I precari della Provincia Autonoma di Trento hanno ottenuto giustizia grazie all'Anief che batte nuovamente l'Amministrazione in Corte d'Appello e ottiene la conferma delle sentenze che riconoscevano il diritto dei precari agli scatti di anzianità e al risarcimento del danno per illecita e abusiva reiterazione di contratti a termine. Ancora possibile aderire gratuitamente ai ricorsi promossi dall'Anief.
Continua la vittoriosa azione di tutela promossa dal sindacato Anief contro il mancato riconoscimento del diritto alle progressioni stipendiali per i precari e per ottenere il giusto risarcimento per illegittima reiterazione di contratti a termine oltre il limite dei 36 mesi di servizio. Le due sentenze emanate dalla Corte d'Appello di Trento e ottenute dai legali Anief Fabio Ganci, Walter Miceli e Maria Maniscalco, fanno registrare una disfatta totale per l'Amministrazione con una condanna aggiuntiva a circa 5.000 Euro di spese di soccombenza. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Come avevamo previsto, i tribunali continuano a darci ragione e confermano che la valutazione dell’anzianità nei confronti dei precari è un atto dovuto da concretizzare secondo la disciplina in vigore man mano che viene maturata con i contratti a termine. Il nostro sindacato ha già avviato una petizione specifica presso il Parlamento UE, alla Cedu e anche al Comitato Europeo dei diritti sociali proprio per ribadire che il lavoro con contratti a termine deve, finalmente, avere il giusto riconoscimento ed essere equiparato a quello di ruolo nel pieno rispetto delle normative eurounitarie”.
Confermato nell’atto di indirizzo per il rinnovo dei contratti la valorizzazione del servizio svolto da assistente amministrativo quale reggente DSGA negli ultimi otto anni. Anief pronta a ricorrere per far valutare anche il servizio degli anni precedenti. Con Eurosofia, pronto il corso di formazione valido per prepararsi alle prove concorsuali. Iscriviti, il costo è di 200 euro. Corso on line (100 ore) e in presenza (20 ore), ogni 15 partecipanti.
Alla presenza dei sindacati indipendenti europei, di rappresentanti della Commissione europea e del Governo tedesco, nel corso del Convegno dell'Accademia Europa della Cesi sulla Formazione professionale, il modello adottato nel nostro Paese con la Legge 107/2015 incassa pesanti osservazioni: a pesare come un macigno è aver portato le esperienze in azienda forzatamente a regime senza presupposti normativi alle spalle e regole certe di stampo nazionale, indispensabili per tutelare gli studenti impegnati negli stage aziendali.
Dopo aver rilevato la minore ricettività delle aziende nell’accogliere gli studenti in formazione, nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, passato dal 25% al 20%, diversi relatori si sono detti concordi nel rivendicare una direttiva UE sui diritti e doveri degli studenti lavoratori, sul rapporto tra aziende e apprendisti alla fine del tirocinio per agevolarne l'assunzione sui disabili e le possibili occupazioni. Durante gli interventi, è stato denunciato l'alto tasso di abbandono scolastico italiano e gli ultimi abusi delle aziende, che dovrebbero essere puniti dalla procura piuttosto che identificati come innocente sfruttamento.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): Per rimediare a questi limiti, occorrerebbe incentivare le aziende, attraverso regole certe e finanziamenti chiari. Solo responsabilizzando e coinvolgendo le aziende in modo attivo si potrà parlare finalmente di progetti di alternanza scuola-lavoro di ‘nobiltà’. Serve un programma di formazione non improvvisato e piegato al volere delle aziende, come avviene oggi, ma ben definito sia a livello di amministrazione centrale che di singolo istituto scolastico superiore.
Nell’Atto di indirizzo per il rinnovo del contratto, chiuso e trasmesso all’Aran, figurano solo generici riferimenti e non c’è traccia dell’impegno preso dall’amministrazione la scorsa estate di includere le linee generali che avrebbero portato, all’interno dei contratti di categoria, alla definitiva equiparazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato. Eppure, a seguito della ripetuta violazione dell’Italia della Direttiva 1999/70/ UE sull’abuso del precariato, avevamo assistito ad una serie di sentenze favorevoli ai precari, sia a livello europeo, come la famosa Mascolo - C-22/13, sia in ambito nazionale, come la sentenza 187/2016 emessa dalla Corte Costituzionale e quella delle sezioni unite della Cassazione (22552 e ss. 2016). Il Governo ha preferito continuare a rifugiarsi nel solito conservatorismo all’italiana.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): L’assenza di indicazioni presta il fianco alle decisioni che si prenderanno sulla questione a livello europeo: il nostro sindacato ha dato il La ad una petizione specifica presso il Parlamento UE, alla Cedu e anche al Comitato Europeo dei diritti sociali. Abbiamo anche presentato reclamo al Consiglio d’Europa che ha dichiarato ammissibile la procedura chiedendo all’Italia di presentare una dettagliata giustificazione del suo operato entro il prossimo mese. Ancora una volta si è preferito tenere i precari della scuola almeno un passo indietro. Noi non staremo a guardare: sarà il tribunale a stabilire se un docente non di ruolo ha gli stessi doveri di chi già è assunto, ma non ha invece diritto agli scatti di anzianità, ad uno stipendio in crescita, al pagamento dei mesi estivi e a tutte le prerogative concesse ai colleghi di ruolo.
Chi è precario ed è stufo di subire questa discriminazione, può quindi decidere diricorrere in tribunale per ottenere scatti di anzianità, il pagamento dei mesi estivi e adeguati risarcimenti. Inoltre, in attesa che la giustizia europea faccia il suo corso, dopo che la Corte di Giustizia UE ha espresso perplessità sul limite dei 12 mesi di risarcimento sanciti dalla Cassazione (sentenza n. 27384/2016), Anief prosegue i ricorsi gratuiti per attribuire il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2008-2018. Ai ricorsi sono interessati pure i lavoratori di ruolo, ad iniziare dal recupero del primo “gradone” stipendiale.
L’annuncio della Ministra Valeria Fedeli sull’assunzione di 6mila ATA su posti vacanti in organico di diritto si è scontrato contro le calcolatrici del Mef: il via libera arriva solo, si legge nel testo approvato, per “2.500 posti di collaboratore scolastico e 500 di assistente amministrativo nell’anno scolastico 2018/2019”. Provocando l’ennesima doccia fredda alla categoria più bistrattata del pubblico impiego. Eppure i posti di lavoro vacanti e disponibili in organico di diritto sono oltre 12mila. A cui aggiungerne altrettanti in organico di fatto, in alta percentuale anche questi a tutti gli effetti senza titolare.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La riformulazione del contingente di assunzioni da parte della Ragioneria dello Stato, facente capo al Mef, dimostra che la considerazione per la categoria non è cambiata: già con la Buona Scuola, la riforma Renzi-Giannini, avevamo assistito all’incomprensibile mancata assunzione di Ata. L’esclusione è stata confermata poi in occasione del piano straordinario previsto per i docenti, ma, soprattutto, con il potenziamento: come se nelle scuole per attuare i progetti e le attività a supporto della didattica si possa fare a meno degli Ata. Poi si continua a fare cassa sui precari che lavorano su posti vacanti, ma senza dare loro l’opportunità di operare a luglio e agosto, salvo rari casi decisi dai dirigenti scolastici perché proprio costretti. Per questo motivo abbiamo presentato ricorso per recuperare gli stipendi dei mesi estivi, sottratti in modo illegittimo. Sia per l’anno scolastico in corso, sia per quelli passati. Tutto il personale Ata non assunto può aderire ai ricorsi per la stabilizzazione e gli scatti di stipendio non assegnati.
Per coprire davvero la perequazione esterna dei dirigenti scolastici, rispetto a quelli della stessa area, occorre molto ma molto di più dei 31 milioni di euro stanziati per il 2018. Inoltre, prima di parlare di nuovi stanziamenti, forse bisognerebbe farsi ridare i soldi “scippati” ai Dirigenti Scolastici negli anni passati: stiamo parlando di quasi 60 milioni di euro”, scrivono i dirigenti. Senza dimenticare che la perequazione non è solo esterna (FUN) ma anche interna (RIA).
Marcello Pacifico (Anief-Udir): A queste condizioni, l’unica strada che si può percorrere è quella del ricorso da produrre direttamente in tribunale: per come si sono messe le cose, infatti, solo l’impugnazione al giudice del lavoro può rimettere in discussione le troppo diverse retribuzioni che si continuano ad applicare. Continuando a penalizzare i dirigenti, quelli scolastici, che svolgono un lavoro immane, prendendosi responsabilità, ad iniziare da quelle sulla sicurezza degli istituti, che nessun collega dell’area dirigenziale ha sulla sua testa. Altrimenti, dopo gli annunci in pompa magna, i nostri dirigenti scolastici l’unico aumento oggi sicuro che si ritroveranno in busta paga nel 2018 è quello di sole 40 euro al mese. Invitiamo, pertanto, le altre organizzazioni sindacali a dire no a questa proposta, esprimendo il suo dissenso e disertando i tavoli di contrattazione. Diversamente, avviando la trattativa, anziché difendere i dirigenti della scuola, si ritroveranno a contrattare pochi spiccioli: umiliando ulteriormente la categoria già di gran lunga meno pagata della PA.
L’obiettivo dichiarato dell’Udir, attraverso l’invio di una formale diffida all’amministrazione, è quello di ottenere 7.251,62 euro di arretrati comprensivi di un aumento mensile di 101, 57 euro a partire dal 2018. Per informazioni ulteriori o adesioni cliccare qui.
Da Viale Trastevere fanno sapere che “le risorse indicate in calce all’Atto di indirizzo cui si fa riferimento sono unicamente quelle stanziate con le leggi di Bilancio per il 2016 e per il 2017. A queste risorse si aggiungeranno quelle che saranno stanziate entro breve con la legge di Bilancio per il 2018 che consentiranno di garantire gli incrementi previsti dall’intesa del 30 novembre 2016”.
Controreplica del sindacato autonomo: Le rassicurazioni non bastano. Prima di tutto perché il Ministero della Funzione Pubblica, nell’Atto di indirizzo per il rinnovo del contratto, appena firmato, indica gli aumenti autorizzati in base alle risorse della sola tabella allegata. In secondo luogo, visto che la matematica non è un’opinione, i conti continuano a non tornare: gli 85 euro medi lordi per docenti e Ata vanno moltiplicati 39 mesi (triennio 2016-2018) per 1,1 milioni di dipendenti del comparto e solo per loro occorrono 3,6 miliardi. Nella tabella ufficialmente approvata dal Governo, invece, sono finanziati appena 1,3 miliardi. E non risulta che la differenza, pari a 2,3 miliardi di euro, sia stata prevista con le precedenti Leggi di Bilancio.
Marcello Pacifico (presidente Anief): Non dimentichiamo che i finanziamenti non riguardano solo i dipendenti della scuola pubblica, ma anche altri 2,2 milioni di dipendenti della PA. Se si considera che per tutti questi lavoratori il Governo nel disegno di legge ha previsto il finanziamento di appena 1,6 miliardi, è chiaro che non ci siamo. Se solo per la scuola servono 2,3 miliardi aggiuntivi, come si fa a dire che è tutto a posto? Forse significa che il Miur li ha già chiesti al Ministero dell’Economia: in questo caso basterebbe dirlo e saremmo tutti più sereni. A meno che con la scusa del merito non si voglia dare gli 85 euro solo ad una parte di dipendenti statali. In tal caso, molti docenti e Ata avranno un incremento stipendiale spaventosamente ridicoli. Anche perché, lo ribadiamo, i famigerati 85 euro non servono nemmeno a coprire quanto previsto dalla Legge 203/2008 sull’adeguamento parziale delle buste paga al tasso programmato di inflazione.
Solo presentando ricorso con Anief è possibile recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come già confermato dalla Consulta. I dipendenti interessati a ricorrere con Anief, possono farlo sin d’ora utilizzando i modelli di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% dell’aumento del costo della vita. Perché l’articolo 36 della Costituzione impone un adeguamento parziale degli stipendi all’aumento del costo della vita. È possibile anche pre-aderire direttamente al ricorso.
ROMA, 20 OTT - "Poco più di un miliardo di euro per oltre un milione di dipendenti porteranno aumenti ridicoli dopo il blocco decennale". Lo afferma, riferendosi al rinnovo del contratto della scuola, l'Anief sulla base della tabella sulle risorse aggiuntive dell'Atto di indirizzo chiuso e trasmesso ieri all'Aran. "Risulta - spiega - che per un milione e 100 mila lavoratori della scuola, tra docenti e Ata, sono previsti appena 31,5 euro mensili per il triennio 2016-2018, onnicomprensivi dell'assegno di indennità di vacanza contrattuale rimasto invariato. Mentre per 7 mila dirigenti sono previsti solo 66,6 euro. Ne consegue che servono anche fondi per ottenere per tutti quegli 85 euro promessi alle altre organizzazioni sindacali dalla Funzione Pubblica nell'intesa del 30 novembre scorso: ecco perché è stato detto dal Governo che i più meritevoli avranno aumenti maggiori". Secondo l'Anief c'è anche un altro aspetto del rinnovo contrattuale su cui soffermarsi: "finora nessun accenno viene fatto alla giurisprudenza sul precariato, nonostante le sentenze delle Sezioni Unite della Cassazione". "L'agognato aumento è stato gonfiato da fonti istituzionali e sindacali maggioritarie solo a parole: in pratica, arriverà loro - dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - una cifra talmente bassa da non coprire nemmeno la metà della metà del costo della vita che nel frattempo è cresciuto di quasi il 15%. Per questo chiediamo agli altri sindacati di non sottoscrivere alcun contratto di categoria a queste condizioni, anche perché c'è il fondato rischio che per avere poche decine di euro di aumento si venga ora costretti a cedere sul piano dei diritti: ci sono degli aspetti dell'organizzazione scolastica, a iniziare dall'orario di lavoro dei docenti, su cui non si transige. A queste condizioni penalizzanti, diciamo no. E invitiamo gli altri sindacati a fare altrettanto, ricorrendo in tribunale, dove i giudici non sono sottoposti a condizionamenti, compromessi o ricatti". (ANSA).
"Le organizzazioni che
rappresentano i lavoratori del comparto sono ormai ai blocchi di
partenza in vista delle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze
sindacali unitarie. Le consultazioni si terranno probabilmente nel
prossimo inverno. C'è molta attesa, osservano gli esperti, per capire
se il calo di rappresentatività dei sindacati maggiori possa stavolta
permettere alle organizzazioni minori di superare la soglia del 5%,
utile a sedersi al tavolo delle trattative con il Miur. L'Anief, con
38 mila deleghe a giugno 2018 e 3mila liste già pronte, si candida con
autorevolezza a superare la soglia di rappresentatività". E' quanto si
legge in una nota dell'Anief.
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