sia sempre più evidente. Basta dire che l'ultima indagine Ocde quantificava la forbice a fine carriera in 8mila euro. Con la tendenza attuale diventerà molto più grande. Ma non poteva andare diversamente, visto che con la riforma Fornero la carriera non sarà più di 35 anni di contributi, ma di 42 anni".

 

Invece di spiegare come stanno le cose, i sindacati si autoesaltano per un mini-accordo che porterà 50 euro a lavoratore. Dimenticando che quegli stessi fondi destinati ai progetti a miglioramento della didattica erano stati saccheggiati per salvare gli scatti di anzianità: un’operazione che il Governo Letta potrebbe tra l’altro anche vanificare, qualora approvasse la proroga del blocco sino a tutto il 2014.

Dopo aver recuperato gli scatti di anzianità tagliando i fondi destinati al Mof e riducendo al minimo le attività di supporto alla didattica, i sindacati rappresentativi firmano un accordo che non cambia la sostanza delle cose. Anzi per certi versi le peggiora. Anief ritiene ingiustificata, pertanto, la soddisfazione espressa dalle organizzazioni sindacali - in particolare da Cisl, Snals e Gilda - per l’accordo sulla ripartizione delle economie sul Fis-Mof 2011/12 (40.670.000 euro) e sulla pratica sportiva 2012/13 (3.104.000 euro).

Si fa presto a dire che si è centrato un obiettivo rendendo pubbliche le cifre complessive. Ma andando a fondo l’accordo si scopre che c’è poco da esultare: il nostro sindacato ha infatti calcolato che in media la scuola primaria e secondaria di primo grado (le destinatarie principali dell’accordo) riceveranno in media circa 4mila euro per implementare il fondo d’istituto. Ora, considerando che gli organici delle scuole italiane è composto da almeno 40-50 unità, tra personale docente e Ata, ad ognuna di queste andranno (qualora si operasse una suddivisione equa) non più 100 euro lordi. Quindi 50 netti. La domanda è d’obbligo: dov’è il grande risultato raggiunto dai sindacati?

Ma il punto è anche un altro. Perché la sottoscrizione dell’accordo ha riportato nel Mof degli istituti una parte di fondi che per contratto dovevano essere loro destinati (come previsto dal contratto nazionale di lavoro), ma che attraverso la Legge 122/2010 sono andati a finanziare gli scatti di anzianità del personale. Quegli stessi scatti che ora il Governo Letta, su indicazione del precedente esecutivo guidato da Mario Monti, vuole rimettere in discussione bloccando contratti e aumenti stipendiali fino a tutto il 2014.

“Come si fa a dire che questo accordo rende giustizia ai lavoratori della scuola?”, si chiede Marcello Pacifico, presidente Anief. “Vedersi assegnare un’elemosina per un progetto realizzato lo scorso anno scolastico non è paragonabile al danno ricevuto di rinviare di almeno un anno gli scatti stipendiali. E la cui assegnazione potrebbe, tra l’altro, venire meno qualora il Governo non dovesse trovare la copertura economica rimanente. Un sindacato serio queste cose le deve dire. Anziché – conclude Pacifico - parlare di risultato importante a vantaggio dei lavoratori”.