Diventa sempre più assordante il silenzio del Governo sul dopo “Quota 100”, avviato nel 2019 e destinato a finire assieme al 2021: senza una risposta concreta nella Legge di Bilancio 2022, l’anno prossimo ai lavoratori sarà infatti applicata in toto la riforma Monti-Fornero, con uscita solo a 67 anni di età oppure con circa 42 anni di contributi riconosciuti. L’opera di mediazione, sulle tante proposte finora presentate sulle nuove forme di flessibilità in uscita, è stata affidata alla commissione Lavoro presieduta da Romina Mura (Pd). Pochi giorni fa il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha presentato alla Commissione Lavoro della Camera l’ipotesi di far lasciare il lavoro a 63-64 anni, ma con una riduzione non trascurabile dell’assegno perché prevede l’accesso al pensionamento della sola parte contributiva, con immediato rifiuto dei sindacati, a iniziare dall’Anief. Secondo i calcoli dell’Ufficio Studi del giovane sindacato, sono almeno 100mila i docenti e Ata con oltre 62 anni interessati all’anticipo pensionistico e che attendono notizie dal Governo. Ancora più dopo che sull’accesso all’Ape Sociale per i lavoratori della scuola è arrivata anche la beffa, perché la prima lista delle professioni aggiuntive conteneva anche i maestri della primaria e i collaboratori scolastici, mentre in quella finale sono spariti. Così rimarranno solo i maestri della scuola dell’infanzia. Tutti gli altri docenti e il personale Ata rischiano ora di potere lasciare la logorante professione alle soglie dei 70 anni.
“Non è ammissibile questo comportamento. Includendo anche i maestri della primaria e i collaboratori scolastici – rimarca Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -, da parte della Commissione che sta allargando l’elenco delle professioni gravose, c’è stata una evidente ammissione sullo stress da lavoro in ambito scolastico. Noi abbiamo subito apprezzato l’aggiunta e fatto notare che andava estesa agli altri insegnanti, oltre che pure agli amministrativi e tecnici, perché, come tutte le attività che comportano relazioni e contatti continui con giovani in formazione, si tratta di attività che comportano burnout e patologie psico-fisiche: averle poi escluse, tornando all’antico, senza dare spiegazioni, è inaccettabile”.
L’introduzione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione ha generato importanti cambianti in tutti i contesti della vita quotidiana, personale e professionale. L’utilizzo del computer è requisito ormai minimo per la maggior parte delle professioni, per le quali viene richiesta autonomia e capacità di utilizzo dello stesso
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È iniziato il conto alla rovescia per selezionare nuovi insegnanti. Il ministero dell’Istruzione sta definendo le modalità: Secondo le ultime notizie, fornite da Tuttoscuola, si sta “procedendo alla integrazione dei bandi dei concorsi scuola ordinari (infanzia, primaria e secondaria) già pubblicati nel 2020 ma temporaneamente bloccati per effetto della riforma dei concorsi pubblici”. Il problema non sta solo dunque solo nell’allungamento dei tempi, ma anche nella mancata disponibilità dell’amministrazione scolastica alla “riapertura dei termini per presentare nuove domande o per aggiornare i titoli da valutare”.
Secondo Anief, rimane un mistero il motivo per cui non sono previste nuove iscrizioni per accedere ai concorsi già banditi. Se si escludono le classi di concorso che attengono alla procedura STEM già bandita in estate (A020, A026, A027, A028, A041), in nessuno caso l’amministrazione sembra volere dare seguito a questa apertura logica e di buon senso. “Eppure, le regole sono cambiate e anche i posti a bando – sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –: anche la logica dice che cambiando le modalità, debba essere data la possibilità a tutti di partecipare. Anief su questo è convinta e pronta a chiedere giustizia dal giudice di competenza”.
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