ROMA, 28 DIC - Sono "quasi 100 mila i supplenti, eppure la metà delle assunzioni in ruolo è andata deserta nell'ultimo triennio per la chiusura di quel doppio canale di reclutamento che avrebbe dovuto evitare la procedura d'infrazione europea per l'abuso dei contratti. I concorsi straordinari non hanno risolto il problema. L'unica soluzione rimane quella di riaprire le graduatorie ad esaurimento (Gae) per sanare la posizione di migliaia di insegnanti formati dallo Stato ma costretti a cambiare cattedra ogni anno". E' quanto afferma l'associazione sindacale Anief in una nota. "Le ultime due maggioranze parlamentari del Pd e della Lega-M5S per risolvere questo problema hanno pensato a concorsi straordinari, alla proroga dei contratti al 30 giugno, ma queste soluzioni - spiega l'Anief - si sono dimostrate un palliativo che ha rinviato e non risolto il problema. Alla luce poi delle sentenze della Cassazione e della Corte costituzionale dopo la sentenza del Corte di Giustizia europea, infatti, il doppio canale di reclutamento rimane l'unica misura effettiva che rende il corpus normativo sul precariato scolastico speciale e idoneo a sfuggire all'obbligo della stabilizzazione dopo l'abuso dei contratti a termine. E proprio qui sta il problema che vede più di 50 mila cattedre andate deserte rispetto a più di 150 mila insegnanti abilitati: il mancato aggiornamento delle GaE che Anief chiede a gran voce". "Per superare questo stato di cose, basterebbe la riapertura delle GaE a decine di migliaia di docenti già selezionati, formati e abilitati all'insegnamento. Non è servita molto, evidentemente, l'onta delle 33 mila cattedre soltanto la scorsa estate già destinate ai ruoli, ma mai assegnate per mancanza di candidati nelle GaE e nelle graduatorie di merito". Il problema, ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, è che "al Miur sanno bene che sparsi per l'Italia ci sono diverse decine di migliaia di precari, oggi bloccati nelle graduatorie d'istituto che non aspettano altro di essere immessi in ruolo, dopo anni di supplenze". (ANSA).
La pre-intesa sulla mobilità del personale scolastico, prossima all’attivazione, non contiene l’attesa l'attivazione dei passaggi verticali del personale Ata riguardante i profili B e D previsti dalle precedenti norme: analizzando il testo che regolerà i trasferimenti e i movimenti per l’anno scolastico 2019/20, e che verrà ufficializzato nelle prossime ore, subito dopo l’approvazione definitiva della Legge di Stabilità, si scopre infatti che non vi è traccia dei previsti movimenti professionali, su grado superiore, contemplati dalla legge anche per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario.
Non perdere gli importi residui del vecchio bonus! Dal 1° gennaio 2019 il valore del portafoglio non potrà essere superiore a mille euro. Il 31 dicembre 2018 è il termine ultimo per utilizzare le quote relativi all’anno scolastico 2016/2017 (articolo 6, comma 3 - sexies del DL n. 91/2018 convertito con modificazioni in L. n. 21 settembre 2018, n. 108). Molti docenti, infatti, hanno conservato i bonus non destinandoli all’autoformazione, probabilmente per aumentare la cifra. Come specificato sul sito del Miur “solo per i residui riferiti all’anno scolastico 2016/2017 gli importi disponibili possono essere utilizzati dai docenti e validati dagli esercenti entro e non oltre il 31 dicembre 2018.
Il ricorso sarà proposto in virtù della mancata indizione dal 2014 dei nuovi passaggi verticali per il profilo D dal profilo B e dalla mancata organizzazione dei corsi di formazione di cui al Decreto direttoriale 979/10. Il ricorso è riservato al personale Ata che risulterà vincitore oltre la soglia del 20% dei posti riservati al personale di ruolo in servizio.
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Sono quasi 100 mila i supplenti, eppure la metà delle assunzioni in ruolo è andata deserta nell'ultimo triennio per la chiusura di quel doppio canale di reclutamento che avrebbe dovuto evitare la procedura d'infrazione europea per l'abuso dei contratti. I concorsi straordinari non hanno risolto il problema. L'unica soluzione rimane quella di riaprire le GaE per sanare la posizione di migliaia di insegnanti formati dallo Stato ma costretti a cambiare cattedra ogni anno.
Se l'inserimento nelle GaE dei docenti formati con le SISS e le Facoltà di Scienze della Formazione primaria o i corsi riservati presso gli ex Provveditorati o ancora idonei abilitati con il concorso del 1999 ha rappresentato, comunque, dopo anni di precariato una chance per l'immissione in ruolo, dopo il 2012, la chiusura delle stesse ha rappresentato una condanna a una continua reiterazione dei contratti a termine per i più di centomila docenti formati con il TFA, il PAS, SFP o risultati idonei ai corsi del 2012 e del 2016. Per non parlare dei diplomati magistrale che hanno scoperto soltanto nel 2014 che avrebbero dovuto essere inseriti in GaE dal 2002 e che ancora oggi lottano nei tribunali. Le ultime due maggioranze parlamentari del PD e della Lega - M5S per risolvere questo problema hanno pensato a concorsi straordinari, alla proroga dei contratti al 30 giugno, ma queste soluzioni si sono dimostrate un palliativo che ha rinviato e non risolto il problema.
Alla luce poi delle sentenze della Cassazione e della Corte costituzionale dopo la sentenza del Corte di Giustizia europea, infatti, il doppio canale di reclutamento rimane l'unica misura effettiva che rende il corpus normativo sul precariato scolastico speciale e idoneo a sfuggire all'obbligo della stabilizzazione dopo l'abuso dei contratti a termine. E proprio qui sta il problema che vede più di 50 mila cattedre andate deserte rispetto a più di 150 mila insegnanti abilitati: il mancato aggiornamento delle GaE che Anief chiede a gran voce.
Sta producendo effetti devastanti, con sempre più posti destinati al supplente di turno, la testarda decisione del Governo di lasciare chiuse le graduatorie ad esaurimento ai docenti abilitati precari collocati in seconda fascia d’istituto: nel caso del sostegno agli alunni disabili, addirittura, risultano esaurite, senza più alcun candidato, non solo le stesse graduatorie ad esaurimento, ma anche quasi tutte le graduatorie di merito, derivanti dagli esiti dei concorsi a cattedra. Anche per le materie d’insegnamento figurano molte classi di concorso senza più precari che si dichiarano pronti a subentrare. È esemplare il caso dell’Emilia Romagna, in cui l’Usr ha appena pubblicato un report sulle nomine in ruolo dell’anno scolastico in corso. Per superare questo stato di cose, basterebbe la riapertura delle GaE a decine di migliaia di docenti già selezionati, formati e abilitati all’insegnamento. Non è servita molto, evidentemente, l’onta delle 33 mila cattedre soltanto la scorsa estate già destinate ai ruoli, ma mai assegnate per mancanza di candidati nelle GaE e nelle graduatorie di merito. Il problema, ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, è che “al Miur sanno bene che sparsi per l’Italia ci sono diverse decine di migliaia di precari, oggi bloccati nelle graduatorie d’istituto che non aspettano altro di essere immessi in ruolo, dopo anni di supplenze”.
Gli studi legali del sindacato Anief e dell’associazione europea Radamante sono in prima fila contro il prossimo bando del Tfa Sostegno che esclude migliaia di candidati. Anief propone ricorsi per diplomati ITP, diplomati Conservatorio - Accademia Belle Arti o Accademia Danza, educatori, Dottori di Ricerca; e per l’accesso alla prova scritta per il corso di Specializzazione Sostegno per tutti i docenti che superano la prova preselettiva. Radamante vuole far ammettere tutti i laureati senza i 24 CFU con o senza i 36 mesi di servizio e in sovrannumero tutti gli idonei dei precedenti concorsi a cattedra.
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