L’Anief lo sostiene da tempo ed ora la linea è accolta in pieno dagli insegnanti, autori in queste ore di una petizione pubblica: non ci si può accontentare di un contratto che preveda un aumento medio di soli 85 euro lordi mensili nel triennio 2016/18, peraltro non per tutti e distribuiti in parte con un meccanismo premiale. Occorre trovare risorse aggiuntive per incrementare il potere d'acquisto delle nostre retribuzioni ferme ormai dal 2008, con una perdita netta di 135 euro netti mensili, calcolando solo il dato dovuto alla perdita di potere d’acquisto. Nel caso della sottoscrizione del contratto, gli insegnanti iscritti, in segno di protesta, revocheranno la loro iscrizione ai sindacati firmatari.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): I docenti si sono resi conto che la manfrina a cui stiamo assistendo da un anno porterà loro tra i 30 ai 50 euro netti. Tra l’altro, in cambio di ulteriori oneri e responsabilità che rischiano di appesantire e burocratizzare ulteriormente il lavoro di insegnanti sempre più impegnati in attività a supporto della didattica che andrebbero sovvenzionate a parte, perché aggiuntive alla professione. Come Anief non ci stancheremo mai di rivendicare 105 euro di aumento utili a sopperire al 50 per cento del tasso di inflazione, attraverso il recupero di quell’indennità di vacanza contrattuale estorta alla categoria senza alcuna ragione, e altrettanti 105 euro per adottare un aumento equo rispetto allo stop quasi decennale durante il quale è stato pure cancellato per sempre un anno di progressione stipendiale, il 2012, assieme al primo gradone stipendiale. Ecco perché avevamo chiesto, in tempi non sospetti, l’indizione di referendum.
Presentando ricorso con Anief è possibile recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come giàconfermato dalla Corte Costituzionale. Tutti i lavoratori interessati a presentare ricorso, possono farlo sin d’ora utilizzando i modelli di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% dell’aumento dell’inflazione.