Chi doveva cancellare il precariato, le supplenze, le classi pollaio, è riuscito nell’impresa di organizzare il peggior avvio di anno scolastico della storia della scuola italiana: solo a Milano, ad un mese a mezzo dall'inizio della scuola, ci sono ancora 2.200 cattedre scoperte, per la primaria e le medie. I dirigenti, non sapendo più cosa fare, sono costretti a convocare i docenti attraverso supplenze “brevi”. Che, nove volte su dieci, per il sostegno, significa far affiancare agli alunni disabili un docente inesperto e pure di specializzazione. Però, invece di scagliarsi contro chi ha determinato questa situazione assurda, venutasi a determinare a seguito di GaE bloccate sia per gli inserimenti degli abilitati in graduatoria d’istituto, sia per gli spostamenti di provincia da parte di chi già c’è dentro - per non parlare dei TFA eternamente rinviati - qualche sindacato si scaglia addirittura contro i docenti: arrivando a proporre il blocco della mobilità.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): se la Buona scuola è zoppa già prima di andare a regime, la colpa è tutta di chi la governa maldestramente: questi signori, hanno prima ricattato i docenti precari, dicendo loro che per essere assunti in ruolo valeva la pena rischiare di spostarsi a cento se non a mille chilometri, poi sono incorsi in miriadi di errori strategici culminati nelle assegnazione provvisorie portate a termine solo in questi giorni e arrivate per sanare gli errori di un algoritmo impazzito. Poi la stessa cosa la si dice a 80mila docenti abilitati, guarda caso quasi il numero di quelli che ogni anno hanno una supplenza. A questo va aggiunto il mancato seguito della normativa in materia di organizzazione scolastica annuale, che impone agli uffici scolastici di completare la mobilità entro il 31 luglio e non il 15 settembre; poi nemmeno questo rispettato. Se non si fosse elusa la scadenza indicata dal legislatore, senza deroghe, oggi non ci ritroveremmo con 50mila cattedre annuali ancora da assegnare e 4-8 supplenti attesi in ogni istituto. Anche per questo, il prossimo 14 novembre abbiamo deciso di scioperare e scendere in piazza davanti a Montecitorio.