(ANSA) - ROMA, 2 AGO - "Si sta preparando il terreno al più grande licenziamento di dipendenti pubblici della storia della Repubblica italiana, avallando un concorso straordinario, voluto dai parlamentari delle Commissioni Cultura e Lavoro, che metterà in palio un numero di cattedre irrisorie, appena 12 mila a fronte di oltre 50 mila diplomati magistrali che lavorano stabilmente e ancora più laureati in Scienze della formazione primaria abbandonati al loro destino, con il risultato di scatenare una concorrenza spietata tra i docenti e costringere tutti gli esclusi al rivolgersi al tribunale per avere giustizia". Lo rileva in una nota l'Anief. "Si sta certificando - osserva Marcello Pacifico - il licenziamento dal prossimo 30 giugno di tanti maestri che già erano stati assorbiti nei ruoli delle Stato, a cui si vanno ad aggiungere altri 43 mila docenti della scuola dell'infanzia e primaria che hanno sottoscritto un contratto annuale da GaE. E poi ci sono tutti gli altri abilitati. Pensare di risolvere tutto questo - conclude - con un 'concorsino' per 12 mila posti, appare l'ennesima manovra da fumo negli occhi". (ANSA).
Con il Decreto Ministeriale 576 del 1° agosto 2018, si ufficializza, dopo il via libera del Ministero dell’Economia, la quantità e la ripartizione delle assunzioni del personale ATA per l’a.s. 2018/19: si prevede l’immissione in ruolo per 724 nuovi Direttori dei servizi generali e amministrativi, sebbene i posti liberi siano ben 2.165. Per gli amministrativi le assunzioni saranno 2.881 (su 4.007 posti), poi gli assistenti tecnici solo 625 assunzioni (1.223 posti), per i collaboratori scolastici 4.497 su 9.278. Chiudono il cerchio delle assunzioni appena 2 addetti alle aziende agrarie (su 64 posti), 8 guardarobieri (su 47 posti), 7 cuochi (su 85). Non verrà infine assunto in ruolo alcun infermiere, sebbene i 22 posti liberi a livello nazionale.
Il sindacato non comprende il motivo per cui gli Ata continuano ad essere trattati come dei lavoratori di serie B, considerando che per gli insegnanti il contingente di assunzioni a tempo indeterminato corrisponde a tutti i posti liberi in organico di diritto: fa scalpore, pertanto, il numero di posti che per amministrativi, tecnici e ausiliari rimarranno vacanti anche dopo questa tornata di assunzioni. Anief reputa inaccettabile questo modo di procedere: per quale motivo si immette in ruolo solo su un quarto dei posti effettivamente vacanti, considerando la finzione dell’organico di fatto? Perché si continua a colpire una categoria professionale già penalizzata nel recente passato, tanto da ritrovarsi esclusa dal piano di assunzioni, dal potenziamento e dal bonus dell’aggiornamento annuale della legge 107/2015? Tra l’altro, la mancata stabilizzazione diventa ancora più illogica, dal momento in cui applicando il diritto europeo, la Corte di Cassazione ha aperto gli scatti di anzianità anche ai supplenti: con alcune recenti ordinanze, del 26 giugno scorso, si è anche stabilito di assegnare le mensilità di luglio e agosto al personale Ata ricorrente che opera su posto vacante e disponibile.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Ad incrementare l’ingiustizia è stato anche l’estensore del testo dell’ultimo contratto collettivo nazionale, ratificato il 20 aprile scorso all’Aran dalla triade di sindacati confederali, che non prevede nuovi profili professionali per gli Ata, sebbene negli ultimi 30 anni il carico di lavoro degli amministrativi, dei tecnici e dei collaboratori scolastici sia fortemente aumentato, alla pari delle responsabilità anche penali. Per non parlare dei compensi. Viene da chiedersi, per fare un esempio, per quale motivo un collaboratore scolastico debba percepire lo stipendio più basso dalla PA, pur rischiano di incorrere in sanzioni penali, perché addetto alla sorveglianza di minori mentre si recano ai servizi igienici. E che dire degli amministrativi a cui si chiede di tutto, dalle ricostruzioni di carriera alla verifica delle vaccinazioni, da sempre affidate ad uffici diversi o altri ministeri? La verità è che i governanti vogliono continuare a fare cassa sulla pelle dei precari, se poi sono Ata credono di giocare facile. Ma non hanno fatto i conti con l’Anief.
Si sta preparando il terreno al più grande licenziamento di dipendenti pubblici della storia della Repubblica italiana, avallando un concorso straordinario, voluto dai parlamentari delle Commissioni Cultura e Lavoro, che metterà in palio un numero di cattedre irrisorie, appena 12 mila a fronte di oltre 50 mila diplomati magistrali che lavorano stabilmente e ancora più laureati in Scienze della formazione primaria abbandonati al loro destino, con il risultato di scatenare una concorrenza spietata tra i docenti e costringere tutti gli esclusi al rivolgersi al tribunale per avere giustizia. Dopo le discussioni sulle richieste di modifica di ieri, terminate in piena notte, tutte sistematicamente bocciate per via del muro alzato dai parlamentari del M5S e della Lega, questa sera, alle ore 21.00, l’Aula passerà alle dichiarazioni di voto che non dovrebbero portare alcuna sorpresa. Pertanto, si può dire sin d’ora che la Camera dei Deputati perde l’opportunità di risolvere il problema del precariato, a partire da quello delle tante maestre e maestri della primaria e dell’infanzia che dopo anni e anni di supplenze, invece di vedere realizzata la loro stabilizzazione, dovranno riiniziare daccapo dalle graduatorie d’istituto che offrono l’opportunità di lavorare solo in 15-20 istituti. Eppure, l’opposizione ha presentato una serie di emendamenti specifici, ad iniziare dalla riapertura delle GaE per tutti gli abilitati, che avrebbero dato una valida risposta politica all’insignificante proroga di 120 giorni decisa dal governo per dare esecuzione delle sentenze sui diplomati magistrale a seguito della decisione del Consiglio di Stato.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Si sta certificando il licenziamento, dal prossimo 30 giugno, di tanti maestri che già erano stati assorbiti nei ruoli delle Stato, a cui si vanno ad aggiungere altri 43 mila docenti della scuola dell’infanzia e primaria che hanno sottoscritto un contratto annuale da GaE. E poi ci sono tutti gli altri abilitati. Pensare di risolvere tutto questo con un ‘concorsino’ per 12 mila posti, appare l’ennesima manovra da fumo negli occhi. A questo punto, possiamo dire che il prossimo anno scolastico si ricorderà per essere tra i più disorganizzati e caotici. Con un decimo del personale della scuola precario, non può essere quella dei concorsi la strada da prendere. Ancora di più perché in grandissima parte i 100 mila insegnanti che vengono chiamati ogni anno per coprire altrettanti posti disponibili, sono già stati scelti, formati e abilitati all’insegnamento. Ci ritroveremo in alcuni corsi di studio, quali appunto la primaria e la scuola dell’infanzia, per non parlare del sostegno e di alcune aree geografiche, in una situazione di vuoti da riempire che getterà i presidi nello sconforto. Quella che sta prendendo il Parlamento è una soluzione che scontenta tutti e crea le basi per una guerra interna alla docenza italiana: nell’ideare il concorso straordinario ci si è dimenticati di pezzi interi di categorie, anche queste già abilitate, solo perché non hanno svolto 24 mesi di servizio oppure perché la scuola non è statale, come ha osservato pure il servizio studi del Parlamento analizzando proprio il Decreto Dignità, rappresenta una scelta che costerà carissima allo Stato: si va verso, in questo modo, uno dei più grandi ricorsi della storia della Repubblica italiana.
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Il ministro dell’Istruzione lo ha detto stamattina in audizione presso la VII Commissione cultura, rispondendo ai quesiti dei parlamentari: oltre all’attuale selezione, riservata agli abilitati, sono in programma altri tre concorsi, mentre le GaE “sono ad esaurimento e non si possono perpetrare all’infinito”. Secondo il giovane sindacato, le prospettive sul nuovo reclutamento indicate oggi dal Ministro dell’Istruzione non sono affatto risolutive; la strada da attuare passa per la verifica delle ragioni sostitutive valide che portano lo Stato italiano a perpetrare le supplenze per tanti anni: in caso contrario, bisogna invece procedere alle assunzioni, laddove i precari fossero già selezionati, formati e abilitati. E siccome in questa situazione sono i diplomati magistrale, i laureati in scienze della formazione primaria, oltre agli abilitati con Tfa e Pas, si può fare in modo veloce aprendo loro le GaE. In tal maniera, si stabilizzerebbero subito la maggior parte dei 100mila che vengono chiamati ogni anno a fare supplenze annuali. L’emblema di questa assurda situazione, che mette a repentaglio la didattica, è quanto sta accadendo con il sostegno: proprio oggi, è giunta la notizia che in Veneto per la scuola secondaria di primo grado, non sarà possibile coprire gli 842 posti assegnati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Se si vuole davvero sradicare il precariato, l’unico modo rimane quello di riaprire le GaE e non chiuderle. Perché è dalle Graduatorie ad esaurimento che si chiamano ogni anno decine di migliaia di diplomati magistrale e collocarli in quelle d’istituto condannerebbe molti di loro alla supplentite a vita: per ammissione dello stesso Bussetti, infatti, anche i posti del concorso straordinario saranno limitati e chi non riuscirà ad entrarvi non potrà fare altro che il precario a vita, visto che la sua presenza è necessaria per coprire i vuoti di organico. Il progetto presentato dal Ministro non è altro che una continuazione della Buona Scuola. Altro che governo del cambiamento. Altro che continuità didattica. Si lasciano, in pratica, tantissimi precari senza alcuna prospettiva di assunzione. Sul sostegno si sta rasentando l’assurdo: un posto su tre, benché sia vacante, rimane al 30 giugno e quindi destinato ai supplenti.
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