Possono le singole scuole e università adottare un protocollo di sicurezza interno non conforme a quello predisposto dal decreto governativo e dal ministero di competenza? Certamente no, ma le cose in alcune realtà scolastiche ed accademiche stanno andando diversamente. Vale come esempio quanto è stato deciso dall’Università di Trieste, che ha approvato un documento circa il possesso del Green pass anche per gli studenti che dovranno svolgere gli esami a distanza. Il sindacato Anief respinge questo modo di interpretare norme e accordi, a danno dei diritti di lavoratori e, in questo caso, di studenti.
A questo proposito, il giovane sindacato ha oggi inviato una missiva di chiarimenti al Rettore dell’università di Trieste e al ministro dell’università e della ricerca Maria Cristina Messa, nella quale si invita la ministra a dare indicazioni agli Atenei sul rispetto delle norme richiamate dal garante della privacy nella verifica del possesso e di esibizione del green pass, peraltro sub indice, per la sola didattica in presenza e non già da remoto o in lavoro agile come richiamato nel protocollo sulla sicurezza dell’università di Trieste. Inoltre, Anief ha chiesto un parere al Garante per la protezione dei dati personali, chiedendo espressamente, anche alla luce delle recenti norme e note ministeriali approvate, “se il protocollo dell'Ateneo in parola sull'obbligo di fornire la certificazione verde di cui all'articolo 1 comma 6 del decreto legge 111/21 anche durante lo svolgimento dell'attività didattica a distanza (da remoto) del personale docente e degli studenti o del lavoro agile da parte del personale amministrativo sia rispettoso delle norme a tutela della privacy come richiamate per il personale scolastico e in generale sull'attuazione del decreto legge 111/21”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, è serafico: “Con queste richieste stiamo rasentando la follia, perché non si comprende questo eccesso di zelo anche laddove non vi è alcuna necessità di essere in possesso del Green Pass. Abbiamo chiesto al Garante cosa ne pensi. Nel frattempo, riteniamo che tutta la partita della certificazione verde reputata indispensabile anche per frequentare le lezioni e gli esami di profitto negli atenei sia una esagerazione, che non comporta vantaggi in chiave preventiva Covid ma solo una negazione sicura del diritto allo studio: c’è ancora tempo per ricorrere”.