Anief-Cisal non comprende dove sta la copertura finanziaria dell’operazione: rispetto ai 5 miliardi promessi dalla Funzione Pubblica per gli 85 euro di aumento, c’è da subito un disavanzo enorme perché nella Legge di Stabilità sono meno di 2 i miliardi presenti. E, in base a quanto detto dalla parte pubblica, solo la metà, quindi 850 milioni di euro, sarebbero da subito destinati ai rinnovi contrattuali. Inoltre, se il Governo destina appena 850 milioni di euro per 2017 e questi vanno suddivisi tra 3,3 milioni di dipendenti, si ottengono appena 258 euro lordi annui. Che corrispondono a 20 euro lordi, ovvero 14 euro netti mensili. Ora, sempre l’esecutivo dice che ci sarebbero a diposizione anche altri 5 miliardi per l’intero triennio. Ma se ai 33 milioni di dipendenti pubblici dovrebbero essere destinati 85 euro lordi per 13 mensilità, da assegnare per i prossimi tre anni, servirebbero quasi 11 miliardi. Quindi, ancora una volta, l'impegno non può essere onorato. E non finisce qui: perché i dipendenti statali, avrebbero dovuto avere 150 euro in più mensili netti, dal settembre 2015, con aumenti di ulteriori 150 euro. Con lo Stato che così continua a risparmiare 5 miliardi l’anno.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): l’intesa raggiunta tradisce la volontà dei lavoratori. Perché ammesso che ci fosse la copertura finanziaria, a regime significa che in busta paga risulterebbero 60 euro netti. E si tratterebbe sempre di una miseria, perchè prendendo uno stipendio di 1.500 euro, il dipendente pubblico avrebbe dovuto avere lo stesso 20 per cento in più nel settennio concesso ai colleghi metalmeccanici: depotenziando ancora una volta le buste paga dei lavoratori pubblici e rimandando nel tempo anche gli aumenti minimali su cui si è trovato l’accordo, lo Stato avrà fatto strike.Continueremo la strada dei ricorsi.
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Le ultime notizie indirizzano la trattativa verso un compromesso per lo sblocco dell'accordo quadro sui rinnovi nel pubblico impiego. Una delle ipotesi, da quanto si apprende, consiste nel far saltare gli aggettivi che nella bozza di intesa accompagnano l'indicazione sull'incremento contrattuale di 85 euro: non sarebbero più "medi" e "non inferiori a", ovvero minimi. Si assiste all’ennesimo rimando dopo aver raggiunto, poi, solo un accordo di massima utile a ottenere, peraltro, degli incrementi stipendiali ridicoli. Nella migliore delle ipotesi, i dipendenti pubblici dovranno attendere un tempo ancora indefinito: potrebbero passare anni, infatti, prima di vederli acquisiti a regime.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il Governo farebbe bene ad incrementare il fondo previsto nella legge di bilancio, sia per coprire gli aumenti con immediatezza, anziché pensare di assegnarli a piccole ‘dosi’, sia per prevedere l’incremento minimo relativo all’indennità di vacanza contrattuale: quest’ultima, attraverso il DEF 2016, è stata invece congelata da diversi anni e rimarrà tale sino al 2018 e forse anche fino al 2021. Questi parametri sono stati adottati per il rinnovo dei metalmeccanici. Per quelli dei comparti pubblici, invece, non se ne parla: qualora, invece, la Funzione Pubblica volesse proseguire sulla strada intrapresa, allora vorrà dire che sarà sepolto dai ricorsi. I lavoratori pubblici hanno, infatti, pieno diritto a ricevere uno stipendio equo, giusto e allineato al costo della vita, come previsto, costituzionalmente, in tutti i Paesi moderni dove il rinnovo di contratto non può prescindere dal riferirsi all’Ipca, l’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi UE.
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