Roma, 28 gennaio 2013, Camera dei Deputati, Palazzo Marini, Sala delle Colonne, Via Poli 19, ore 9.30. Visti i pochi posti a disposizione, i soci Anief possono chiedere di partecipare inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. indicando cognome, nome, estremi del documento d'identità entro martedì 22 gennaio, ore 18.30, indicando nell'oggetto "Richiesta partecipazione Manifestazione Confedir".
Pubblichiamo il documento presentato dalla Confedir - a cui Anief aderisce - al tavolo sulla precarietà tenutosi a Roma il 21 novembre 2012.
Al Sig. Ministro
per la pubblica amministrazione e la semplificazione
Pres. Filippo Patroni Griffi
Oggetto: Interventi per il personale precario in servizio presso le P.A.
La Pubblica Amministrazione si precarizza sempre di più. Lo afferma la relazione annuale della Corte dei Conti sul tema, secondo la quale i contratti interinali sono aumentati del 262% in 10 anni. In termini numerici, significa che i 3.542 precari statali del 2001 (appena varata la legge Biagi) sono quadriplicati, arrivando a 12.856 lavoratori nel 2010.
Nel 2010 lo Stato (Regioni ed enti locali compresi) ha speso 653 milioni di euro in più per formare le nuove leve e per pagare i minimi maggiorati: è il 13% in più rispetto al 2008.
Le leggi finanziarie dal 2001 al 2006, prevedendo il blocco delle assunzioni nel settore pubblico, hanno impedito quelle a tempo indeterminato. Le pubbliche amministrazioni, pertanto, sono state indotte ad utilizzare forme contrattuali flessibili avviate troppo spesso non -come la legge prevede- per ragioni connesse a fabbisogni di durata limitata, ma per soddisfare bisogni lavorativi continuativi nel tempo.
Il problema del precariato, dunque, riguarda tutta la Pubblica Amministrazione, ma è particolarmente accentuato in alcuni comparti come sanità, scuola ricerca ed enti locali.
Il precariato della ricerca è un settore che si differenzia da quelli, sicuramente storici, della scuola e della sanità, per situazioni e quadro normativo, ma che parimenti ne ha assunto in questi ultimi anni, per numero e diffusione, le medesime caratteristiche di drammaticità sociale. Il personale precario negli Enti del comparto ricerca, escludendo naturalmente quello Universitario, è arrivato a sfiorare le 6000 unità ed attualmente è in crescita, come è possibile verificare direttamente sui siti degli Enti stessi in base ai risultati dei bandi di selezione che quotidianamente di giorno in giorno vengono pubblicati. Tra le diverse situazioni specifiche si segnala la grave situazione dell’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Ente Pubblico di Ricerca, componente del Servizio Nazionale di Protezione Civile. Presso l’INGV operano più di 300 persone con contratto a tempo determinato, quasi tutti ricercatori e tecnologi, alcuni dei quali in servizio da oltre 10-15 anni. Il trentuno dicembre p.v. arriveranno a scadenza i contratti a tempo determinato di oltre 200 unità di personale, tutte inserite stabilmente nelle attività ordinarie di ricerca e di sorveglianza sismica e vulcanica, tutte, pertanto, parte integrante ed essenziale anche del Sistema di Monitoraggio e di Emergenza dell’INGV.
Le peculiarità si rilevano ovviamente anche negli altri settori. Parliamo, ad esempio, del personale precario della sanità, i medici in particolare, che nonostante prestino la propria opera assumendosi importanti responsabilità professionali, rimangono avulsi dalla struttura sanitaria, dalla logica del servizio in cui operano e dalla funzione pubblica che svolgono, oppure, dei precari della scuola.
Se si vuole effettivamente risolvere il problema del precariato nella Pubblica Amministrazione lo stesso non può essere affrontato su un unico tavolo con strumenti generalizzati, uniformi per tutti i settori.
La CONFEDIR, però, ritiene che il punto nodale comune ai singoli settori, il faro che deve ispirare la risoluzione del problema è la normativa comunitaria.
Nella gerarchia delle fonti normative, il tema della precarietà nella P. A. prima ancora di partire dall’esame del diritto interno costituitosi nell’ultimo decennio (d.lgs. 165/2001 - stato ed amministrazioni centrali, d.lgs 502/1992 - sanità, d.lgs. 267/2000 - enti locali) e in ultimo innovato dalla legge Fornero, deve rendere conto del rispetto di quanto previsto dalla direttiva comunitaria n. 1999/70/CE, recepita nel nostro ordinamento già dal d.lgs. 368/01.
Se è vero, infatti, che nel comparto privato ci si è adeguati progressivamente, anche attraverso l’ermeneutica della giurisprudenza, alla stipula di contratti a tempo indeterminato dopo 36 mesi di servizio, prestati anche non continuativamente in un quinquennio, secondo quanto stabilito dalla normativa comunitaria, nel comparto pubblico, ancora, non si è arrivati a una posizione univoca e chiara, rispettosa del diritto, anche per la specificità dei servizi attivati, per la pluralità delle funzioni svolte e per le evidenti esigenze di bilancio, al punto da far subire allo Stato italiano onerose procedure d’infrazione. Per mera previsione del legislatore, infatti, se si è ribadito il valore concorsuale come procedura d’accesso ordinaria alla pubblica amministrazione, tuttavia, si sono sanate quelle posizioni in contrasto aperto con la direttiva richiamata per alcuni dipendenti pubblici (l. 296/06, l. 244/07); da una parte, negli intenti, si è ribadito il ricorso all’utilizzo di contratti a tempo indeterminato per l’ordinario funzionamento della macchina pubblica (l. 133/08), dall’altra si è tentato di individuare ragioni oggettive per giustificare l’utilizzo di precari nella scuola (106/11), ad esempio, anche in assenza di personale da sostituire, soltanto per risparmiare grazie a una permanente differenziazione degli stipendi rispetto al contratto a termine o a tempo indeterminato.
La strada ideale per la CONFEDIR rimane il concorso, ma di fronte alla continua utilizzazione di professionalità esterne, che per diversi anni riescono a portare avanti la macchina pubblica, bisogna porsi seriamente senza più ambiguità, se è opportuno - certamente non legittimo - abusare della violazione degli accordi di lavoro firmati dalle parti sociali, per garantire risparmi o aumenti di produttività a dispetto della cancellazione di diritti soggettivi, riconosciuti prima ancora dall’Europa, che dalla nostra Costituzione.
Un esame attento della materia, quindi, tanto più cogente, quanto più sotto la pressione dell’esigenza di stabilizzare la condizione precaria di migliaia di lavoratori, non può prescindere dal rispetto delle regole del diritto al lavoro, a un’equa retribuzione, al merito, che non può essere violato per ragioni legate alla stessa natura del contratto attraverso surrettizi meccanismi con i quali si abusa di personale precario, ritenuto, nell’immediato, idoneo a svolgere la funzione richiesta, eppure non idoneo a svolgere lo stesso lavoro a tempo indeterminato.
E’ necessario, in questa particolare situazione, procedere a un monitoraggio delle varie situazioni di precariato nella Pubblica Amministrazione secondo le specificità dei comparti e delle aree, ponendo attenzione alle modalità di accesso e alle eventuali stabilizzazioni attuate. Successivamente, si devono eliminare tutte quelle norme derogatorie alla normativa comunitaria per evitare una palese discriminazione dei lavoratori italiani e si devono imporre procedure pubbliche e trasparenti, sanzionando i responsabili in caso di inadempienza.
Si deve, pertanto, prevedere uno strumento di armonizzazione della legislazione nazionale con quella comunitaria, tramite la stabilizzazione progressiva e selettiva dei precari utilizzati, per non incorrere in nuove procedure d’infrazione.
Si ringrazia dell’attenzione e si resta a disposizione per ogni approfondimento.
La più grande confederazione dei dirigenti pubblici paventa al ministro Patroni Griffi un autunno caldo.
Così sintetizza M. Poerio, segretario organizzativo, che denuncia al ministro come anche la pazienza dei dirigenti pubblici abbia un limite dopo il blocco per sei anni degli stipendi, la mancata perequazione delle pensioni, i nuovi tagli lineari previsti. La dirigenza non può essere additata come il capro espiatorio della cattiva gestione della politica né può accettare un nuovo spoil system.
“Nonvi è stata alcun consultazione neanche sulla spending review - continua Marcello Pacifico, delegato Confedir ai quadri e direttivi – è scomparso il tavolo sul precariato mentre è stata sottratta alla concertazione ogni ipotesi di progressione di carriera. A questo punto è inevitabile una nuova ondata di ricorsi nei tribunali e la mobilitazione dei contribuenti che non possono assistere ad annunci di nuovi balzelli come quelli per la sanità pubblica accessibile per reddito”.
Il Governo deve cambiare metodo e ascoltare le parti sociali prima di presentare i suoi provvedimenti in Parlamento. Il dialogo arricchisce sempre e comunque ed evita il contenzioso nei tribunali.
Nella riunione dell’8 maggio 2012, il segretario generale Biasioli, confermato dal Congresso, delega il prof. Marcello Pacifico a rappresentare la Confederazione nelle materie attinenti alle alte professionalità, ai quadri e ai direttivi del pubblico impiego negli incontri istituzionali. Insediata anche la commissione per l’attuazione del protocollo d’intesa per mediatore sanitario e per la Gazzetta Amministrativa che offre nuovi servizi ai soci.
Prende nuovo slancio la linea d’azione della Confedir Mit-PA con l’istituzione anche delle commissioni sulle problematiche attinenti ai quadri e ai direttivi della PA, Welfare, Documentazione legislativa, Previdenza, Studio, ricerca e proposte sulla riforma del pubblico impiego, cui ogni OO.SS. aderente è chiamata a esprimere i propri rappresentanti.
Alla luce del protocollo firmato, i soci e i legali dell’Anief riceveranno nei prossimi giorni i dati di accesso alla piattaforma riservata di www.gazzettaamministrativa.it per consultare e ricevere la Gazzetta amministrativa della Repubblica italiana curata dal presidente onorario del Consiglio di Stato (trimestrale), e la Gazzetta informa news (settimanale) nonché la Pareristica dell’avvocatura dello Stato sulle novità legislative e giurisprudenziali introdotte. Il nuovo servizio sarà presentato alla prossima conferenza organizzativa dei legali dell’Anief, prevista a Roma il 26 e 27 maggio 2012.
Procedono all’ARAN le riunione del comitato paritetico per la definizione dei criteri per l’accertamento delle deleghe, calendarizzata per la prima settimana di giugno.
Sottoscritto il Protocollo di intesa sul lavoro pubblico – Piena soddisfazione di Marcello Pacifico, membro della ConfedirMit-PA e Presidente dell’Anief: rimette in discussione i tanti danni introdotti dalla riforma Brunetta, avvia la lotta allo ‘spoiling system’ e al precariato nella Pubblica Amministrazione.
Esprime tutta la sua soddisfazione Marcello Pacifico, membro della ConfedirMit-PA e Presidente dell’Anief, per il Protocollo di intesa sul lavoro pubblico sottoscritto oggi sulla base dell’accordo definito nei giorni scorsi da Sindacati, Governo, Regioni, Province e Comuni.
“Quello sottoscritto oggi, anche attraverso la firma della ConfedirMit-PA, – dichiara Pacifico – è un documento che condividiamo pienamente. In primo luogo perché rimette in discussione i tanti danni introdotti dalla riforma Brunetta su diversi punti. Ad iniziare dall’introduzione di un nuovo modello di relazioni sindacali, con al centro la contrattazione collettiva nazionale di lavoro per la determinazione degli aumenti di stipendio del personale”.
“L’accordo raggiunto – continua il componente ConfedirMit-PA e Presidente dell’Anief – porrà anche un freno ai tagli orizzontali al comparto pubblico, valorizzando specifiche competenze che, in particolare nella scuola, non possono essere misurate da livelli di prestazione nazionale (come i test Invalsi). Inoltre il Protocollo permetterà l’approvazione, attraverso provvedimenti legislativi conseguenti, di nuove regole sul mercato del lavoro, anche in riferimento alla flessibilità in uscita”.
L’approvazione del Protocollo comporterà benefici pure in campi non strettamente professionali: secondo Marcello Pacifico, infatti, “l’accordo tiene conto delle direttive europee che favoriscono la mobilità dei cittadini all’interno dell’Ue. Andando quindi a determinare maggiori spostamenti anche all’interno delle province italiane”.
Il consenso sul Protocollo avrà poi la conseguenza di produrre una maggiore attenzione alla effettiva autonomia della dirigenza pubblica, soprattutto rispetto all’organo di indirizzo politico: “nel testo approvato c’è una consapevolezza di questo malcostume che finalmente – sottolinea Pacifico - comporterà un ridimensionamento dello ‘spoiling system’. Oltre che l’attuazione di provvedimenti che, in linea con quanto da noi sostenuto da sempre, non possono più prescindere dalla lotta alla precarizzazione: si apriranno dei tavoli di confronto sul precariato. Con la chiara determinazione che il funzionamento ordinario dello Stato deve dipendere dal reclutamento a tempo indeterminato”.