Ragionare precariamente…mumble mumble…andiamo a cercare le tracce di quel motto che non c’era nel passato – mi sono detta stamattina appena alzata. Ero di buon umore e, cantando sotto la doccia questo motivetto, ho cominciato la solita giornata di questioni da pormi. Lo so, sono problematica, me lo dicono tutti. Per fortuna, però, essendo anche precaria, non lavoro, non lavorando, non faccio l’amore, non facendo l’amore, non metto al mondo dei figli e siamo al collasso demografico segnalato dall’Istat http://www.istat.it/dati/catalogo/20100518_00/9_lavoro.pdf e denunciato da The European Observatory on the Social Situation and Demography nel rapporto consultabile presso: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=en&catId=750.
In Italia per aumentare la popolazione, rimpinguare le classi e riuscire ad avere un posto nella scuola, abbiamo bisogno di aiuto! Migranti di tutto il mondo, uniamoci! Ormai all’estero ridono amabilmente pensando che tra vent’anni gli italiani non ci saranno più e che nessuno fa nulla per impedire che la crisi dell’individuo, della coppia e delle famiglie pesi sul sistema col decremento delle nascite.
Certamente, quando con questa canzone vinse il Festival di Sanremo del 1970, Celentano non pensava alla situazione attuale, anzi, il Molleggiato finì per passare per reazionario agli occhi dei sessantottini, quando, in piena stagione di scioperi all’indomani dell’autunno caldo, pose proprio in questi termini la questione dell’astensione dal lavoro. Citare i versi di quella che è passata alla storia come la canzone crumira sul sito nazionale di un sindacato potrebbe addirittura sembrare fuori luogo di questi tempi.
Il mese di Ottobre, infatti, sta assistendo a giornate di lotta molto intense anche in Italia. Unica nota di biasimo l’assenza, nei discorsi pronunciati da piazza San Giovanni, di ogni riferimento alle difficoltà delle giovani donne. Quotidianamente alle prese con il mercato del lavoro, si battono contro quell’ostilità che fa della condizione femminile una zavorra, escludendole dall’inizio o violandone il diritto dopo l’assunzione con ogni sorta di escamotage.
La regolamentazione della maternità disciplina situazioni a norma di legge. Ooopppsss, scusatemi, son scivolata su un’espressione demodé. Con a norma di legge mi riferivo, infatti, al periodo in cui non esisteva ancora la legge 30, che ha legalizzato l’illegalizzabile. Le lavoratrici a progetto, tuttavia, con il provvedimento del 12 luglio pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 ottobre del 2007 hanno ottenuto pari trattamento delle lavoratrici dipendenti quanto alle garanzie per la maternità, ma è pur vero che ostacoli di altra natura continuano a scoraggiare la fruizione dell’aspettativa prevista prima e dopo il parto: http://www.arealavoro.org/maternita-e-cocopro.htm.
Quanto a noi docenti, non dimentichiamo che Gelmini si chiama Maria Stella, non Mario Stello. Ha da poco avuto una figlia, Emma, e, dopo il parto, è rientrata al lavoro a tempo di record dopo aver brillantemente meritato la lettera della collega Rosa Linda Gianguzzi http://nalya.wordpress.com/2010/05/05/lettera-di-una-mamma-alla-gelmini/ contenente serie e rigorose osservazioni circa la definizione di ‘privilegio’ che il ministro ha attribuito alla misura dell’astensione obbligatoria post parto.
Per dare un contributo fattivo alle colleghe precarie, segnaliamo ai neogenitori che tutta la disciplina della maternità è contenuta all’art. 12 dell CCNL del personale docente e che, se le madri dispongono di astensione obbligatoria e facoltativa, ai padri è accordato un periodo non obbligatorio di paternità dopo la nascita del figlio. Si parla, infatti, di congedo parentale, anche se, come emerge nel Monitoraggio dell’applicazione della legge n. 53/2000 dal 2001 al 2004 di Francesca Gavio e Raffaele Lelleri sulla fruizione dei congedi parentali in Italia nella pubblica amministrazione, nel settore privato e nel terzo settore, non sempre se ne avvalgono. Solo il 25% dei papà vi ricorre considerando, quello sì, un privilegio, la possibilità di stare accanto ai loro neonati:http://www.osservatorionazionalefamiglie.it/images/documenti/ricerche/gavio_lelleri_corretto.pdf e riducendo le problematiche che affliggono le partner nelle loro complicate relazioni professionali.
Nonostante come insegnanti della Repubblica ricadiamo per lo più sotto il regime della contrattazione nazionale in uso nella scuola statale, ci sta a cuore il precariato anche di altri settori e di altre categorie professionali: dai colleghi che lavorano nelle scuole private a tutte quelle persone che per mettere insieme mille euro al mese passano intere giornate dividendosi fra tre quattro luoghi di lavoro e sottraendo tempo alla socialità e alla sfera privata http://malgretout.collectifs.net/spip.php?article87. Pensando a loro possiamo unirci al coro doccesco mattutino di quanti canticchiano Chi non lavora/non fa l’amore/chi lavora troppo/si dà all’astensione. Solo che per l’astensione, ci piace indicare e consigliare luoghi diversi dalla camera da letto, ecco, detto tra noi.
Valorizzare lo strumento dello sciopero ci sembra oggi più che opportuno, pur comprendendo le difficoltà di una realtà lavorativa in cui i sindacati tradizionali latitano lasciando privi di protezione proprio coloro che ne avrebbero maggiore bisogno.
Pensate che lo stress e la frustrazione da eccesso di prestazioni e scarsità di remunerazioni sta provocando astensioni dal letto pure in Cina. Ecco come si avviCINAno Oriente e Occidente. E poi dicono che non vogliamo integrarci…
Last but not least, ricordiamo i precari della ricerca, vittime del saccheggio dei fondi che finiscono dall’Università alla Difesa, proprio mentre Science for Peace avanza una proposta per il disarmo e per il recupero di quatto miliardi da investire in occupazione, ricerca e istruzione:
Allora, in un mondo dove una donna su due non ha lavoro http://www.repubblica.it/economia/2010/10/01/news/disoccupazione_stabile-7609027/index.html?ref=search, le misure a sostegno della famiglia sono ridicole, dove mancano gli asili nido e dove bisogna urgentemente raccogliere le firme per bloccare la legge Tarzia http://www.petizionionline.it/petizione/contro-la-legge-tarzia-polverini-e-altri-per-salvare-i-consultori-della-regione-lazio/2030, in un mondo dove chi non lavora non fa l’amore e chi lavora troppo nemmeno e dove Celentano ha dato il consenso alla versione che Piotta ha riproposto della sua canzone durante un Primo Maggio di qualche anno fa http://www.youtube.com/watch?v=A3EP9dedwm0, è possibile che resti ancora qualcosa da fare? La risposta è: “Sì, e molto” ed è la risposta di molti, di tutti i colleghi docenti ed Ata che si stanno avvicinando alla nostra organizzazione per realizzare un’esigenza di concretezza che li spinge a un’azione sociale, che li convince ad aderire e a partecipare in massa alla grande manifestazione del 3 Novembre a Montecitorio, perché per le donne, per gli uomini, per le famiglie comunque fondate, pensare precariamente sia unanimemente l’obiettivo da sconfiggere.
Antonietta De Luca
24/10/2010
APPROFONDIMENTI
CCNL PERSONALE DOCENTE 2006-2009
http://www.edscuola.it/archivio/norme/varie/ccnl_0609.pdf
Tasso di disoccupazione in calo. Una donna su due non ha lavoro
http://www.repubblica.it/economia/2010/10/01/news/disoccupazione_stabile-7609027/
Women in Trade Unions in Europe: bridging the gaps
http://www.osservatorionazionalefamiglie.it/images/notizie_europa/women_in_trade_union.pdf
La fruizione dei congedi parentali in Italia nella pubblica amministrazione, nel settore privato e nel terzo settore. Monitoraggio dell’applicazione della legge n. 53/2000 dal 2001 al 2004
di Francesca Gavio e Raffaele Lelleri
http://www.osservatorionazionalefamiglie.it/images/documenti/ricerche/gavio_lelleri_corretto.pdf
Rapporto Evoluzione della Famiglia in Europa
Osservatorio nazionale sulla famiglia
Le politiche e gli strumenti di conciliazione dei tempi. Esperienze e modelli organizzativi nel settore pubblico, privato e privato sociale
di Riccardo Prandini e Nadia Tarroni
http://www.osservatorionazionalefamiglie.it/images/documenti/ricerche/prandini_tarroni.pdf
Legge Tarzia: un provvedimento che trasforma in tribunali morali i consultori per le famiglie che hanno scelto di fondare la propria unione su legami diversi da quello del matrimonio
http://www.lucacoscioni.it/rassegnastampa/la-legge-tarzia-banco-di-prova-la-controriforma-nazionale
Anche tu da queste parti? Sono almeno dieci click che ti osservo, sai?
Scommetto che apparteniamo allo stesso popolo.
Lasciami indovinare…anche tu vai in crisi quando ti chiedono: “Dove abiti?”, ti imbarazzano domande come: “Da dove vieni?”, “Dove vai?”, “Quanto tempo rimani?”? Allora sei dei nostri. Se poi cominci addirittura a balbettare quando qualcuno vuole sapere dove lavori, be’, collega, sai cosa c’è? Sei proprio al posto giusto qui ed ora, almeno su questa pagina e l’inchiostro seminato dall’aratro digitale della mia tastiera è proprio per te.
E non credere che ti farò perder tempo con vaniloqui privi di senso. Sto già lavorando al Vademecum per lo Zingaro del Terzo Millennio. Tu sì che li avrai capiti, quei discorsi sull’identità itinerante dell’uomo post-moderno. Tu sei la donna o l’uomo postmoderno, colei o colui che dopo non sa cosa farà e forse neppure chi sarà. Quest’ultimo punto, per fortuna, ci accomuna alla storia generale degli esseri umani, sempre in continua trasformazione. Non dico evoluzione, scusami, ma non è perché ce l’ho con Darwin, la verità è che non uso quel lemma nel periodo dell’anno scolastico che segue le convocazioni. Non mi viene, non è colpa mia.
Quando non sai dove pagare le bollette, quando la domiciliazione delle utenze ti viene negata o ti vedi rifiutato il mutuo dalla tua banca, nell’eventualità in cui non ti sia intestato il contratto di affitto, perché ogni due mesi al massimo cambi tetto, noi saremo qui e ci batteremo. Sì, saremo al tuo fianco persino contro di lui: l’ostile concessionario che non ti accredita presso la finanziaria per rateizzare il pagamento della nuova utilitaria senza la quale non potresti mai raggiungere quelle fantastiche scuole concepite da Gentile per emarginare gli studenti delle famiglie meno abbienti relegandone gli edifici sul picco di una montagna o nell’ultima periferia degradata delle metropoli, mentre i liceali si recano griffati e controgriffati nei Corsi della Repubblica e nelle Via Roma delle città di Italia. Tu sei il Prof. che può arrivare ovunque e sempre, anche e soprattutto contemporaneamente.
Certo, se poi ti capita un incidente mentre corri tra una scuola e l’altra perché nessuno ti ha aiutato a comporre i tuoi spezzoni orario in modo tale da non rischiare la vita sulle strade tutti i giorni, i danni, in vero, non possiamo risarcirli: non siamo una compagnia di assicurazioni, per carità, ma siamo quelli che a tutto questo dicono: “No” e che, soprattutto, si impegnano quotidianamente per conferire massima concretezza alla lotta contro il tempo determinato. Siamo stanchi di vedere che sia qualcun altro a determinare il nostro tempo, a decidere quando e dove e a quali condizioni dobbiamo vivere, lavorare, amare. Siamo stanchi soprattutto perché, come docenti, abbiamo mille strumenti per esercitare ogni titolarità di scelta sulle nostre vite e milioni di potenzialità per incidere sulla nostra professione. Non ci resta che organizzarci, sederci intorno a un tavolo, elaborare proposte, proporre prospettive e portare avanti azioni volte a migliorare la qualità della scuola insieme alla qualità della vita di chi la vive come membro della stessa comunità. Possiamo farlo insieme, come vuole ogni buon processo democratico: nella partecipazione, nella condivisione e nella pratica della cittadinanza attiva.
La campagna contro la precarietà nella scuola lanciata all’inizio dell’anno scolastico testimonia questo impegno e la notizia di questi giorni sul pronunciamento della sentenza del giudice del lavoro di Siena in favore del riconoscimento alla stabilizzazione dei supplenti così come disposto dall’UE e recepito dall’ordinamento italiano segna un successo senza precedenti nella storia della battaglia contro il vivere e il pensare precariamente. Sì, perché ormai è diventata una condizione mentale oltre che un habitus che priva le generazioni del loro diritto al sogno, dell’aspirazione a realizzare una progettualità che resta ormai solo uno slogan da campagna elettorale. Fa il paio con questa la sentenza del giudice del lavoro di Brescia che dichiara illegittimi i contratti al 30 giugno sui posti vacanti e disponibili segnalando un abuso da parte dell’amministrazione nell’esercizio di una pratica tesa solo al risparmio a scapito dei diritti dei lavoratori e attribuendo al collega ricorrente un risarcimento di tredicimila euro di danni.
E mentre la disoccupazione durante la crisi economica ha raggiunto picchi inaccettabili sia nel settore pubblico che nel settore privato, l’Anief si occupa di perorare la causa del precariato della ricerca in VII Commissione con le richieste avanzate nella memoria che, sola tra quelle presentate durante l’audizione dello scorso 28 settembre, conserva e segue le tracce di quanti hanno investito anni e anni di studi canalizzando le proprie energie in un percorso che vede allungarsi sempre di più l’anticamera dell’accesso alla docenza universitaria:
Allora, in un mondo dove si stagna tra graduatorie ed elenchi prioritari, dove chi ha la fortuna di aver cominciato l’anno in cattedra, ha perso in media da una a tre settimane di stipendio, oltre a ricordarsi di recuperarle chiedendo il sussidio di disoccupazione entro la fine di marzo, è possibile che resti ancora qualcosa da fare? La risposta è: “Sì, e molto”. Rimbocchiamoci le maniche, dunque, e andiamo a visitare le sedi territoriali aperte ormai in tutta Italia per diventare collaboratori attivi e protagonisti veri della nostra vita professionale, perché ragionare precariamente diventi presto un motto del passato.
Antonietta De Luca
08/10/2010
PRECARIAMENTE A cura di Antonietta De Luca
Anche tu da queste parti? Sono almeno dieci click che ti osservo, sai? Scommetto che apparteniamo allo stesso popolo. Lasciami indovinare…anche tu vai in crisi quando ti chiedono: “Dove abiti?”, ti imbarazzano domande come: “Da dove vieni?”, “Dove vai?”, “Quanto tempo rimani?”? Allora sei dei nostri. Se poi cominci addirittura a balbettare quando qualcuno vuole sapere dove lavori, be’, collega, sai cosa c’è? Sei proprio al posto giusto qui ed ora, almeno su questa pagina e l’inchiostro seminato dall’aratro digitale della mia tastiera è proprio per te. |
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