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Nel giorno della giornata mondiale del docente, celebrata in più di cento Paesi per ricordare l'alta valenza sociale di questa professione, la Commissione europea pubblica un rapporto nel quale risulta che se si tiene conto del costo dell'inflazione l'entità degli stipendi degli insegnanti italiani è ferma addirittura al 2000.

Secondo l'Anief i dati confermano quanto sottolineato nei giorni scorsi che, nel riportare l'ultima indagine Ocse "Education at a Glance", si era soffermata su un punto: tra il 2000 e il 2010, fatto 100 lo stipendio medio degli insegnanti dei 37 Paesi economicamente più progrediti, lo stipendio in Italia è cresciuto ogni anno a partire dal 2005 solo del 4-5%; mentre nella media Ocde l'incremento è stato del 15-22%.

"Questi dati confermano che se si vuole cambiare il futuro delle nuove generazioni e della nostra società – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - bisogna immediatamente ripartire dalla valorizzazione del ruolo del docente. Cancellando una volta per tutte la tendenza degli ultimi anni, durante i quali l'insegnante italiano è stato sempre più mortificato da iniziative peggiorative della qualità della professione".

Fonte: Italpress

"Per quale motivo i dirigenti scolastici vengono formati dal Miur gravando la spesa sulle scuole, mentre i docenti che acquisiscono gli strumenti e le conoscenze per insegnare, prima attraverso la frequenza delle SSIS ed oggi dei Tfa, sono obbligati a pagare delle tasse proibitive, anche superiori ai 3 mila euro?".

A chiederlo è l'associazione sindacale Anief, dopo essere venuta a conoscenza che le spese di viaggio che i prossimi dirigenti scolastici vincitori dell'ultimo concorso, su cui peraltro si attendono ancora importanti sentenze della giustizia amministrativa, dovranno affrontare per raggiungere Roma, dove il 5 ottobre si svolgerà un seminario formativo utile allo svolgimento della professione, risultano "a carico del bilancio delle scuole".

E nel caso i fondi degli istituti non fossero sufficienti, il Miur ha già allertato i direttori degli Uffici scolastici regionali, chiedendo loro di "adoperarsi per la migliore riuscita dell'iniziativa".

"La discrasia - dichiara il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - diventa ancora più evidente se si guarda ai precari, costretti da decenni ad iscriversi e a frequentare costosissimi corsi di perfezionamento e master annuali per non perdere posizioni nelle graduatorie ad esaurimento. Lo Stato non può usare due pesi e due misure, peraltro con il personale dello stesso settore pubblico: i docenti e i precari non sono figli di un dio minore".

Fonte: Italpress

La Flc-Cgil sciopera. Cisl, Uil, Snals e Gilda scrivono ai Ministri dell'istruzione e della funzione pubblica per attivare il tentativo di conciliazione, preludio alla protesta più estrema. Contraria l’Anief: inutile fermarsi contro una legge approvata da due anni, l’unica strada è il ricorso di massa.

Con l’inizio di ottobre torna a farsi sentire il malcontento conseguente al blocco degli scatti di anzianità. Ad esternarlo è stata dapprima la Gilda degli Insegnanti: nel corso dell’assemblea nazionale, svolta ad Amantea, i vertici del sindacato autonomo hanno ammesso di aver perso la pazienza e rotto gli indugi. Reputando, attraverso il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, oramai "lo sciopero necessario per ottenere il pagamento degli scatti di anzianità più volte promessi dal governo".

Molto seccato si è detto anche Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, il quale ha ricordato con un duro comunicato che “sono mesi che il ministro Profumo si dice pronto a concludere le procedure per recuperare gli scatti maturati nel 2011, ma in realtà non muove un passo. La certificazione delle economie è stata fatta, i sindacati si sono detto disponibili a trovare in sede negoziale le integrazioni necessarie, ma la trattativa non parte”.

Scrima ha sottolineato che quello che manca è solo “l'atto di indirizzo del Governo all'Aran”. Anche la Cisl non intende più aspettare. “A questo punto non ci sono più ragioni che possano giustificare un ritardo così penalizzante per i lavoratori. Non possiamo accettare il mancato rispetto delle intese grazie alle quali sono stati già pagati gli scatti del 2010, né le inadempienze del Ministro rispetto agli impegni ripetutamente assunti”.

Assieme a Uil Scuola, Snals e la stessa Gilda, con cui nel luglio del 2010 era stato trovato un accordo (formalizzato alcuni mesi dopo) con l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per reperire i fondi utili a “coprire” gli scatti automatici con il 30% dei risparmi derivanti dai tagli (inizialmente destinati al merito), la Cisl ha inviato ai ministri dell'Istruzione e della Funzione pubblica la richiesta di attivare il tentativo di conciliazione, cioè l'atto preliminare a un'eventuale azione di lotta.

La mobilitazione dei lavoratori - continua Scrima - segue un percorso coerente e chiaro: abbiamo definito un'intesa, ci stiamo confrontando da mesi perché si continui ad attuarla, non possiamo accettare che venga disattesa. Chiediamo che ai vuoti annunci segua la concretezza dei fatti”.

Manca all’appello la Flc-Cgil. Che, però, non starà di certo a guardare. Anzi. Il sindacato di Pantaleo lo sciopero lo ha già indetto. Per la prossima settimana, venerdì 12 ottobre. E tra i motivi della protesta, oltre al rifiuto della spending review, i tagli alle risorse e il blocco del contratto, c’è proprio lo stop triennale degli aumenti in busta paga: “imancato ripristino degli scatti per l’anno 2011 - ha scritto la Flc-Cgil - oltre a creare disparità di trattamento in alcuni casi per 1 solo giorno (maturazione al 1° gennaio 2011 anziché al 31 dicembre 2010), fa sì che il personale che volontariamente o in modo coatto andrà in pensione dal 1° settembre 2012 perderà a vita un beneficio economico che aveva già maturato sia nel trattamento di pensione che in quello di fine servizio; per il personale in servizio il mancato riconoscimento giuridico dell’anno 2011 comporterà un differimento della progressione di carriera che impedirà a molti di maturare prima del pensionamento l’ultima posizione stipendiale”.

A non credere nello sciopero è invece l’Anief. Secondo cui “scioperare contro il blocco degli scatti di anzianità della scuola è inutile, perché la legge è già stata approvata dal 2010 ed ora il Governo non fa che applicarla. L’unica possibilità che ha il personale è il ricorso di massa al tribunale del Lavoro”. L’Anief, del resto, aveva detto sin da subito che gli scatti erano irrecuperabili e che l’unica strada percorribile era quella di impugnarla attraverso ricorsi nominali. “Per questo motivo - ha dichiarato il suo presidente, Marcello Pacifico – abbiamo chiesto al tribunale del Lavoro di rendere inapplicabile, per illegittimità costituzionale, l’art. 9, della legge 122/2010 (c. 23) che espressamente vieta per il triennio 2011-2013 la firma di un Contratto collettivo nazionale di lavoro e la progressione di carrieraviolando ben sei articoli della Costituzione”.

Come abbiamo sempre detto - ha continuato Pacifico - per la prima volta, il Parlamento italiano in un ‘colpo’ solo ha deciso che nel nostro Paese una categoria di lavoratori dovrà lavorare per tre anni senza poter veder riconosciuto il merito del lavoro svolto (scatti di anzianità di carriera), l’adeguamento dello stipendio all’aumento del costo della vita (v. inflazione), il riconoscimento del lavoro per la pensione (i maggiori contributi versati): in poche parole, si lavorerà senza alcun riconoscimento economico, e per di più, senza poter per tutta la vita recuperare il blocco previsto”.

L’Anief boccia quindi l’azione degli altri sindacati. “Ma perché solo due anni dopo ci si accorge di questa scelta scellerata e si decide di scioperare? La verità è che coloro che non vogliono soccombere - ha concluso Pacifico - ha una sola scelta: presentare ricorso in tribunale”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Sulla questione della diminuzione dei posti a concorso nelle regioni del sud, Pittoni non ha dubbi e sostiene che i calcoli vanno fatti non sui pensionamenti ma sui posti disponibili. "Ma il problema urgente - aggiunge il senatore leghista - è la riforma delle procedure per il reclutamento".

E’ guerra aperta fra Pittoni (Lega Nord) e Alessandra Siragusa (PD) sulla ripartizione regionale dei posti disponibili per il prossimo concorso.  Nei giorni scorsi la parlamentare del PD aveva depositato alla Camera il testo di un'interrogazione al Ministro Profumo per conoscere le ragioni di una improvvisa diminuzione di posti nelle regioni del Sud (e in Sicilia in particolar modo) a tutto vantaggio di alcune regioni del Nord (Lombardia e Piemonte soprattutto).  Diminuzione che aveva allarmato anche gli stessi sindacati. 

Adesso, a dare man forte a Siragusa c’è anche l’Anief che, per bocca del presidente Marcello Pacifico, sostiene che “il numero di cattedre attualmente vacanti e quelle che si liberanno nei prossimi due anni, per effetto dei pensionamenti, sono di gran lunga a favore delle regioni del Sud”.  L’Anief fornisce anche qualche numero: “In Sicilia - sostiene Pacifico - il numero di coloro che lasceranno il servizio tra il prossimo anno e il 2015 è in media di oltre 1.100 unità l’anno. Mentre al Nord i numeri sono decisamente più bassi: vale per tutti il caso della Lombardia, dove al termine di quest’anno saranno solo 678 i docenti ad andare in pensione, ancora meno (666) nel 2014, per poi salire nel 2015, ma comunque non oltre le 700 unità”. 

Di tutt’altro avviso è il senatore leghista Mario Pittoni che dichiara: “Mi pare evidente che, dopo l'incredibile sproporzione a favore del Sud da noi segnalata nella prima bozza di assegnazione dei posti del concorso insegnanti, i criteri - originariamente incentrati in via quasi esclusiva su supposti pensionamenti futuri - sono stati rivisti sulla più corretta base dei posti attualmente disponibili”. 

In una prima fase i posti disponibili in Sicilia erano poco meno di 1.600 ma nel bando si parla di circa 1.200 cattedre. Il “taglio” sarebbe servito ad incrementare i posti di 301 unità in Lombardia e di 172 in Piemonte. 

Pittoni non ha dubbi e spiega: “Ci mancherebbe che non si intervenisse su una situazione che, anche dopo l'aggiornamento, vede il Nord fortemente penalizzato nei numeri”. 
Ma il senatore leghista cambia anche gioco e parla del prossimo concorso annunciato dal Ministro per il 2013: “Forse sarebbe più utile ottenere qualche delucidazione sulle regole con cui si svolgerà concorso del 2013”. 

“Per intanto comunque - aggiunge Pittoni - siamo riusciti a limitare i danni, in quanto, in attesa della riforma del reclutamento, abbiamo ottenuto dal ministero la "compressione" del punteggio sui diplomi di laurea, riducendo la distanza tra chi possiede un voto basso e chi ha conseguito il massimo del punteggio. Il range tra valore massimo e minimo passa da 7,5 a 0,5 punti”. 

“E’ ovvio - conclude Pittoni - che questa non può essere la soluzione e proprio per questo rinnoviamo al Ministro l'appello a concentrare le forze su una riforma vera delle procedure di reclutamento dei docenti”. 

Fonte: Tecnica della Scuola

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti