Giannini ha detto che i 44.892 docenti rimasti nelle GaE, nel corso del triennio potranno usufruire del 50% delle assunzioni e verranno assorbiti “fino al loro completo esaurimento”. Replica del sindacato: mancano all’appello circa 10mila unità, perché probabilmente il Miur si è dimenticato che tra gli immessi in ruolo vi sono anche gli idonei degli ultimi concorsi a cattedre. Sembra che pur di dimostrare l’impossibile sparizione della supplentite, il ministro, il governo e l’amministrazione scolastica stiano facendo dei grandi sforzi dialettici. Con dei risultati che però molto difficilmente potranno essere colti.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): le graduatorie ad esaurimento si compongono per oltre la metà da personale docente della scuola dell’infanzia e della primaria. Ma se non arriverà in porto, e pure in tempi brevi, la riforma del settore 0-6 anni, questi docenti, in particolare i maestri della materna, non avranno nessuno sbocco dove poter accedere al ruolo. Far passare il messaggio che possano scomparire in breve tempo, quasi che fossero vittime di un’epidemia, rappresenta un tentativo davvero poco felice.
C’è più di qualcosa che non convince sui numeri delle assunzioni nella scuola, forniti ieri dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, nel corso della sua audizione alla Commissione Istruzione alla Camera: dal resoconto del ministro, riportato dalla stampa specialistica, risulta che le “effettive assunzioni nell'a.s. 2015/16” sono state di “86.076 docenti, numero storico”. Per Giannini si tratterebbe di “un dato importante: prima dell'avvio del piano, i docenti nelle GaE erano 134.393, a conclusione, abbiamo ridotto di due terzi questo fenomeno, oggi 44.892 iscritti nelle GaE che nel corso del triennio, potranno usufruire del 50% delle assunzioni”.
Premesso che le immissioni in ruolo per metà da concorso pubblico e per metà da graduatorie ad esaurimento, dove sono collocati docenti abilitati e già selezionati, non è una concessione di questo governo ma la naturale attuazione della legge vigente che regola il reclutamento, dalla differenza degli iscritti nelle GaE precedentemente alla Buona Scuole e dopo le 86mila assunzioni effettuate, mancherebbero infatti all’appello circa 10mila unità: nel computo del titolare dell’Istruzione non sono stati considerati, ad esempio, gli stabilizzati attraverso le graduatorie di merito, assunti perché idonei dei concorsi a cattedre ed immessi in ruolo anche attraverso il piano straordinario di immissioni in ruolo della Buona Scuola.
“Abbiamo l’impressione che pur di dimostrare l’impossibile sparizione del precariato e della supplentite – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal –, il ministro, il governo e l’amministrazione scolastica stiano facendo dei grandi sforzi dialettici. Ma con risultati scadenti. Perché chi conosce la scuola, pur con le sue complicate regole, sa bene come stanno le cose: ancora oggi gli iscritti nelle GaE rimangono tantissimi e far passare il messaggio che possano scomparire in breve tempo, quasi che fossero vittime di un’epidemia, rappresenta un tentativo davvero poco felice”.
Affermare, come ha sempre fatto ieri il ministro, che “i circa 45.000 docenti ancora inseriti nelle GaE per non aver presentato domanda di assunzione nel piano assunzionale straordinario 2015”, verranno comunque assunti “al 50% anche da tali graduatorie, fino al loro completo esaurimento”, costituisce una bella responsabilità. Della quale, ad oggi, non vi è però alcuna certezza.
“Le graduatorie ad esaurimento – spiega il presidente Anief – si compongono per oltre la loro metà da personale docente della scuola dell’infanzia e della primaria. Ma se non arriverà in porto, e pure in tempi brevi, la riforma del settore 0-6 anni, questi docenti, in particolare i maestri della materna, non avranno nessuno sbocco dove poter accedere al ruolo. Semplicemente perché gli organici rimarranno fermi agli attuali. I quali, come accaduto con il potenziamento degli istituti, la fase C delle assunzioni della Legge 107/15, e anche con il prossimo concorso a cattedre, non saranno presi in considerazione, oppure, in modo solo marginale, visto che sono stati previsti appena 5mila posti dell’infanzia su 63mila totali. Per questo, promettere ai precari che verranno assunti, senza aver alcuna garanzia di poterlo fare, rappresenta – conclude Pacifico – solo uno spot privo di sostanza”.
Per approfondimenti:
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