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Intervista al presidente del sindacato che predilige i ricorsi al sindacalismo senza più “potere contrattuale”. Ma avverte: devono essere sempre fondati. Critico sulla class action del Codacons. E sull’assunzione dei precari storici non demorde: chiedano all’Ue l’avvio di una procedura d'infrazione, la Cassazione può ancora cambiare idea.

 

Ridurre il precariato, bandire un nuovo concorso per dirigenti scolastici, salvaguardare i diritti del personale di ruolo, come le vittorie sugli inserimenti a “pettine” nelle GaE e sulla trattenuta del 2,5% per l’accantonamento del Tfr. Sono alcuni dei “cavalli di battaglia” dell’Anief, l’associazione sindacale che negli ultimi anni ha condotto le questioni della scuola in decine di tribunali sparsi per la penisola. Creando, piaccia o no, un nuovo modo di fare sindacato.

C’è, infatti, chi continua a preferire la concertazione. Chi preferisce la strada dello sciopero e della piazza, come le Flc-Cgil. Chi intraprende strade nuove, come il Codacons, protagonista del tentativo di avviare anche nel mondo della scuola la pratica della class action.

Per approfondire questi temi abbiamo intervistato Marcello Pacifico, fondatore e presidente dell’Anief.

 

D. - Presidente, da quattro anni il suo sindacato porta avanti con fermezza la linea dei ricorsi a favore del personale scolastico. In diversi casi avete ribadito che si tratta dell'unica strada percorribile. E spesso gli esiti delle sentenze vi hanno dato ragione. Per quale motivo siete allora stati critici verso la class action tentata dal Codacons, attraverso cui si è tentato (inutilmente visto che il Tar ha respinto il tentativo) di tutelare i diritti dei supplenti eterni precari?

R. - Nella sentenza del Tar Lazio si legge che il ricorso promosso dal Codacons è in parte irricevibile e in parte non condivisibile. Non è mai corretto commentare ricorsi patrocinati da altre organizzazioni, ma è bene chiarire una cosa: l'Anief utilizza il ricorso per ottenere giustizia, dopo che, non essendo rappresentativa, apre un dibattito, comunque in Parlamento attraverso le audizione e nell'opinione pubblica attraverso gli organi di stampa. Il ricorso è sempre fondato e motivato ed ha un fine sindacale di tutela di diritti soggettivi del personale della scuola e del diritto della collettività a una scuola migliore. Sul tema del precariato, era ed è evidente che la class action non può ottenere la stabilizzazione dei precari. Soltanto il giudice del lavoro ha il potere costitutivo del rapporto di lavoro.


D. - Secondo lei, cosa dovrebbero allora fare i precari "storici" della scuola, con almeno 3-4 anni di supplenze alle spalle, per essere assunti o almeno indennizzati dopo che la Cassazione sembrerebbe aver spazzato via le speranze?
R. - Inviare una semplice denuncia alla Commissione UE per la violazione della direttiva comunitaria 1999/70/Ce così da richiedere l'attivazione di una nuova procedura d'infrazione che possa far cambiare idea ai giudici della Cassazione, convinti della legittimità di un intervento derogatorio del legislatore italiano sulla materia dell'attribuzione dei contratti a termini per i precari della scuola. In questo modo, sarebbero confermate le diverse sentenza di primo grado, molte ottenute dall'Anief, di condanna al risarcimento danno o alla stabilizzazione degli stessi precari. Infine, si potrebbe ricorrere al giudice del lavoro per ottenere il rispetto degli impegni assunti con l'Europa. Potrebbero passare mesi, anni. Ma l'erogazione delle borse di studio ai medici specializzandi del 1982 e 1989 fa ben sperare. È bene sapere che quando si riscontra una violazione del diritto comunitario, alla fine si ottiene giustizia.

D. – Anche se certe sentenze continuano a tutelare i diritti dei lavoratori, come quella dei giorni scorsi della Consulta che ha cancellato la sottrazione del 2,5% dello stipendio a favore del Tfr, l’impressione è che negli ultimi anni il “clima” a favore dei ricorrenti sia cambiato in peggio: quanto può pesare sul giudizio dei giudici, che influisce su una grande mole di lavoratori e di soldi dello Stato, la difficile situazione economico-finanziaria che si vive in questo momento?

R. - E' ovvio che la recente sentenza che dichiara incostituzionale il blocco degli automatismi di stipendio per i giudici, il prelievo del 5% sopra una certa soglia di reddito, la trattenuta del 2,5% per la costituzione del Tfr sugli stipendi dei dipendenti pubblici ha un grosso impatto sociale, ma il diritto al lavoro, a una giusta retribuzione proporzionale allo stipendio, a un contratto, sono costituzionalmente protetti e non possono essere barattati sotto il diktat dei mercati. Dovremmo rinnegare, forse, un giorno, la nostra democrazia perchè non possiamo più pagarcela?

 

D. – Parliamo del concorso per dirigente scolastico, avviato un anno fa ma “appeso” alle sentenze programmate per il prossime mese di novembre: l’Anp non ha nascosto apprezzamenti per il respingimento del Tar del Lazio del ricorso di alcuni ricorrenti privati. Che ne pensa?

R. - Un sindacato non dovrebbe mai esultare quando sull'esito di un ricorso c’è ‘puzza di bruciato’. Anzi, dovrebbe avere il compito di chiedere certezza per salvaguardare l'interesse pubblico a selezionare i migliori secondo prove serie, corrette e non errate, tanto più se vi sono interrogazioni parlamentari sulla presenza di suoi dirigenti nelle commissioni concorsuali. Premesso questo, oggi il sindacato non ha più potere contrattuale perchè i contratti sono bloccati e fino al 2015 può soltanto ricevere informative e mantenere i privilegi in termini di distacchi o risorse. L'unica strada per richiedere il rispetto del diritto rimane il ricorso la tribunale, come la Costituzione prevede.

 

D. – Quindi l’unica strada percorribile è quella del ricorso seriale?

 

R. – Non sempre. Bisogna infatti stare attenti, perchè i ricorsi devono essere sempre fondati, se no, si rischia di essere condannati alle spese, tanto i ricorrenti quanto i contro-interessati o le amministrazioni convenute. Un esempio, lo ha dato la stessa Anief quanto ha ottenuto la condanna del Miur al pagamento di 5.000 per ogni ricorso sull'inserimento a pettine dei ricorrenti. O quando continua a ottenere 2.000 euro, in media, di condanne alle spese, sui posti accantonati in questi giorni dai giudici del lavoro.

 

Fonte: Tecnica della Scuola

 

"L'eventuale decisione di votare favorevolmente una legge di stabilità contenente delle norme sulla scuola palesemente incostituzionali, a fine legislatura ed in particolare in occasione delle votazioni politiche di primavera, difficilmente potrà essere dimenticata da un milione e mezzo di elettori".

A sostenerlo è l'associazione sindacale Anief, che invita i parlamentari a studiare bene le norme approvate dal governo.

Sono diversi i punti contestati dall'Anief: assegnare ai funzionari dell'Inps e non delle U.S.L./S.S.N. il compito di decidere quante ore di sostegno devono avere i nostri alunni disabili (c. 33); convincere il personale inidoneo a dimostrare di essere guarito per non cambiare lavoro grazie a una nuova catartica visita medica (c. 32); autorizzare le scuole autonome a regalare nuovi punti per le graduatorie (c. 35); fondere le direzioni scolastiche regionali in interregionali, dopo l'abrogazione degli ambiti territoriali (c. 39); ridurre della metà l'attuale personale distaccato per l'attuazione dell'autonomia e per lo svolgimento di attività formativa anche in campo di disagio sociale (c. 46); aumentare l'orario di cattedra del personale docente da 18  a 24 ore, a stipendio invariato e bloccato al netto dell'inflazione, irrecuperabile ai fini di progressione di carriera, e con una mole di lavoro che supera del 25% la media Ocde.

Fonte: Italpress

"Sul web sono state raccolte 20.000 firme in poche ore contro una norma che allontanerebbe l'Italia dagli altri Paesi dell'Ocse e avrebbe violato due precisi articoli della Costituzione".

Così Marcello Pacifico, Presidente Anief e delegato Confedir per la Scuola, dopo aver apposto anche la sua firma alla petizione pubblica.

L'Anief chiede al ministro della pubblica istruzione Francesco Profumo di fare un passo indietro sull'aumento dell'orario di lavoro degli insegnati a '24 ore' con il contratto bloccato.

I dati della ricerca "Education at a Glance" che pone a confronto i sistemi educativi nell'ultimo decennio nei 37 Paesi più economicamente avanzati, dimostrano come il carico di lavoro (didattica) dei docenti italiani sia nella media, per la scuola materna ed elementare (12 ore in meno), di poco inferiore per la scuola media (74 ore) e per la secondaria superiore (28 ore).

E se complessivamente i docenti italiani lavorano una settimana in meno e dieci giorni in meno rispetto agli altri, hanno avuto, però, soltanto il 5% di aumento di stipendio rispetto al 20% degli altri e continuano a perdere a fine carriera 8.000 euro annui. Per questo l'aumento di 234 ore dell'orario di lavoro (6 ore per 39 settimane) proposto dal Governo è fuori da ogni logica e anche privo di buon senso, vista l'evidente discriminazione nel trattamento economico.

"L'articolo 39 della Costituzione, d'altronde, - prosegue Pacifico - prevede che il rapporto di lavoro sia regolato da un accordo tra la parte datoriale e il sindacato, mentre l'articolo 36 della Costituzione impone uno stipendio proporzionale alla mole di lavoro e l'obbligo delle ferie che non possono essere considerate una monetizzazione di una prestazione lavorativa, ma un riposo dall'ordinario lavoro".

Per queste ragioni, Anief ha lanciato un appello al ministro Profumo perché ritiri questa insensata e incostituzionale proposta.

Fonte: Tuttoscuola

Il sindacato Anief, con le sue censure, differenzia i ricorsi sentenziati il 26 settembre scorso dal Tar Lazio, di cui abbiamo già dato notizia in un precedente articolo.

La recentissima sentenza del TAR del Lazio sez. III^ bis n. 8141/2012 del 26/09/2012 riguardante la prova preselettiva del concorso per DS, ha stabilito la legittimità della prova preselettiva espletata dagli aspiranti DS su tutto il territorio nazionale. In questa sentenza sono stati condannati alle spese i numerosi candidati ricorrenti che, non superando la prova preselettiva, e risultati quindi esclusi dal concorso, avevano evidenziato in sede giurisdizionale le loro doglianze. Alla luce di questi fatti si potrebbe pronosticare stessa sorte per i numerosi ricorsi proposti ed attualmente pendenti innanzi al TAR Lazio che, autorevolmente, ed in linea con gli ultimi pronunciamenti in materia del Consiglio di Stato (adito in sede cautelare) hanno escluso ipotesi d' illegittimità degli atti inerenti la procedura concorsuale in argomento. 

Di parere contrario il sindacato ANIEF (si legga il comunicato pubblicato nella rubrica "La voce degli altri") che differenzia i ricorsi sentenziati il 26 settembre scorso dai propri. Infatti, rispetto al ricorso perso in questi giorni da privati le censure presentate dall’ANIEF sono decisamente diverse. Una di queste riguarda, ad esempio, la violazione di una precisa disposizione del bando di concorso nella parte in cui è venuta a mancare la correttezza di diverse domande e risposte. Altre censure, invece, hanno riguardato l’operato dell’Invalsi. 

Quindi ANIEF non ha mai affermato che nelle prove preselettive del concorso per dirigenti scolastici vi sarebbe stata una discriminazione tra ricorrenti esclusi e candidati risultati idonei all’accesso alla successiva prova scritta, ma soltanto il fatto che gli errori docimologici proposti violano quanto scritto nel bando concorsuale. Pertanto la sentenza del 22 novembre sarà completamente indipendente da quella n. 8141/2012 del 26/09/2012, in quanto fondata su presupposti del tutto diversi.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

La notizia pubblicata dal nostro sito ha smosso le acque e adesso i sindacati stanno intervenendo sulla questione. Anief soddisfatta. Flc-Cgil lamenta scarsa trasparenza e accusa il Miur di non rispettare le regole delle relazioni sindacali.

La notizia sulla questione del dimensionamento scolastico, da noi pubblicata nella giornata del 14 ottobre, non è passata inosservata.  Nella mattinata del 15 Flc-Cgil e Anief sono già intervenuti per chiarire la propria posizione. 

L’Associazione-sindacato di Marcello Pacifico si mostra soddisfatta ed “auspica che l’accordo possa essere firmato il prima possibile per porre fine al palese stato di illegalità, con precise clausole di salvaguardia deputate a tenere conto delle specificità territoriali”.  “L’azione tempestiva, ancorché isolata, dell’Anief - dichiara Pacifico - ha spinto il Governo a ripristinare il diritto: vi saranno più posti per dirigenti scolastici e personale ATA, mentre sarà salvato il posto di lavoro dei direttori dei servizi generali e amministrativi in esubero”. 

Più articolato il giudizio della Flc che parla invece di pura e semplice logica numerica e sottolinea come il nuovo parametro (una istituzione scolastica ogni 900 alunni) rappresenti “un numero del tutto arbitrario, scaturito peraltro da un dibattito al Senato all'indomani della bocciatura della legge da parte della Corte Costituzionale (Sentenza 147), basato su numeri del tutto imprecisi”. 

“Quest'anno - prosegue il sindacato di Pantaleo - nel Paese vi sono 9.135 scuole e con quel divisore diventano 8.894 che in realtà sono 8.787 se non si calcolano i 107 CPIA di nuova istituzione. Di nuovo la scuola è chiamata a pagare, nonostante per il corrente anno scolastico si sia operato di già un taglio di 1.078 scuole”. 

La Flc rimprovera poi alla Amministrazione la mancanza di confronto con i sindacati (“il testo dell’intesa ci è stato semplicemente consegnato a mano, come fanno i postini”) ma anche di chiarezza su questioni molto rilevanti come ad esempio quella dei comprensivi: “la cogenza di istituire Istituti comprensivi - afferma la Flc - non esiste più anche per evitare il mantenimento di istituzioni "monstres" quali si sono costituiti con provvedimenti rivelatisi incostituzionali”.  “La nostra idea - conclude la Flc - è questa: non una scuola di meno rispetto all'anno scolastico corrente”. 

Fonte: Tecnica della Scuola

 

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

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I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti