Rispondendo alle numerose petizioni riguardanti la lotta alla precarietà e all’abuso dei contratti a tempo determinato, tra cui quelle dell’Anief, il Parlamento europeo in queste ultime ore ha fornito una risposta perentoria. Attraverso una risoluzione - rivolta al Consiglio, alla Commissione e ai governi degli Stati membri – sollecita le parti in causa “ad adottare provvedimenti immediati nella sua legislazione per affrontare in modo efficace le pratiche occupazionali che conducono alla precarietà”. Perché “il lavoro precario implica una maggiore esposizione alla vulnerabilità socioeconomica, risorse insufficienti per una vita dignitosa e una protezione sociale inadeguata”. Inoltre, nella risoluzione si evidenzia che “la lotta al lavoro precario deve essere perseguita attraverso un pacchetto strategico multilivello e integrato che promuova norme del lavoro inclusive ed efficaci unitamente a misure efficaci per garantire il rispetto del principio di uguaglianza”.
Pertanto, il Parlamento UE “invita la Commissione e gli Stati membri a combattere il lavoro precario, garantendo lo sviluppo di nuovi strumenti e il rispetto coerente della giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea”, in primis rispettando la sentenza Mascolo C-22/13 emessa a Lussemburgo il 26 novembre 2014, “nonché l'applicazione concreta della legislazione dell'UE e nazionale a livello nazionale al fine di risolvere il problema del lavoro dignitoso e attuare un approccio basato sui diritti”. Facendo poi esplicito riferimento alla direttiva 1999/70/CE, ricorda che ogni Stato membro ha “l'obbligo di punire tale abuso, compresa, in aggiunta, la possibilità per il lavoratore interessato di ottenere il risarcimento per qualsiasi danno subito in passato”. A questo scopo, sottolinea anche che “l'indennizzo deve essere in ogni caso adeguato ed efficace e deve costituire un risarcimento integrale per tutti i danni subiti”, facendo intendere che introdurre per legge dei “tetti” di risarcimento, come accade in Italia, costituisce un artificio che lede i diritti del precario anche nella fase risarcitoria. Il Parlamento, quindi, invita gli Stati membri a garantire appieno la parità di retribuzione per lo stesso lavoro nello stesso luogo di lavoro, aggiungendo quindi un’ulteriore conferma alla posizione della Cassazione che apre agli scatti di anzianità anche ai precari.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal: La posizione assunta dal Parlamento UE è un segnale aggiuntivo e incoraggiante sulla strada intrapresa dal giovane sindacato nella difesa dei diritti dei precari, finalizzati alla loro stabilizzazione e al trattamento equiparato ai colleghi di ruolo a partire dai compensi. Siamo sempre più convinti che fare parte dell’UE non può servire solo alla ricerca del pareggio di bilancio, ma anche a rispettare le indicazioni che giungono da Bruxelles. Continuare ad ignorarle, come è stato fatto sinora, sarebbe immorale ma soprattutto andrebbe a formare, nei confronti dell’Italia, l’etichetta di Paese inaffidabile e opportunista. Speriamo, a questo punto, che la svolta arrivi dal nuovo Governo: se, davvero, si vuole guardare ad un’Europa comune, guidata da valori e norme analoghe, allora si parta dai tanti lavoratori non di ruolo, che non meritano di invecchiare da precari.