L’Ufficio scolastico siciliano istituisce altre 657 cattedre di didattica speciale: solo che sono anche queste in deroga all’organico di diritto, facendo salire a 5.718 i posti assegnati con questa modalità distorta, nata alcuni anni fa in via provvisoria e diventata nel frattempo una piaga del nostro insegnamento pubblico, con gli allievi disabili a subirne le conseguenze. Quei posti dovevano essere in organico di diritto per permettere le assunzioni e i trasferimenti. La distribuzione dei nuovi posti: più di tutti a Catania (185), seguita da Palermo con 130 e Messina 101. Le altre province vanno dagli 80 di Agrigento agli 8 di Enna: un numero altissimo, ancora assegnato ai supplenti. Il sindacato Anief già durante questa estate aveva contrastato tale modo di procedere, impugnando il Decreto direttoriale n. 52 dell’Usr Sicilia attraverso un ricorso al Tar, presentato dai propri legali. Adesso quei posti, a distanza di un paio di mesi, si sono incrementati di quasi mille unità.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Dall’Usr è arrivata una prima risposta, ma non è quella che volevamo. Invece di tramutare la vergogna dei posti in deroga sul sostegno in organico di diritto, l’amministrazione scolastica preferisce insistere nel percorso sbagliato. Questo avviene perché non si adeguano le norme alle necessità. Invece di stabilizzare i docenti di sostegno utili per la didattica speciale rivolta ad oltre 240mila alunni con disabilità certificata, l’amministrazione continua a tenere conto del superato vincolo percentuale introdotto nel 2007, sancito nel 2010 e confermato dall’ex Ministro Maria Chiara Carrozza con la Legge 128/2013, attraverso cui si impone la copertura del 30% dei posti di sostegno liberi con supplenze 30 giugno, dunque non disponibili per trasferimenti ed immissioni in ruolo. Col passare degli anni il ricorso ai posti attivati in deroga, introdotti inizialmente con il criterio dell'eccezionalità e della contingenza, è diventata la norma. È giunta l’ora di assicurare agli alunni una figura di riferimento ferma nel tempo, che garantisca maggiore continuità didattica, come previsto dal dettato costituzionale. Anziché assistere all’andirivieni di supplenti, dovuto agli ormai cronici ritardi della macchina amministrativa, visto che ad oltre un mese di distanza dall’inizio dell’anno scolastico abbiamo ancora migliaia di cattedre scoperte, in particolare sul sostegno.
Una nuova, piena, vittoria targata Anief presso il TAR del Lazio con un'ordinanza che dà ragione al nostro sindacato e dichiara l'illegittimità del divieto di cambio provincia/sedi nelle GI ai docenti inseriti in I fascia.
È una vittoria che scaturisce dall'estremo e preciso lavoro degli Avvocati Anief Fabio Ganci e Walter Miceli quella ottenuta oggi presso il TAR del Lazio che riconosce il pieno diritto all'aggiornamento della I fascia delle Graduatorie d'Istituto al personale ivi inserito che aveva intenzione di cambiare scuole o, direttamente, provincia in occasione del nuovo aggiornamento 2017. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “L'illegittimità del DM 374/2017 è stata dimostrata dai nostri legali in udienza e siamo pienamente soddisfatti del risultato ottenuto. Abbiamo, ancora una volta, tutelato il diritto al lavoro di centinaia di docenti precari che si sono affidati con fiducia al nostro sindacato quando si sono visti ‘bloccare’ dal Miur nella provincia o nelle scuole scelte per le G.I. ormai 4 anni fa. L'essere docenti inseriti in GaE e, dunque, nella prima fascia delle Graduatorie d'Istituto non poteva certo essere una colpa e impedire a questa particolare categoria di precari la possibilità di modificare le scelte effettuate nel 2014 era palesemente illegittimo”. Il TAR Lazio, infatti, ha dato piena ragione ai legali Anief annullando il Decreto Ministeriale n. 374/2017 proprio nella parte in cui impedisce ai docenti inseriti in I fascia di poter effettuare modifiche alle sedi o alla provincia scelte nel 2014.
Dividendo 1,6 miliardi di euro in arrivo per tutti i lavoratori del pubblico impiego, si raggiungono incrementi in busta paga attorno ai 40 euro lordi che sommati a quelli già stanziati con le precedenti manovre non arrivano agli 85 euro stabiliti a Palazzo Vidoni il 30 novembre 2016. Se si aggiunge che solo qualche giorno fa la Ministra ha detto che gli aumenti non saranno a pioggia, ma si dovrà decidere il modo di distribuirli, ad esempio in base alla meritocrazia, questo significa che a una parte di dipendenti pubblici è destinato di percepire 20-30 euro netti. Parlare in queste condizioni di valorizzazione di coloro che agiscono professionalmente in nome dello Stato italiano è un’operazione che ha un solo scopo: recuperare i consensi persi dal Governo Renzi, lasciando i lavoratori pubblici in una condizione stipendiale indegna.
Marcello Pacifico (Anief-Udir-Cisal): Presto i dipendenti pubblici e della scuola scopriranno che l’incremento a loro riservato non coprirà nemmeno il costo della vita, la quale negli ultimi anni ha superato le loro buste paga di quasi 15 punti percentuali: a quel punto, smascherata l’operazione di facciata del rinnovo contrattuale, questi lavoratori si renderanno conto che neanche dopo due lustri di blocco contrattuale potranno contare su uno stipendio almeno competitivo con l’inflazione.
Anief inviata docenti e Ata della scuola ad inviare una specifica diffida in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci nuovamente sullo sblocco dell’indice dell’IVC. Il contratto può non essere firmato in attesa che il Governo trovi i soldi, ma l’articolo 36 della Costituzione impone un adeguamento parziale degli stipendi all’aumento dell’inflazione programmata e reale. Per pre-aderire al ricorso, basta andare sul seguente link.
Ancora una vittoria Anief presso il TAR del Lazio che riconosce, con una sentenza esemplare nella sua chiarezza, il pieno diritto degli educatori abilitati ad accedere all'insegnamento nella II Fascia delle Graduatorie d'Istituto per la scuola primaria.
Annullato il Decreto Ministeriale n. 374/2017 nella parte in cui, all'art. 4, comma12, “Composizione delle graduatorie di circolo e di istituto” non contempla la possibilità di presentare domanda di inserimento nelle graduatorie di istituto di II fascia per la classe di concorso EEEE (scuola primaria) al personale educativo (PPPP) abilitato. La sentenza, ottenuta per l'Anief dal sempre ottimo operato dell'Avv. Fortunato Niro, ha condannato il Miur all'immediato inserimento dei ricorrenti nelle Graduatorie d'Istituto degli abilitati della scuola primaria e al pagamento delle spese di soccombenza. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Abbiamo già più volte evidenziato in tribunale che l’abilitazione nelle attività del personale educativo è da considerarsi equipollente all’abilitazione all’insegnamento nella scuola primaria. Ne deriva che il personale educativo - ove in possesso di abilitazione - può ben aspirare all’inserimento nella II fascia delle Graduatorie di Circolo e di Istituto anche per la scuola Primaria e il Tribunale Amministrativo ci ha dato, ancora una volta, ragione”.
La vicenda ha dell’incredibile: nemmeno un aspirante maestro delle prove suppletive della selezione svolte la scorsa primavera, ad un anno di distanza dalle prove ordinarie, è stato ammesso al colloquio dopo le verifiche scritte. Ecco il messaggio dell’Usr della regione Veneto: “Si rende noto che la Commissione giudicatrice ha comunicato in data 02 ottobre 2017 che NON risultano esserci candidati ammessi alla prova orale”. Perché si è arrivati a questo rigore senza precedenti, rimane tutto da capire.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Come è possibile che il personale precario già formato e abilitato all’insegnamento non sia, in blocco, nemmeno in possesso delle conoscenze, capacità e competenze minime per svolgere la professione? L’impressione è che si stia realizzando una sottile operazione di contrasto di questi docenti verso la loro stabilizzazione. La conferma la troviamo nella mancanza totale di riferimenti al nuovo reclutamento dei docenti della scuola pubblica, introdotto con il decreto legislativo n. 59/17, attraverso cui sono state introdotte le nuove modalità unicamente per i futuri insegnanti della scuola secondaria. Resta da capire anche che fine faranno i 6.399 candidati dell’ultimo corso di Scienze della formazione primaria. L’ostracismo dell’amministrazione è confermato sia dalla perenne opposizione verso i candidati con diploma magistrale, per i quali si attende ora l’udienza Plenaria del Consiglio di Stato fissata per il prossimo 15 novembre, sia dalla chiusura a doppia mandata delle GaE, malgrado la nostra azione legale fosse riuscita a farle riaprire sia nel 2008 che nel 2012. A completare il quadro c’è la lunga lista di idonei che hanno partecipato e superato tutte le prove del concorso a cattedra, ma che non rientrando nel 10% aggiuntivo dei posti banditi e risultano ancora oggi estromessi.
L'Ufficio Legale Anief ha attivato le procedure utili per agire in tribunale con uno specifico ricorso per ottenere giustizia se dall'Amministrazione non arriverà nell'immediato una soluzione rispettosa dei diritti dei candidati idonei del concorso Primaria e Infanzia. Infine, chi volesse presentare ricorso per ottenere la stabilizzazione e i risarcimenti danni, può ricorrere in tribunale per ottenere scatti di anzianità e risarcimenti.
A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente del sindacato Udir, dopo avere appreso della decisione della dirigente scolastica dell’istituto superiore romano, la dottoressa Carla Alfano, di rivolgere un appello agli studenti che da ieri stanno occupando l’edificio, per pregarli di desistere dalla loro protesta perché in caso contrario sarà “costretta a denunciarli” alla pubblica autorità.
Secondo il sindacalista non si possono additare gli studenti per colpe altrui, in questo caso della Provincia di Roma: è un diritto dei giovani in formazione ricordare a chi di competenza che la scuola dove studiano e si formano non è sicura. Udir lo ha detto a fine settembre a Montecitorio, dinanzi alle commissioni riunite Cultura e Lavoro, alla presenza di esperti sulla sicurezza scolastica, presentando anche degli emendamenti al Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 il TITOLO XIII bis, specifico per la scuola, attraverso l’introduzione di nove articoli modificativi. Ogni preside, la mattina aprendo la scuola, tra amministrativo, civile e penale, ha 105 potenziali capi d’imputazione a cui rispondere: è responsabile dell’organizzazione scolastica, ma sul fronte delle mura dell’istituto e della sua manutenzione non ha alcune potere di spesa, né d’intervento. Però ne risponde in prima persona, tanto è vero che ci sono dei presidi in carcere per il crollo dei loro istituti.
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