Da oggi e fino alla fine dell’anno scolastico si torna in classe anche nelle scuole superiori, con la presenza garantita in zona rossa dal 50% al 75%, mentre in zona gialla e arancione va dal 70% alla totalità: considerando gli altri cicli scolastici, si era calcolato che fossero almeno 7,6 milioni gli alunni a prendere posto nella giornata odierna sui banchi, pari all'89,5% del totale sulla base alla capienza delle scuole e del "colore" delle Regioni, con un significativo incremento rispetto ai 6 milioni e 850mila alunni (l’80,5%) andati a scuola la scorsa settimana. Il problema è che non tutte le scuole superiori sono pronte per garantire la presenza in classe di almeno 7 studenti su 10. In molti istituti, come a Roma, Napoli e Milano, ci si fermerà ancora al 50%: gli spazi ridotti delle aule non si conciliano con la presenza di 20-25 ragazzi in aule di 40-50 metri quadrati, rispettando le norme del Cts sul distanziamento e anche il protocollo sulla sicurezza che tra l’altro andrebbe anche aggiornato.
Secondo i calcoli dell’Anief, rispetto ai numeri attesi oggi almeno 150-200mila studenti delle superiori hanno continuato a svolgere la didattica a distanza, proprio perché le scuole non sono ancora pronte ad accoglierli. Una parte degli istituti cercherà di organizzarsi nel corso della settimana, quindi in ritardo sulla tabella di marcia prevista dal Governo Draghi. Molte scuole, però, manterranno la dad al 50%, continuando quindi con l’alternanza che va avanti da fine ottobre. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, “il Governo ha dato una risposta politica a un problema che andava affrontato prima sul piano pratico. Permangono troppi problemi e rischi. Che fine hanno fatto, ad esempio, i tracciamenti da realizzare in collaborazione con le Asl e i tamponi rapidi promessi da mesi? E come si fa a tornare al 70% con i trasporti che viaggiano per metà capienza? Perché non si agisce per aumentare la capienza delle aule scolastiche e degli organici del personale? Anche il sindacato sarebbe contento di abbandonare la dad, ma bisogna fare un bagno di realtà anziché scaricare tutto sulle scuole”.