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La supplentite non domina solo tra gli insegnanti: anche tra il personale Ata della scuola i precari stanno aumentando in modo progressivo. L’ascesa dei supplenti, due su tre donne, è contenuta nei dati sulle supplenze del personale ATA dello scorso anno scolastico pubblicati in queste ore dal Ministero dell’Istruzione e del Merito: rispetto all’anno precedente, gli Ata precari che hanno sottoscritto supplenze annuali e fino al termine delle lezioni sono aumentati di 6.662 unità. Considerando che nel 2021/22 erano stati 43.759 i contratti a termine firmati e che l’ultima rilevazione ministeriale ne conta ben 50.421, l’incremento supera dunque il 15% in un solo anno. Degli oltre 50mila supplenti annuali, 13.982 risultano hanno sottoscritto un contratto con scadenza 31 agosto, mentre gli altri 36.439 fino al termine delle lezioni.
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Dall’apertura nelle scuole dei primi tavoli contrattuali dopo l’entrata in vigore del nuovo CCNL 2019-21, sta emergendo la tendenza da parte di alcune “contrattazioni” di osteggiare la previsione il lavoro a distanza, regolamentato dagli art 10-16 del nuovo CCNL.
Sul punto Anief fa presente che, ai sensi dell’art 30, comma 9, lett b5 del CCNL 2019-21, quella del lavoro a distanza è materia di confronto sindacale. Di conseguenza, nel Contratto d’istituto non si dovrà regolamentare la materia ma piuttosto prevedere i criteri per l’accesso e la quantificazione del lavoro a distanza.
“Come dipartimento Condir e Consulta Ata Anief riteniamo che – dichiara Alberico Sorrentino – riteniamo che il lavoro agile e da remoto siano degli strumenti utili per garantire una maggiore efficienza dell’apparato amministrativo e, al tempo stesso, andare incontro alle esigenze di natura personale, sociale e familiare del lavatore, migliorando complessivamente il servizio offerto all’utenza”.
Oltre 100 mila aspiranti maestri e insegnanti nel primo ciclo; quasi 400 mila per la secondaria. In media, tra loro solo un candidato su dieci-dodici diventerà insegnante di ruolo e in certi casi (soprattutto per la scuola d’infanzia e primaria) anche meno. Va anche considerato che negli anni passati più della metà dei posti banditi non sono mai stati assegnati per l’eccessiva selezione, con un aumento del 100% del numero dei precari chiamati dallo Stato. In questa tornata di domande, presentate fino al 9 gennaio scorso, hanno fatto il pieno di richieste Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia. Per il sostegno tanto interesse, ma pochi posti pur avendo la metà del corpo insegnante che svolge didattica “speciale” composto da precari anche non specializzati. Il sindacato Anief, che ha sintetizzato in due tabelle i dati ufficiali sui candidati per il concorso mettendo a confronto quelli dei posti messi a bando, insiste sul doppio canale di assunzioni, anche da Gps, per archiviare la procedura di infrazione UE ed evitare il deferimento in Corte di Giustizia europea.
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