ROMA, 1 NOV - Si parte con i nuovi concorsi docenti, ma chi è già di ruolo non vi potrà partecipare e questo, sottolinea l'Anief, "è discriminante". L'indizione della prima procedura, spiega l'Anief, è prevista entro la fine del 2017: sono molti i docenti già a tempo indeterminato interessati al conseguimento dell'abilitazione per altra classe di concorso, quindi a partecipare alla procedura riservata in modo da consentire la loro crescita professionale. Ancora di più perché la loro partecipazione è prevista dal decreto legislativo n. 59/2017, che regola il nuovo reclutamento post Buona Scuola. La possibile esclusione di chi è già di ruolo sta creando dissensi tra i tanti docenti a tempo indeterminato che già da parecchi anni si trovano nell'impossibilità di poter conseguire un'altra abilitazione all'insegnamento e rimangono così "bloccati" sul loro insegnamento pur potendo accedere ad altri. Intanto dal Miur qualche apertura. "Le rassicurazioni del Miur sull'apertura del concorso al personale di ruolo - afferma Marcello Pacifico, di Anief-Cisal - ci sembrano davvero deboli: perché, visto che queste erano le intenzioni, non è stata normata direttamente? Non si contano più le sentenze emesse da più tribunali sull'estromissione illegittima del personale già di ruolo da un concorso pubblico, anche all'interno della stessa amministrazione. Per questo motivo che stiamo predisponendo un ricorso, appena il bando dovesse ufficializzare l'estromissione degli insegnanti già di ruolo". (ANSA).
All’interno dei 120 articoli del disegno di legge n. 2960, ora all’esame delle Commissioni di competenza del Senato, al fine di redigere entro l’8 novembre i pareri a quella di Bilancio, non si trovano infatti provvedimenti che abbiano efficacia migliorativa della riforma Renzi-Giannini, né dei decreti legislativi a seguire: rimangono, quindi, in vita tutte le storture prodotte dalla Legge 107/2015, ad iniziare dalla chiamata diretta, passando per il bonus merito fino alle assunzioni fuori regione tramite algoritmo. Capitolo personale: dopo quasi dieci anni di blocco stipendiale, sommando i vari finanziamenti, arriveranno la miseria di 31 euro di aumento in media nel triennio 2016-2018, ovvero la medesima cifra che verrà conferita ad oltre tre milioni di statali. Anche per i dirigenti scolastici gli aumenti non sono poi così corposi: perché, dopo la rabbia espressa nei passati mesi, ora ottengono un assegno di 5mila euro dal 2018, che tuttavia è ben lontano da quello che serviva solo per cominciare a parlare di equiparazione all’altra dirigenza della stessa area della Conoscenza.
Marcello Pacifico (Anief-Udir): Dal testo presentato risultano confermate le nostre denunce. Il Governo ha solo una possibilità: reperire in fretta i soldi a lungo promessi ai lavoratori pubblici e della scuola nei passati mesi, proprio per tornare a valorizzare nei fatti quel personale a cui oggi vengono assegnati degli stipendi a dir poco inadeguati al lavoro profuso e al costo della vita. L’esecutivo deve andare oltre gli 85 euro lordi, con diversi dipendenti pubblici destinati a prendere ancora meno visto che manca l’intera copertura e si tratta di una media generale. Occorrono soldi, sia per sbloccare l'indennità di vacanza contrattuale dei dipendenti, pari a 105 euro al mese da settembre 2015 (il doppio per i dirigenti), sia per muovere un passo vero verso la perequazione interna ed esterna di tutti coloro che sono responsabili degli istituti scolastici. A questi compensi vanno aggiunte delle cifre analoghe relative all’effettivo aumento. In caso contrario, i ricorsi nei tribunali diventeranno la norma, con l’amministrazione condannata a risarcimenti sempre più consistenti e che già oggi sono di decine di migliaia di euro, come riferito di recente dalla Corte dei Conti.
Leggendo la relazione tecnica all’emendamento ad hoc, ora al vaglio delle Commissioni del Senato all’interno del testo della Legge di Stabilità 2018 giunto a Palazzo Madama, l’impressione è che anche stavolta la montagna abbia partorito il topolino. Chi stabilisce l'autonomia dei ragazzi? I genitori? Se per caso succede qualcosa al giovane chi interviene, nuovamente il giudice? Per non parlare della possibilità di generare ancora più confusione, con parte della classe autorizzata a uscire da sola e parte no.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e Udir, quello che veramente serve è approvare una norma che intervenga a supporto dei regolamenti di istituto: quindi, esortiamo la Ministra e il Partito Democratico ad elaborare un provvedimento più efficace del testo presentato, oltre a trovare maggiori risorse per le scuole.
È confermata la data per la decisione del Consiglio di Stato che decreterà se chi ha conseguito il diploma magistrale fino al 2002 ha diritto ad essere collocato nella III fascia delle graduatorie ad esaurimento, in virtù del fatto che il riconoscimento del valore abilitante del titolo è avvenuto solo nel 2013, quando le GaE (dalle quali si attinge per il 50% delle immissioni in ruolo) erano già chiuse a nuovi inserimenti. Nel frattempo, si continua a parlare, senza motivo, di contrapposizione con i laureati in Scienze della formazione primaria, ancora fuori dalle GaE. Tra i fomentatori si sono aggiunti alcuni “illuminati” professori universitari che hanno curato la preparazione dei laureati in Sfp per introdurli all’insegnamento nelle scuole di infanzia e primaria.
Replica Anief: fino a prova contraria, quasi la metà degli insegnanti della scuola pubblica italiana non sono in possesso della laurea; è stato il nostro Stato a riconoscere il valore abilitante di quel titolo, il diploma magistrale conseguito entro il 2002, per cui viene da sé che non può negare la loro collocazione nelle graduatorie ad esaurimento; infine, i giudici hanno sinora dato ragione ai ricorrenti – con ben quattro sentenze definitive del Consiglio di Stato per migliaia di essi, una sentenza definitiva della Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso del Miur sulla giurisdizione, oltre che decine di misure cautelari in sede amministrativa - e non si può pensare di stracciare un diritto perché potrebbe danneggiare dei colleghi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sono settimane che si sta producendo una doppia deprecabile operazione: da una parte si sta cercando di mettere gratuitamente contro le due categorie e dell’altra si vuole far diventare la plenaria del Consiglio di Stato una sentenza più politica che di diritti lesi. Certi docenti universitari farebbero piuttosto bene ad occuparsi dei loro laureati. Anief è riuscita, con le sue impugnazioni ai giudici, ad ammetterli nelle GaE nel 2008 e nel 2012 e quell'ultima “apertura” delle graduatorie era proprio dedicata gli abilitati in SFP: un obiettivo che non ci risulta abbiano ottenuto gli accademici. Quanto all’età dei diplomati magistrale tirata in ballo da un gruppo di professori universitari, bisognerebbe puntare il dito su chi, tra i governi e le amministrazioni scolastiche degli ultimi 15 anni, si è posto tenacemente contro di loro, facendoli diventare precari storici. Quello che veramente serve, piuttosto, è una norma per bandire finalmente dei concorsi per la scuola primaria e dell’infanzia che siano utili allo scopo, per reclutare da seconda fascia d’Istituto e riaprire le GaE a tutti coloro che hanno un’abilitazione oppure per creare anche per loro una “fase transitoria” con graduatorie regionali degli abilitati da cui attingere per le immissioni in ruolo.
Lo hanno ribadito, nei giorni scorsi, il giudice del Lavoro di Marsala e di Milano che hanno confermato la violazione della normativa comunitaria da parte del Ministero dell’Istruzione. Ai docenti ricorrenti sono state corrisposte congrue differenze retributive, maturate tra quanto percepito e quanto dovuto rispetto alla fascia di anzianità via via spettante con l'aggiunta degli interessi legali dalle singole scadenze al saldo. Intanto, sono entrate a regime le nuove modalità di gestione telematica delle domande di ricostruzione di carriera, specifiche ‘per il riconoscimento dei servizi agli effetti della carriera’.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Si continua ad incorrere nella discriminazione cassata dalla Direttiva Comunitaria 1999/70/CE. Sino a quando il Miur non prenderà coscienza della necessità di una modifica interna orientata al rispetto della Direttiva comunitaria, Anief continuerà a promuovere gli specifici ricorsi per tutelare il diritto di ogni lavoratore alla corretta ricostruzione della carriera. Rientrano in questa casistica anche coloro che hanno svolto servizio nelle scuole paritarie, per i quali l’associazione sindacale autonoma ha promosso un ricorso ad hoc. In ballo, infatti, c’è il conseguente immediato adeguamento dello stipendio in base agli anni effettivamente svolti al servizio del Miur, anche se con contratti a tempo determinato.
Èancora possibile ricorrereper vedersi riconosciuto il diritto all'integrale ricostruzione di carriera commisurata agli effettivi anni di servizio prestati con contratti a tempo determinato e per ottenere immediatamente il corretto inquadramento stipendiale. Anche per le supplenze nelle scuole paritarie. Per ulteriori informazioni e aderire ai ricorsi promossi dall'Anief, clicca qui
L’indizione della prima procedura è prevista entro la fine del 2017: sono molti i docenti già a tempo indeterminato interessati al conseguimento dell’abilitazione per altra classe di concorso, quindi a partecipare alla procedura riservata in modo da consentire la loro crescita professionale. Ancora di più perché la loro partecipazione è prevista dal decreto legislativo n. 59/2017, che regola il nuovo reclutamento post Buona Scuola. L’esclusione sta creando dissensi tra i tanti docenti a tempo indeterminato che già da parecchi anni si trovano nell’impossibilità di poter conseguire un’altra abilitazione all’insegnamento e rimangono così “bloccati” sul loro insegnamento pur potendo accedere ad altri. Intanto dal Miur qualche apertura.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Le rassicurazioni del Miur sull’apertura del concorso al personale di ruolo ci sembrano davvero deboli: perché, visto che queste erano le intenzioni, non è stato normato direttamente? Intanto, non si contano più le sentenze emesse da più tribunali sull’estromissione illegittima del personale già di ruolo da un concorso pubblico, anche all’interno della stessa amministrazione: i giudici sembrano infatti sempre più inclini a bacchettare l’azione discriminante. Ed è per questo motivo che stiamo predisponendo un ricorso, appena il bando dovesse ufficializzare l’estromissione degli insegnanti già di ruolo.
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