"Sui docenti precari della scuola lo Stato continua a sbagliare: anche quest’anno sono andate perse oltre il 20% delle immissioni in ruolo, con 10mila supplenti costretti a rifiutare posto fisso perché proposto dall’algoritmo lontano dalla loro residenza. Le loro cattedre andranno ad aggiungersi alle 200mila già destinate a supplenza annuale. Sulle mancate accettazioni delle stabilizzazioni pesano tantissimo i vincoli sulla mobilità dei neo-assunti e la mancanza di una specifica indennità di sede".
Le nomine annuali dei docenti continuano ad essere caratterizzate da ritardi ed errori: alle procedure slittate di pochi o diversi giorni, a causa del protrarsi delle operazioni in alcune province, come dichiarato qualche giorno fa dall’amministrazione ai sindacati rappresentativi, in più Uffici scolastici si stanno sommando diversi problemi sulle individuazioni dei candidati: nello specifico, vi sono province dove non si è rispettato l’ordine delle graduatorie Gae e Gps con beffa finale perché anche i ‘bollettini’ che avrebbero dovuto fare ordine risultano sbagliati; in altri casi ad essere danneggiati, con esclusione automatica dalle convocazioni, risultano i supplenti che tra le 150 scuole prescelte non hanno indicato le scuole con posti liberi; non mancano gli ormai soliti problemi insiti nell’algoritmo; infine, vi sono già dei casi di territori senza più aspiranti docenti in tutte le graduatorie – di merito e dei precari –, con ricorso (e ulteriori allungamenti dei tempi per organizzare le procedure) da parte dei dirigenti delle liste di attesa degli istituti se non addirittura delle ‘messe a disposizione’.
“Gli investimenti in istruzione, come in innovazione e infrastrutture, siano sottratti dal patto di stabilità”: le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, trovano il pieno accoglimento del sindacato Anief. “Il nostro sindacato – dichiara il suo presidente nazionale Marcello Pacifico - ripete da anni quello che ha detto il ministro: l'istruzione in Europa deve essere sganciata dal patto di stabilità per evitare i tagli del ministero dell’Economia e delle Finanze. Quest'anno si è programmato un taglio del 1,6% per il prossimo triennio per arrivare a produrre ulteriori risparmi dei ministeri: il progetto di riduzione è pari alla metà rispetto all'anno scorso, è un risultato importante ma stiamo parlando sempre di tagli ulteriori rispetto a quelli programmati dai Governi precedenti”.
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