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Il 26 giugno il Coordinamento scuole Roma presidierà il Miur contro l'ipotesi di riduzione degli organici e di effetti nefasti della circolare sui BES: lo stesso giorno i sindacati maggiori si confronteranno con l’amministrazione. Intanto i Cip emettono un durissimo comunicato sulle 7mila immissioni in ruolo l’anno dalle GaE annunciate dal Ministro: un pannicello caldo per coprire le ferite profonde al corpo vivo della scuola italiana inferte, negli ultimi decenni, da un manipolo di ministri incapaci.

Non sembrerebbe un conteggio malfatto o affrettato quello della sparizione di 11mila posti di sostegno oggi in deroga in cambio di oltre 26mila futuri posti di ruolo, con tutti i benefici di sicurezza del posto di lavoro e di continuità didattica. L’operazione, che si avvarrebbe di una particolare interpretazione della normativa sui "Bisogni Educativi Speciali" e farebbe passare il numero di posti di sostegno dagli attuali 101mila (sommando organico di diritto e reale) a 90mila, è stata già stata duramente criticata dall’Anief. La quale ha chiesto alle famiglie degli alunni con problemi di apprendimento certificati di non stare con le mani in mano, ma di far valere i propri diritti avviando ricorso.

Ad alzare le voce è ora anche l’attivissimo “Coordinamento scuole Roma”, che per mercoledì 26 giugno ha organizzato un presidio di protesta davanti al Miur, con inizio alle ore 17, “per contrastare la riduzione degli organici per l'anno 2014 e contro gli effetti nefasti che prevediamo si determineranno con la circolare sui BES in tutti gli ordini di scuola e per tutte le sue componenti (insegnanti curricolari, di sostegno, alunni)”.

Il raggruppamento di lavoratori e utenti scolastici della capitale fa anche notare che “lo stesso giorno si terrà un incontro tra Ministro e sindacati sulle medesime problematiche da noi sollevate”. Un motivo in più, spiegano, “per essere ricevuti in delegazione essendo noi i principali interessati (come Coordinamenti di Insegnanti Precari e di Ruolo, studenti e genitori, personale ATA) delle trasformazioni che si verificheranno a partire dall'attuazione della circolare sui Bes”.

Il “Coordinamento scuole Roma” coglie l’occasione per ribadire la sua “netta contrarietà ad un approccio di fondo al tema dell'inclusione scolastica che, essendo realizzata sulla base di una totale mancanza di fondi, mistifica la celata volontà di ridurre drasticamente gli insegnanti di sostegno e di sovraccaricare al contempo gli insegnanti curriculari di una funzione per la quale non ricevono alcuna formazione specifica, nè tantomeno un corrispettivo per l'accresciuto carico di lavoro da svolgere”. E mentre il Miur nega di voler attuare tagli sul sostegno, è significativo il nome dato al presidio del 26 giugno: "Bufala in Carrozza".

Intanto, anche i Cip, la storica associazione nazionale nata per tutelare i diritti dei precari, emette un bellicoso comunicato come risposta “alle recenti dichiarazioni del Ministro della Pubblica Istruzione sul contingente dei ruoli per il personale docente precario della scuola e il successivo piano triennale di assunzioni”. Per l’associazione, guidata da Elena La Gioia, i ridotti numeri di assunzioni confermerebbero che “anche questo Governo non considera l’istruzione un settore strategico per il “sistema Paese” (…) tant’è che a parole la indica come funzione baricentrica da rilanciare ma, all’atto pratico, la considera semplice “partita di spesa” da contrarre, un costo da tagliare”. Le 15mila assunzioni per quest’anno e le 59mila per il prossimo quadriennio, rappresentano quindi solo un voler coprire con “un pannicello caldo le ferite profonde al corpo vivo della scuola italiana inferte, negli ultimi decenni, da un manipolo di ministri incapaci e insensibili, supini ai miopi, restrittivi e più spesso distruttivi diktat dei loro degni colleghi delle Finanze”. A tal proposito, si ricorda che oggi nelle GaE stazionano “180.000 aventi diritto, laureati, titolati, specializzati e pluriabilitati che hanno brillantemente superato pubblici concorsi, stage ed ogni altro percorso professionalmente qualificante”. L’unica strada da perseguire, per i Cip, è quindi “l'assunzione su tutti i posti disponibili dei precari in graduatoria fino al loro esaurimento e, solo dopo, l'adozione di nuovi sistemi di reclutamento”.
Mentre, concludono gli storici rappresentanti dei precari, a viale Trastevere si cambia poi politica ad ogni nuovo ministro, con “i nuovi “sapientoni” posti al vertice del dicastero di viale Trastevere, come se la scuola pubblica fosse un pugno di Lego da smontare e rimontare secondo i propri capricci e non un patrimonio comune da salvaguardare e rilanciare”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Se paragoniamo l'entusiamo che accolse il piano Fioroni (eravamo nel 2007) di 150.000 immissioni in ruolo in tre anni, all'accoglienza fredda con cui l'annuncio di un nuovo piano di immissioni in ruolo targato Carrozza per 44.000 unità, viene da chiedersi cosa sia accaduto.

Semplice: del piano Fioroni è stata rispettata solo la prima tranche (50.000), del piano Gelmini le prime due (e solo per i docenti, la terza annualità, corrispondente alle immissioni in ruolo del 2013, vedrà una possibile decurtazione di circa 7.000 unità rispetto alle 22.000 preventivate).

Negli ultimi due anni però le immissioni in ruolo (soprattutto dei docenti) sono state autorizzate, con ampi numeri. Il motivo? Non lo nega neanche il Ministro Carrozza "L'attuazione del piano ha consentito di ridurre l'entità del personale precario della scuola, con ciò rispondendo all'esigenza di allineare il sistema nazionale alle normative comunitarie concernenti i contratti a tempo determinato, materia sulla quale si è recentemente sviluppato un significativo contenzioso davanti ai giudici del lavoro"

Dunque sono stati gli stessi precari, grazie ai numerosi ricorsi ai giudici del lavoro, volti ad ottenere la trasformazione del rapporto di lavoro in tempo indeterminato, a dare una sferzata al piano di assunzioni.

Adesso, in piena riforma Fornero, che ha dimezzato i pensionamenti per il 2013, vedere il bicchiere mezzo pieno della promessa di un nuovo piano di immissioni in ruolo, attuabile "a normativa vigente, tanto per ciò che riguarda i requisiti minimi per il pensionamento, tanto per ciò che attiene alla gestione degli organici", è chiedere troppo ai precari.

I CIP (Comitati Insegnati Precari), in riferimento alle recenti dichiarazioni del Ministro della Pubblica Istruzione sul contingente dei ruoli per il personale docente precario della scuola e il successivo piano triennale di assunzioni, denunciano che attraverso tali dichiarazioni il Ministro ometta di dire che i docenti attualmente iscritti in graduatoria ad esaurimento sono 180.000. Come sarebbe possibile svuotarle con un piano di assunzioni di 7.000 unità (le immissioni riguardano al 50% le graduatorie ad esaurimento e al 50% le graduatorie del concorso).

I CIP - scrivono in un documento - ritengono che il dovere politico e la necessità funzionale della scuola impongano al governo il rilancio della qualità dell’offerta scolastica pubblica che passa attraverso
investimenti economici, strumentali ed umani, attraverso la valorizzazione della funzione docente e la continuità didattica da garantire con l'assunzione su tutti i posti disponibili dei precari in graduatoria fino al
loro esaurimento e, solo dopo, l'adozione di nuovi sistemi di reclutamento.

Già i precari riuniti a Milano avevano rimandato al mittente la proposta " 44mila immissioni in ruolo sono poche, "entreranno solo i più fortunati e il resto continuerà a fare una vita infernale", "Altro che merito e formazione - dicono - noi siamo stati già formati. Adesso è il momento di avere un lavoro".

Anche i sindacati, se da un lato plaudono all'annuncio del Ministro, dall'altro sentono la necessità di rivedere i numeri e le modalità

Per la FLC CGIL "solo una reale scelta di consolidare in organico di diritto i posti dell'organico di fatto e l'introduzione dell' organico funzionale potrebbero garantire in tempi ragionevoli l' effettivo assorbimento degli attuali precari che garantiscono il funzionamento delle scuole

Per l'Anief “Dai conteggi del nostro ufficio studi, fondati sulla base dei posti attualmente disponibili e sulle stime ufficiali dei pensionamenti, risultano infatti almeno 120 mila i posti che si renderanno disponibili tra il prossimo anno e il 2017. Il calcolo è presto fatto: all’inizio dell’attuale anno scolastico erano 80 mila i posti di docenti e Ata vacanti disponibili, a cui vanno aggiunti almeno altri 40-50 mila dipendenti della scuola che saranno collocati in pensione”.

44mila immissioni in ruolo in tre anni. Precari rimandano al mittente: "briciole"

Immissioni in ruolo: meno 7000 unità per l'a.s. 2013/14. Annunciato piano di 44.000 unità per 2014/2017

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Interrogato dagli on. Ghizzoni e Cenni, il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria fa sapere pubblicamente che il Ministero, pur auspicando una positiva conclusione del contenzioso giudiziario, sta comunque valutando tutte le eventuali misure da adottare nei confronti dei vincitori del concorso qualora l’indirizzo assunto dal giudice di appello non dovesse essere confermato nella decisione di merito.

Edscuola.eu riporta il comunicato Anief per il quale “i rilievi mossi dai ricorrenti non sono da poco. In Campania, oggetto della prima interrogazione, il ricorso è stato incentrato su una lunga serie di motivazioni, come “l’incompatibilità di alcuni componenti della commissione giudicatrice”.

Altri ricorrenti “hanno dimostrato, altresì, che alcuni componenti della commissione erano legati ad alcuni candidati da un rapporto di stretta collaborazione in quanto risultavano essere vicari o collaboratori di un dirigente scolastico facente parte della stessa commissione”.

Seri problemi nell’organizzazione e gestione del concorso sono stati ravvisati pure in Toscana. Dove “il tribunale amministrativo regionale – si legge nell’interrogazione dell’on. Cenni – il 19 aprile 2013 ha emanato una sentenza, accogliendo i ricorsi di alcuni candidati, con cui ha annullato i risultati del suddetto bando di concorso; tra le motivazioni del Tar della Toscana: la composizione della commissione, in seguito alle dimissioni del presidente della stessa, la collegialità della valutazione degli elaborati non supporta da analoga lettura dei lavori dei candidati, ed altri vizi”.

Ora, sottolinea Anief, Marco Rossi Doria sostiene, a nome del Governo, che “le censure mosse dal TAR sulla presunta incompatibilità di alcuni componenti della Commissione esaminatrice non sono condivisibili. Nessuna delle incompatibilità sollevate rientra infatti tra le ipotesi di astensione normativamente previste, né i rilievi mossi sulle modalità di svolgimento del concorso sono tali da mettere in discussione la correttezza e imparzialità della procedura.”

Secondo Anief invece “il fatto che il Governo contempli l’ipotesi di soccombenza, predisponendo per tempo alcune soluzioni per salvaguardare il funzionamento della macchina amministrativa e delle scuole italiane, è un dato davvero indicativo. Fa capire che i rilievi mossi dall’Anief sul concorso, ormai molti mesi fa, ad iniziare dagli errori macroscopici presenti in tantissimi quiz preselettivi, avevano davvero fondatezza per essere presentati e valutati dai giudici competenti. In ogni caso, arrivati a questo punto, comunque terminino le vicende giudiziarie, il sindacato torna a chiedere al Miur di assumere il ruolo che gli compete: tutelando gli interessi di tutti i candidati. Sia dei vincitori del concorso, sia degli eventuali vincitori in tribunale”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Nel provvedimento che intende apportare modifiche legislative per evitare la condanna dello Stato italiano, non è affrontata la procedura d’infrazione n. 2010/2124, attivata dalla Commissione per violazione del diritto dell’Unione, vista la non corretta applicazione della direttiva 1999/70/CE relativa all'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato con riferimento al personale a tempo determinato impiegato nella scuola pubblica.

Procedura che, nonostante l’approvazione di un’esplicita deroga prevista dalla legge 106/11, richiamata prima da una sentenza della Cassazione e poi rimessa nel gennaio scorso all’esame della Corte di Giustizia Europea dal tribunale del lavoro di Napoli - si è trasformata in atto di messa in mora complementare ai sensi dell’art. 258 del TFUE (Trattato di funzionamento dell’Unione Europea). Già durante l’esame del disegno di legge sul mercato del lavoro, la XIV Commissione della Camera, nel parere espresso il 20 giugno 2012, aveva “preso atto che, in materia di contratti a tempo determinato, la Commissione europea ha aperto due procedure di infrazione (proc. n. 2010/2045 e proc. 2010/2124), per la non corretta trasposizione della direttiva 1999/70/CE relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.

In particolare, nell'ambito della procedura d'infrazione 2010/2124, la Commissione europea ritiene che la prassi italiana di impiegare personale ausiliario tecnico amministrativo nella scuola pubblica per mezzo di una successione di contratti a tempo determinato, senza misure atte a prevenirne l'abuso, non ottempera gli obblighi della clausola 5 dell'Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE; tenuto conto che, secondo informazioni raccolte dalla Rappresentanza permanente dell'Italia presso l'UE, i servizi della Commissione europea si appresterebbero a proporre l'adozione di una lettera di messa in mora complementare, poiché si riterrebbe che la successione di contratti a tempo determinato non sia più circoscritta al solo personale ausiliario tecnico-amministrativo, bensì ai diversi ruoli del personale della scuola;” Eppure, oggi, nel testo all’esame della XIV Commissione del Senato, si ritiene di dover affrontare la sola procedura 2010/2045 relativamente all’art. 13 del testo (Disposizioni in merito a rapporti di lavoro a tempo determinato) e non pure la 2010/2124 per la quale sono giunte nell’ultimo anno alla Commissione UE migliaia di denunce da parte di quei 300.000 docenti e ata italiani che da più di tre anni svolgono supplenze su posti vacanti e disponibili.

Per evitare una condanna salatissima per le casse dell’erario, tanto più pesante quanto più contrastante è stata l’azione dello Stato membro, Marcello Pacifico, presidente Anief e coordinatore Confedir per la Scuola, invita i Senatori a modificare in aula il testo, abrogando la norma derogatoria (art. 9, c. 18, legge 106/11). Sarebbe un segnale forte nei confronti di quei silenti lavoratori dello Stato che mantengono aperte le nostre scuole e un’inversione di tendenza contro una precarizzazione del rapporto di lavoro che non può garantire la qualità del servizio istruzione né la crescita professionale. Lo rende noto l'Anief.

Fonte: AgenParl

 

"Prima delle scuole autonome, dovrebbero chiudere i Comuni, meglio ridurre i costi della politica piuttosto che quelli sull'istruzione dei nostri figli". Cosi' Marcello Pacifico, presidente di Anief e delegato Confedir alla Scuola, commenta il nuovo intervento legislativo del governo sulla scuola dopo l'approvazione da parte del Cdm del provvedimento sulle semplificazioni. 

"Tenuto conto di quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.147/2012 - aggiunge -, si dettano disposizioni in materia di dimensionamento delle scuole, rimettendo ad un accordo da definire in sede di Conferenza Unificata l'individuazione di un parametro che consenta di determinare il contingente dei dirigenti scolastici da assegnare a ciascuna Regione".
Per l'Anief la presenza della direzione scolastica e amministrativa non puo' essere considerata come irrilevante ai fini dell'erogazione del servizio scolastico.

L'Anief lamenta come "dopo la sentenza n. 147/11 che ha ribadito la materia concorrente Stato-Regioni sui criteri legati al dimensionamento scolastico da declinare sul territorio tenuto conto delle esigenze dell'utenza, il Governo approva una norma che rimanda alla Conferenza unificata la sede dove individuare nuovi criteri, comunque, in linea con i risparmi ottenuti dai tagli gia' effettuati. E l'unico criterio finora trovato e' quello gia' proposto nei mesi scorsi di innalzare a 900 alunni la soglia per ogni ordine di scuola cosi' da garantire la quota di 8.900 scuole autonome rispetto alle 10.000 precedenti. Le conseguenze non riguardano soltanto il personale con il blocco dei concorsi per i direttori amministrativi, l'assenza di posti per i vincitori del concorso per dirigente scolastico, la riduzione di posti ATA, ma anche le famiglie, specialmente nelle scuole situate in comunita' montane, isolane con seri problemi di collegamento o in quartieri difficili o zone periferiche dove la scuola autonoma costituisce spesso l'unica presenza dello Stato".

Fonte: Italpress

 

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti