A denunciarlo è il presidente del Consiglio d’Istituto, della scuola umbra, il quale ha deciso di rivolgersi al Ministro Marco Bussetti addebitando l’incredibile “decisione dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Umbria che, applicando la normativa in essere, non ha previsto lo sdoppiamento della prima classe del Liceo Scientifico nonostante i 39 ragazzi iscritti di cui uno diversamente abile con sostegno”.
Eppure a pagina 41 del Contratto di governo M5S-Lega, c’era scritto: “In questi anni le riforme che hanno coinvolto il mondo della scuola si sono mostrate insufficienti e spesso inadeguate, come la c.d. ‘Buona Scuola’, ed è per questo che intendiamo superarle con urgenza per consentire un necessario cambio di rotta, intervenendo sul fenomeno delle cd. ‘classi pollaio’”. Come si intenda superare tale linea di tendenza, ignobile per un paese che si qualifica tra i più avanzati al mondo, non è ancora però noto. Come fa pensare il fatto che tra le linee programmatiche presentate dieci giorni fa dallo stesso Ministro dell’Istruzione non vi sia traccia né indicazioni indirette che intendano fermare questo malcostume dell’alto numero di alunni concentrati nella stessa classe.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Quanto si sta realizzando è purtroppo in piena sintonia con quello che è accaduto negli ultimi dieci anni, con i tagli imposti a partire dalla Legge Berlusconi-Gelmini 133/08. Sorprende, però, che a rendersi artefice di tale conferma sia lo stesso Movimento 5 Stelle, autore in passato di diverse battaglie e interpellanze parlamentari portate avanti proprio per trovare soluzione al problema delle classi pollaio. Il problema, come ha fatto più volte osservare il M5S, non è solo di organici da ridurre all’osso, quindi di risparmi, perché con meno classi servono meno docenti, Ata, scuole e dirigenti: a destare preoccupazione sono le conseguenze. Comporre una classe con così tanti alunni è di una gravità estrema. Perché in un colpo solo si vanno a minare il diritto allo studio (non è possibile fare lezione a 39 alunni nello stesso momento), il diritto alla sicurezza (in un’aula o laboratorio ci sono dei precisi vincoli legislativi che armonizzano i metri quadri a disposizione di ogni allievo con quelli dello spazio circostante), i limiti numerici normativi in presenza di alunni disabili (20 alunni per classe in caso di disabilità grave e 25 alunni se lieve). Per non parlare dei problemi di sovraccarico di lavoro che debbono affrontare i docenti impegnati nel seguire contemporaneamente così tanti alunni. Non possiamo tollerare che si riparti per un altro anno in queste condizioni. Quanto sta accadendo a Todi non è tollerabile, nemmeno fosse l’unico caso in Italia.
Gli addetti ai lavori esprimono seri dubbi sulla possibilità che entro l’estate prossima le prove selettive – scritte e orali - possano essere concluse, con tanto di pubblicazione di esiti e valutazioni, in modo da individuare i 2.425 nuovi capi d’istituto e tamponare l’attuale numero di reggenze record che riguardano ormai una scuola ogni quattro: soprattutto perché per la prima volta l’intera procedura, compresa la formazione, sarà affidata al Miur; inoltre, nella fase preliminare ci si è affidati alle tecnologie telematiche, con 24 mila candidati a rispondere direttamente da computer. Quindi, si tratta di meccanismi nuovi, tutti da verificare e che possono presentare intoppi e problemi lungo il percorso. Inoltre, c’è il problema del mancato “ripescaggio”, nel concorso riservato, dei ricorrenti del 2011 privi di un provvedimento di primo grado favorevole. Tuttavia, ribatte il sindacato, una possibilità che la partita possa giocarsi non solo nelle aule di tribunale ancora c’è e passa per le Camere. La richiesta del sindacato è quindi quella di ammettere al corso-concorso riservato i ricorrenti del 2011, in modo da neutralizzare, prevenendolo, l’eventuale provvedimento della Consulta che renderebbe illegittima l’assunzione disposta a seguito delle procedure riservate predisposte dal D. M. n. 499 del 20 luglio 2015. Si tratta di circa 500 assunzioni che, quindi, potrebbero essere tutte messe in discussione, portando in questo caso il numero di reggenze a quota 2.500 e senza che vi sia più nessun candidato pronto a tamponare la situazione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il Parlamento potrebbe intervenire prorogando l'accesso al corso riservato anche dei ricorrenti del 2011. Il motivo è semplice: in caso contrario sono concrete le possibilità di andare incontro, proprio a seguito del pronunciamento della Corte Costituzionale a novembre, all'annullamento di tutta la procedura prevista dalla Legge 107/2015. Per questo, Anief condivide l'intenzione di alcuni deputati di intervenire a settembre alla Camera sul decreto Milleproroghe, come già è stato fatto con il Decreto Dignità, con gli emendamenti di Fratelli d’Italia, purtroppo bocciati dalle posizioni intransigenti della maggioranza.
ROMA, 10 AGO - Il decreto dignità non risolve nulla sulla questione dei diplomati magistrali: a sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. Secondo il sindacato, "solo uno su cinque avrà il contratto annuale fino al 30 giugno 2019, mentre gli altri, in 43 mila si dovranno accontentare delle supplenze brevi". Per questo motivo il sindacato è contrario. "Inoltre, chi ha insegnato due anni e ha superato l'anno di prova con riserva doveva essere confermato nel ruolo. E ciò non è avvenuto. Quanto è stato deciso e approvato lunedì in via definitiva a Palazzo Madama è tutt'altro che dignitoso", ha continuato il sindacalista, perché "non porta alcuna soluzione per i 50 mila diplomati magistrale che hanno un diploma e che presto saranno pure licenziati. In seimila, certo, avranno la proroga di un anno, poi si andrà verso concorsi non selettivi che però non portano a nulla". (ANSA).
Lo ha detto stamane, in diretta radiofonica, Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, nel corso del Gr1 Economia, rispondendo ad alcune domande sul ‘decreto dignità ed il tema dei diplomati’: solo uno su cinque avrà il contratto annuale fino al 30 giugno 2019, mentre gli altri, in 43 mila si dovranno accontentare delle supplenze brevi. Per questo motivo il sindacato è contrario. Inoltre, chi ha insegnato due anni e ha superato l’anno di prova con riserva doveva essere confermato nel ruolo. E ciò non è avvenuto. Quanto è stato deciso e approvato lunedì in via definitiva a Palazzo Madama” è tutt’altro che dignitoso, ha continuato il sindacalista, perché “non porta alcuna soluzione per i 50 mila diplomati magistrale che hanno un diploma e che presto saranno pure licenziati. In seimila, certo, avranno la proroga di un anno, poi si andrà verso concorsi non selettivi che però non portano a nulla”. Anche a seguito delle continue richieste del sindacato, “siamo riusciti in extremis a far correggere, col Milleproroghe dall’Aula del Senato, le storture introdotte nella parte della scuola del decreto Dignità”. Bisognava solo “permettere ai docenti con un’abilitazione di entrare all’interno del doppio sistema di reclutamento da cui si attinge per il 50% da concorso e per il 50% dalle graduatorie ad esaurimento. Ecco perché è importante che a settembre” venga confermato il provvedimento salva-precari approvato venerdì scorso a Palazzo Madama “anche nel passaggio alla Camera: in questo modo, per la terza volta il parlamento riaprirà le graduatorie ad esaurimento e a settembre-ottobre potremmo così assumere tutti quei mastri dei 60 mila che non saranno altrimenti mai assunti”. Se non sarà così continueremo ad avere “gli abilitati ma non nel posto giusto per essere reclutati”.
Ascolta l’intervento completo del professor Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, nel corso del Gr1 Economia su “Il decreto dignità ed il tema dei diplomati”: cliccare qui
L’on. Rossano Sasso, della Lega, ha appena annunciato l’intenzione di portare nella Commissione di competenza, subito dopo la pausa estiva, un progetto di legge attraverso il quale vengano abbattute le differenze stipendiali tra personale di ruolo e precario: “mi devono spiegare che cosa abbia in meno un precario rispetto a un lavoratore stabile”. Attualmente, gli scatti di anzianità non spettano ai docenti precari e lo stipendio del supplente, anche dopo numerosi anni di insegnamento, si colloca sempre nella fascia iniziale. Finora solo il personale docente e Ata che si è rivolto ai giudici è riuscito ad ottenere quanto spettante: Anief sino ad oggi si è fatto promotore di innumerevoli ricorsi, richiamando il principio del “risarcimento dei danni”, così come ha stabilito la Cassazione, sulla base di chiare indicazioni dell’Ue sulla non discriminazione del personale, anche attraverso alcune recenti ordinanze datate 26 giugno 2018.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Apprezziamo la proposta dell’onorevole Rossano Sasso, perché non ci stancheremo mai di ricordare che i precari devono avere lo stesso trattamento del personale di ruolo. Su tale diritto, va però anche riscritto il Testo Unico della scuola, il decreto legislativo 297/94, così da apportare le modifiche opportune al rinnovo del contratto collettivo di categoria: quando finalmente ci siederemo al tavolo per un confronto con l’amministrazione, non appena l’Aran avrà certificato la rappresentatività Anief, chiederemo finalmente la parità di trattamento per i neoassunti e la ricostruzione di carriera per intero del servizio pre-ruolo, quindi contando per intero gli anni di supplenze oltre i primi quattro svolti.
Anief ricorda che per via del mancato riconoscimento di questi diritti, sta raccogliendo successi importanti in tribunale che portano nelle tasche dei lavoratori ricorrenti cifre sempre più considerevoli, anche decine di migliaia di euro, proprio per sanare la mancata adizione del principio di parità tra personale supplente e già di ruolo. Il sindacato ribadisce la volontà di lottare al fianco di tutti i docenti e il personale Ata a cui si continuano a ledere dei diritti sacrosanti: è possibile decidere di ricorrere in tribunale per ottenere scatti di anzianità, il pagamento dei mesi estivi e adeguati risarcimenti. Ai ricorsi sono interessati pure i lavoratori già immessi in ruolo. Inoltre, è lecito chiedere il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2008-2018.
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