Se non si assicura quanto stabilito e finanziato dal Parlamento, su indicazione dell’Unione europea per dire basta all’abuso di precariato, il giovane sindacato è pronto a citare la Presidenza del Consiglio dei ministri al tribunale civile di Roma. Sarà la più grande class action nei confronti dello Stato italiano.
Marcello Pacifico (presidente Anief): chiederemo come risarcimento l’assunzione d’ufficio oppure 50mila euro a precario, sono già in 6 mila quelli pronti a ricorrere con noi in poche ore.
Il Governo emani in fretta il decreto legge per autorizzare le 150mila assunzioni nella scuola previste e già finanziato da sei mesi. A lanciare l’appello all’Esecutivo è il sindacato Anief. Che precisa: in caso contrario, se il Governo intende far saltare il piano straordinario di stabilizzazioni dei precari, citeremo la Presidenza del Consiglio per risarcimenti milionari al tribunale civile di Roma.
“Siamo pronti a offrire patrocinio gratuito per tutti i precari traditi dal Governo”, annuncia con fermezza il presidente Anief, Marcello Pacifico, mentre si reca alle nuove manifestazioni organizzate oggi dal personale della scuola nei pressi di Palazzo Madama, dove il disegno di legge sta vivendo momenti di stallo a seguito della possente protesta trasversale condotta negli ultimi mesi contro la sua approvazione.
“Siamo di certo soddisfatti di questo stop alla riforma. Ma non altrettanto del blocco delle assunzioni programmate. In questo modo – continua il sindacalista - ci si prende beffa del Parlamento e della Commissione europea. Lo avevamo detto chiaramente il 7 aprile scorso, in audizione presso la Camera dei Deputati, davanti alle commissioni Cultura e Istruzione rispettivamente di Camera e Senato. Sono trascorsi due mesi, durante i quali abbiamo vissuto scioperi ad oltranza, con adesioni mai raggiunte, e miriadi di manifestazioni anti-riforma. Ora, però, ci si accorge che potrebbe saltare tutto. È una situazione davvero intollerabile”.
“Ancora di più – dice Pacifico - perché dal 23 dicembre 2014, una legge dello Stato autorizza l’assunzione di 150mila precari della scuola inseriti nelle Graduatoria ad esaurimento e nelle Graduatorie di merito. E lo stesso Governo italiano aveva informato la Commissione Europea di stare per approvare un piano straordinario di assunzione dei precari per rispondere alle procedure d’infrazione in corso, aggravate dalla sentenza Mascolo della Corte di giustizia europea del 26 novembre scorso”.
Lo stesso organico funzionale è stato autorizzato da un’altra legge dello Stato, approvata sotto il Governo Monti. E quindi, poiché è stata approvata l’autorizzazione finanziaria per 150mila assunzioni, dato che vi sono 50mila posti liberi certificati, basterebbe un rapido censimento sui reali cattedre scoperte, rispetto ai 100mila contratti attuali in scadenza al 30 giugno - a cui aggiungere l’assegnazione di altri 50mila posti in organico funzionale alle scuole, in base allo scorrimento delle graduatorie -, per approvare un semplice decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E cominciare a fare quello che ci dice l’Europa e lo stesso Parlamento italiano.
“Invece no, si procede con ricatti inaccettabili: o passa la riforma così come è oppure non assumiamo nessuno. Anief a questo gioco non ci sta ed è pronta a citare la Presidenza del Consiglio dei ministri presso il tribunale civile di Roma, per quella che si preannuncia, numeri alla mano, come la più grande class action nei confronti dello Stato italiano. Chiederemo – conclude il leader dell’Anief - come risarcimento l’assunzione oppure 50mila euro a precario: sono già in 6 mila quelli pronti a ricorrere con noi in poche ore. Siamo solo all’inizio”.
Come indicato ai precari della scuola, immediatamente dopo aver appreso del rinvio almeno di un anno del piano di assunzioni previsto dal Governo, Anief farà pervenire entro pochi giorni il modello di diffida da inviare. Perché il Palamento, attraverso la Legge di Stabilità, ha programmato l’assunzione di 150mila precari, poi se ne sono persi per strada un terzo. Ora non se ne vuole fare nessuna: la misura è colma.
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