Aver decretato precario anche il personale di ruolo, destinato a perdere la titolarità su scuola per assumere lo status di insegnante “transumante”, costretto ogni tre anni a rifare le valigie, è stato un grave errore; risulta, inoltre, un'operazione vacua e inutile lasciare che sia il dirigente a selezionare il personale scolastico. Le graduatorie, infatti, non si formano mai a caso ma sulla base del computo di titoli, corsi di formazione e aggiornamento, progetti, abilitazioni, specializzazioni e servizio svolto.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): la verità è che sono le liste di attesa con i punteggi, nel 99 per cento dei casi, a portare dietro la cattedra il personale docente più meritevole. La chiamata diretta si è rivelata, invece, uno strumento di reclutamento non richiesto, poco utilizzato e non affine alle necessità legate all’autonomia scolastica, rivelatosi altresì focolaio di tensioni sindacali ed emotive. Occorre, poi, attuare una riforma della normativa di settore sulla mobilità scolastica, a partire dall'abolizione del vincolo di permanenza per un triennio nella provincia di immissione in ruolo: si tratta di provvedimenti urgenti che non possono attendere.
Riprende oggi, a Viale Trastevere, il confronto tra il nuovo Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, e i sindacati rappresentativi: al Miur, si comincerà ad entrare nel vivo delle questioni. A partire dalla mobilità del personale, per la quale sarebbe importante giungere alla stipula di un contratto nazionale annuale: un tema che, con l’approvazione della Legge 107/15, si è spostato al centro dell’attenzione pubblica e di comparto. A tenere banco, da mesi, sono infatti le più che discutibili e discriminatorie modalità di assegnazione dei docenti agli ambiti territoriali e di gestione della chiamata diretta, come previsto dai commi 70 e 80 della “Buona Scuola”.
Dopo aver decretato precario anche il personale di ruolo, progressivamente destinato a perdere la titolarità su scuola per assumere lo status di insegnante “transumante”, costretto ogni tre anni a rifare le valigie, ha destato scalpore la “chiamata diretta” così come introdotta dalla Legge 107/2015: il piano di assunzioni straordinario ha, infatti, immesso in ruolo personale non sempre richiesto dalle scuole, con la mobilità a domanda e d’ufficio effettuata per ambiti territoriali e all’obbligo di pubblicazione del bando non ha fatto seguito nessun obbligo di assunzione. Pertanto, la chiamata diretta si è rivelato uno strumento non richiesto a priori, non utilizzato al presente e poco utilizzabile in futuro per mancanza delle professionalità richieste.
Anief ritiene, quindi, importante tornare alla precedente modalità regolamentare gestita attraverso criteri oggettivi quale il possesso di titoli culturali e di servizio: le graduatorie, siano esse di docenti di ruolo o di docenti precari, non si formano, infatti, mai a caso ma sulla base del computo di titoli, corsi di formazione e aggiornamento, progetti, abilitazioni, specializzazioni e servizio svolto. Tentare di “scardinare” questo sistema equo e controllabile, cui tutti vogliono tornare, a partire dagli stessi insegnanti, per imporne un altro a dir poco discutibile, antidemocratico e anticostituzionale, è stato un gravissimo errore che un sindacato che si vuole porre a tutela dei diritti dei lavoratori della scuola non può accettare. Migliaia di docenti, inoltre, verranno sottoposti al giudizio di Dirigenti scolastici spesso non in grado di comprenderne appieno le capacità e le competenze dalla presentazione di un mero curriculum. Lasciare che sia il dirigente, dunque, a selezionare il personale scolastico, risulta un'operazione vacua e inutile se non determinata dal preciso scopo di minare la libertà di insegnamento costituzionalmente garantito e mortificare la professionalità dei docenti.
“Si tratta di motivi più che validi per chiedere la soppressione della selezione decisa dai Dirigenti scolastici – afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – e per tornare il prima possibile alle graduatorie che, formandosi attraverso titoli conseguiti e servizi svolti, alla fine vanno per forza di cose, nel 99 per cento dei casi, a portare dietro la cattedra il personale docente più meritevole. La chiamata diretta si è rivelata, invece, nell’anno passato, uno strumento di reclutamento non richiesto, poco utilizzato e poco affine alle necessità legate all’autonomia scolastica, rivelatosi altresì focolaio di tensioni sindacali ed emotive”.
Tre le richieste del sindacato, sempre in tema di mobilità del personale scolastico, vi è poi quella di abolire il vincolo di permanenza per un triennio nella provincia di immissione in ruolo, unitamente a qualsiasi vincolo che riduca e mortifichi il diritto costituzionalmente garantito del lavoratore alla libera circolazione sull'intero territorio nazionale. Il sindacato richiede, inoltre, di riconoscere da subito e integralmente il servizio pre-ruolo (non solo i primi 4 anni), sia ai fini della carriera sia per la mobilità professionale, cancellando così una volta per tutte, la cosiddetta “temporizzazione” della carriera”: tale riconoscimento integrale dovrebbe, poi, essere esteso all’eventuale servizio svolto nelle scuole paritarie. Urge, infine, la presa d'atto, in seno all’amministrazione scolastica, della necessità di un'armonizzazione della normativa di settore volta al riconoscimento dell'utilità del servizio svolto durante il periodo di precariato ai fini del raggiungimento del quinquennio di permanenza su posti di sostegno.
“Al Miur devono comprendere che il servizio svolto con contratti di lavoro a tempo determinato ha la stessa valenza di quello svolto da chi è di ruolo. Questo vale – continua Pacifico - sia ai fini della carriera, sia ai fini del riconoscimento dell'anzianità di servizio anche durante il periodo di precariato, sia ai fini dei diritti, contrattualmente regolati, alla fruizione di ferie, permessi retribuiti e qualsiasi altro diritto riconosciuto al personale di ruolo e non attribuito ai lavoratori per il solo fatto di svolgere o avere svolto la propria attività con contratti a tempo determinato”.
“Occorre, poi, attuare una riforma della normativa di settore sulla mobilità scolastica, a partire dall'abolizione del vincolo di permanenza per un triennio nella provincia di immissione in ruolo. Si tratta di provvedimenti urgenti che non possono attendere: la mobilità professionale non è, infatti, un problema a patto che – conclude il sindacalista Anief-Cisal - si consenta la libera circolazione sul territorio e si garantisca sempre il ricongiungimento, qualora vi fossero le condizioni, alla propria famiglia”.
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