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Sulla questione della diminuzione dei posti a concorso nelle regioni del sud, Pittoni non ha dubbi e sostiene che i calcoli vanno fatti non sui pensionamenti ma sui posti disponibili. "Ma il problema urgente - aggiunge il senatore leghista - è la riforma delle procedure per il reclutamento".

E’ guerra aperta fra Pittoni (Lega Nord) e Alessandra Siragusa (PD) sulla ripartizione regionale dei posti disponibili per il prossimo concorso.  Nei giorni scorsi la parlamentare del PD aveva depositato alla Camera il testo di un'interrogazione al Ministro Profumo per conoscere le ragioni di una improvvisa diminuzione di posti nelle regioni del Sud (e in Sicilia in particolar modo) a tutto vantaggio di alcune regioni del Nord (Lombardia e Piemonte soprattutto).  Diminuzione che aveva allarmato anche gli stessi sindacati. 

Adesso, a dare man forte a Siragusa c’è anche l’Anief che, per bocca del presidente Marcello Pacifico, sostiene che “il numero di cattedre attualmente vacanti e quelle che si liberanno nei prossimi due anni, per effetto dei pensionamenti, sono di gran lunga a favore delle regioni del Sud”.  L’Anief fornisce anche qualche numero: “In Sicilia - sostiene Pacifico - il numero di coloro che lasceranno il servizio tra il prossimo anno e il 2015 è in media di oltre 1.100 unità l’anno. Mentre al Nord i numeri sono decisamente più bassi: vale per tutti il caso della Lombardia, dove al termine di quest’anno saranno solo 678 i docenti ad andare in pensione, ancora meno (666) nel 2014, per poi salire nel 2015, ma comunque non oltre le 700 unità”. 

Di tutt’altro avviso è il senatore leghista Mario Pittoni che dichiara: “Mi pare evidente che, dopo l'incredibile sproporzione a favore del Sud da noi segnalata nella prima bozza di assegnazione dei posti del concorso insegnanti, i criteri - originariamente incentrati in via quasi esclusiva su supposti pensionamenti futuri - sono stati rivisti sulla più corretta base dei posti attualmente disponibili”. 

In una prima fase i posti disponibili in Sicilia erano poco meno di 1.600 ma nel bando si parla di circa 1.200 cattedre. Il “taglio” sarebbe servito ad incrementare i posti di 301 unità in Lombardia e di 172 in Piemonte. 

Pittoni non ha dubbi e spiega: “Ci mancherebbe che non si intervenisse su una situazione che, anche dopo l'aggiornamento, vede il Nord fortemente penalizzato nei numeri”. 
Ma il senatore leghista cambia anche gioco e parla del prossimo concorso annunciato dal Ministro per il 2013: “Forse sarebbe più utile ottenere qualche delucidazione sulle regole con cui si svolgerà concorso del 2013”. 

“Per intanto comunque - aggiunge Pittoni - siamo riusciti a limitare i danni, in quanto, in attesa della riforma del reclutamento, abbiamo ottenuto dal ministero la "compressione" del punteggio sui diplomi di laurea, riducendo la distanza tra chi possiede un voto basso e chi ha conseguito il massimo del punteggio. Il range tra valore massimo e minimo passa da 7,5 a 0,5 punti”. 

“E’ ovvio - conclude Pittoni - che questa non può essere la soluzione e proprio per questo rinnoviamo al Ministro l'appello a concentrare le forze su una riforma vera delle procedure di reclutamento dei docenti”. 

Fonte: Tecnica della Scuola

"Un concorso a cattedra anche nel 2013? Si tratterebbe di una disfatta. A meno che non si annulli quello decretato in questi giorni dal Miur, ma ufficialmente ancora non avviato".

E’ questa la reazione di Marcello Pacifico, presidente Anief, alle voci corse nelle ultime ore relative all’intenzione attribuita al ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, di voler bandire nel corso della prossima estate un altro concorso pubblico, subito dopo aver approvato un nuovo regolamento per l'accesso alla professione di docente nella scuola pubblica.

Secondo Pacifico, se il progetto dovesse concretizzarsi, "peraltro a Governo ormai abbondantemente caduto, stavolta la nuova selezione degli insegnanti italiani si coprirebbe di tragicomico”, afferma in una nota.

Infatti, argomenta il sindacalista, “il concorso a cattedre deve essere bandito ogni tre anni: mentre anticipando di un anno questa periodicità o modificando quanto previsto dal Testo unico, la Legge 297/1994, modificata dalla 124/99, si vuole far credere all'opinione pubblica che con queste mosse geniali si risolveranno i problemi del reclutamento scolastico. Il vero problema è che Profumo si è dimenticato delle graduatorie ad esaurimento e dei suoi 200mila 'inquilini' precari, già tutti abilitati e vincitori di concorso".

Non solo: “Se l'intenzione del ministro è, invece, quella di annunciare un altro concorso per tranquillizzare i partecipanti ai Tfa, che in questo modo potranno dare seguito alla loro abilitazione visto che sarà impedito loro di entrare nelle graduatorie ad esaurimento, allora l'Anief sostiene sin d'ora che anche questo non servirà: grazie al ricorso del nostro sindacato, infatti, tutti i laureati potranno comunque partecipare al concorso. Abilitati e non”.

Caro ministro” - conclude Pacifico - così non si va da nessuna parte".

Fonte: Tuttoscuola

Da sabato 6 ottobre iniziano le iscrizioni: è il momento di fare il punto sul bando per l'assunzione di 11.542 posti come insegnanti nelle scuole materne, elementari, medie e superiori. A partite dall'ormai famigerato quizzone di ammissione. Non mancano le polemiche e i ricorsi.

Dopo mille polemiche, tante anticipazioni e qualche smentita, il concorsone nella scuola è realtà. Il bando è stato pubblicato una settimana fa ed è bene fare il punto della situazione. Le polemiche e le minacce di ricorsi sono proseguite anche in quest’ultima settimana, mentre è partito il business dei corsi di preparazione per superare la lotteria del test di preselezione, la prova più difficile in assoluto del concorso atteso da 13 anni. 

In tutte le librerie è possibile trovare ponderosi volumi che traboccano di test di logica e comprensione del testo. Mentre su internet con 200 euro ci si può iscrivere ad un corso online, sempre con lo stesso fine: raggiungere quota 35 nel maledetto quizzone di ammissione alle prove scritte.

Requisiti di ammissione. I 160mila partecipanti previsti dal ministero saranno precari già abilitati e laureati con lauree del vecchio ordinamento. Il bando apre le porte al concorso esclusivamente a coloro che sono già in possesso di una abilitazione all’insegnamento: i precari e gli inclusi nelle graduatorie degli ultimi concorsi del 1990, del 1999 e del 2000. 

Ma, per la scuola primaria e dell’infanzia, potranno partecipare anche i “semplici” diplomati degli istituti e delle scuole magistrali purché abbiamo conseguito il titolo entro l’anno scolastico 2001/2002. Ammessi a partecipare anche i laureati in Scienze della formazione, mentre per partecipare al concorso di scuola media e superiore occorre essere in possesso di una laurea del vecchio ordinamento: conseguita entro l’anno 2001/02, per i corsi di studio quadriennali, 2002/03 per quelli quinquennali e 2003/04 per quelli di sei anni di durata. 

Esclusi, invece, coloro che sono già di ruolo e meditano di partecipare per un’altra classe di concorso. Le domande, in modalità esclusivamente on line, dovranno essere presentate per una sola regione dal 6 ottobre al 7 novembre.

I posti disponibili. Secondo il bando, sono 11.542 i posti che dovranno contendersi tutti i partecipanti. Il concorso si svolgerà a livello regionale e non per tutte le classi di concorso: il ministero ha svelato i numeri soltanto a bando pubblicato in Gazzetta. Oltre al concorso per la scuola dell’infanzia e primaria, che si svolgerà in quasi tutte le regioni italiane, saranno soltanto 25 (7 per la scuola media e 18 per la scuola superiore) le classi di concorso alle quali sarà possibile partecipare. Per tutte le altre materie d’insegnamento resteranno in vigore le graduatorie dei concorsi del 1990 e del 1999.

La prova preselettiva. Per la prima volta, la prova di apertura di un concorso a posti nella scuola sarà un test a risposta multipla uguale per tutte le discipline d’insegnamento e i gradi d’istruzione. In 50 minuti, gli aspiranti insegnanti dovranno districarsi tra 50 quesiti a risposta multipla: 18 di comprensione del testo, 18 di logica, 7 di informatica e 7 di lingua straniera. Per accedere alla fase successiva, occorrerà totalizzare 35 punti, stando attenti che ad ogni risposta errata se ne perderà mezzo. La prova si svolgerà i primi di dicembre, probabilmente in più giorni, e si svolgerà davanti ad un computer che darà l’esito in tempo reale. Ogni candidato risponderà ad una diversa batteria di test, selezionati al momento dal cervellone ministeriale. E come si conviene ormai nei concorsi pubblici, 20 giorni prima il ministero pubblicherà una panel di 3000/3500 test tra i quali saranno sorteggiati quelli della prova preselettiva.

Le polemiche. Lunghissimo l’elenco di polemiche contro un concorso che non sembra volere nessuno, soprattutto i precari della scuola già inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. Alcuni sindacati – Flc Cgil in testa – considerano questo concorso una semplice passerella del ministro Profumo. Secondo l’ex viceministro alla Pubblica istruzione, Mariangela Bastico, “il concorso per l’assunzione di 11.542 insegnanti, a causa della tempistica sbagliata, esclude di fatto i più giovani, e cioè proprio coloro che ripetutamente il ministro dell’Istruzione Profumo ha dichiarato essere interlocutori privilegiati per il rinnovamento della scuola”. 

E sono moltissimi anche quelli che considerano la procedura di selezione poco idonea a reclutare i meritevoli. Se il test di preselezione dovrà verificare le capacità logiche e di comprensione del testo scritto dei futuri insegnanti, che senso ha pubblicare prima i test, risposte comprese? Basta una buona memoria per superare la prova, altro che logica. 

Ma non solo. Lo spostamento dell’ultima ora di quasi 1100 posti dalle regioni meridionali a quelle settentrionali non è piaciuta ai sindacati, ai quali pochissimi giorni prima che venisse pubblicato il bando i tecnici del ministero avevano comunicato una situazione completamente diversa. “L’ultima e definitiva ripartizione dei posti allegata al bando del concorso ordinario, rappresenta l’ennesima correzione dei dati sulle disponibilità per le assunzioni dei prossimi due anni e alimenta le perplessità intorno ad una operazione frettolosa, approssimativa, carente di trasparenza e di certezza sui criteri utilizzati”, spiega Francesco Scrima della Cisl scuola. 

E l’Anief già prepara un megaricorso al Tar che rileva otto punti di criticità nel bando e chiede, tra le altre cose, che vengano ammessi i laureati dell’ultimo decennio e gli insegnanti di ruolo.

I tempi e le altre prove. Il ministero ha più volte manifestato l’intenzione di immettere in ruolo i vincitori di concorso entro il prossimo anno. Per questa ragione, la prova preselettiva si svolgerà a dicembre e pochi mesi dopo si svolgerà la prova scritta, una prova strutturata con domande a risposta aperta e, eventualmente, una prova di laboratorio. Per superare l’ostacolo e presentarsi per la prova orale basterà ottenere 28 dei 40 punti a disposizione della commissione giudicatrice. L’orale consisterà in due momenti: “Una lezione simulata, della durata di 30 minuti, su una traccia estratta dal candidato 24 ore prima della prova orale; un colloquio immediatamente successivo, della durata massima di 30 minuti, nel corso del quale verranno approfonditi i contenuti, le scelte didattiche e metodologiche della lezione”, recita il bando. Otterranno l’abilitazione all’insegnamento e la cattedra soltanto i vincitori del concorso.

Fonte: Repubblica

Non è ancora partito l'attuale che già si discute del prossimo, almeno quello degli annunci di Profumo che nel 2013 vuole bandire un secondo concorso a cattedra. Un concorso che non parte con i migliori auspici, a ben leggere i comunicati di alcune realtà politiche e sindacali.

E' l'ANIEF che per prima interviene sull'argomento, affermando che se il progetto del Ministro dovesse concretizzarsi “stavolta la nuova selezione degli insegnanti italiani si coprirebbe di tragicomico. Come previsto dal comma 416 della Legge 244/2007, il concorso a cattedre deve essere bandito ogni tre anni: mentre anticipando di un anno questa periodicità o modificando quanto previsto dal Testo unico, la Legge 297/1994, modificata dalla 124/99, si vuole far credere all’opinione pubblica che con queste mosse geniali si risolveranno i problemi del reclutamento scolastico. Il vero problema è che Profumo si è dimenticato delle graduatorie ad esaurimento e dei suoi 200mila ‘inquilini’ precari, già tutti abilitati e vincitori di concorso”.

"Una disfatta", secondo l'ANIEF", "a meno che non si annulli quello decretato in questi giorni dal Miur, ma ufficialmente ancora non ancora avviato”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Mario Pittoni, della Lega Nord, che chiede regole rinnovate per il prossimo concorso, ma lancia anche un allarme "Non risulta ci siano posti per un nuovo concorso: quelli autorizzati dal ministero delle Finanze se li prenderà tutti questo. E, senza posti, non può esserci concorso".

Inoltre, il Senatore chiede che vengano riviste le regole per "filtrare il merito e garantire omogeneità di valutazione sul territorio". "Rinnoviamo al ministro - conclude Pittoni - l'appello a concentrare le forze su una riforma vera, non un semplice "regolamento" che consentirebbe solo qualche ritocco a vecchi meccanismi, non in grado di evidenziare correttamente il merito".

Fonte: Orizzonte Scuola

"Come si fa a dire, come ha fatto oggi Attilio Oliva, presidente di Treelle, che 'la scuola italiana non ha bisogno di più soldi' perché 'la spesa per ogni bambino è tra le più alte d'Europa'?

A smentire quanto detto da Oliva non sono solo i noti dati sugli investimenti che l'Italia dedica all'istruzione, di oltre un punto e mezzo inferiori alla media europea, ma anche quanto riportato alcuni giorni fa dal Rapporto Ocse 2012 'Education at a Glance 2012', che nel fotografare lo stato della spesa per la scuola nei Paesi Ocse ha confermato proprio la scarsa propensione dell'Italia". È quanto afferma l'Anief in una nota.

"Per l'Ocse, infatti, bisognerebbe 'aumentare gli investimenti in programmi per l'infanzia e mantenere i costi ragionevoli per l'istruzione superiore, al fine di ridurre le disuguaglianze, aumentare la mobilità sociale e migliorare le prospettive di occupazione delle persone' - sottolinea l'Anief -. Il presidente di Treelle, inoltre, nel dire che i docenti italiani sono uno ogni 11,3 alunni contro i 21,5 della Francia e i 12,6 tedeschi ha dimenticato un particolare: la presenza nel nostro sistema scolastico, a differenza degli altri Paesi, di circa 100 mila docenti di sostegno. I quali rappresentano un valore aggiunto fondamentale per la qualità della nostra istruzione e la formazione dei suoi studenti disabili e più in difficoltà. Dei docenti di sostegno andiamo fieri. Da chi, invece, sostiene che per colpa loro i nostri docenti sono 'pagati la metà di quella dei colleghi tedeschi' sarebbe bene prendere le distanze".

Fonte: Italpress

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XXIV2012

 

 

 

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